La guerra di Ernst Jünger contro il Nichilismo

 

La guerra di Ernst Jünger contro il Nichilismo

Ernst Jünger è certamente noto come combattente nella Prima guerra mondiale, ma forse meno nota è la lunga e personale guerra che ingaggiò contro il nichilismo, guerra che è di molto precedente lo scritto dedicato a Heidegger nel 1949.

Il tema del nichilismo, infatti, costituisce il Leitmotiv di tutta l’opera jüngeriana a partire dagli esordi, cioè da quelle opere sulla guerra che meno sembrano coinvolgere il nichilismo nella loro lucida disamina dell’esperienza della guerra come processo di formazione interiore. E tuttavia è proprio l’evocazione della vita fino alle sue estreme risorse che sollecita lo scrittore tedesco ad affrontare, attraverso la guerra, il tema della dis-umanizzazione dell’uomo: ovvero il nichilismo.

La guerra dei materiali, infatti, toglie alla guerra ogni epos, richiedendo ordine e disciplina e conducendo di conseguenza l’uomo verso una tipizzazione meccanica e il nemico verso l’assenza, la scomparsa dall’orizzonte dell’umano. Il nemico diventa un volto sconosciuto; diventa un niente e la stessa morte diviene un niente. L’uomo che diventa soldato soggiace allo strapotere delle macchine; diviene una variabile quantitativa della guerra. Come la macchina, anche l’uomo può essere sostituito, quando muore, da un altro predisposto a svolgere la sua stessa mansione; per questo l’eroe della nuova guerra è il Milite Ignoto. L’Operaio è appunto il soldato perennemente mobilitato dalla tecnica; e tuttavia la guerra, inserendo nella vita il suo carattere elementare – il dolore e la morte anzitutto – distrugge la decadenza borghese che aveva preteso di espungere dalla vita l’elementare in nome della sicurezza. L’Operaio è il vincitore del borghese nichilista che ancora pensa per valori: non c’è più margine per un pensare valoriale nel mondo reso omogeneo dal dominio della tecnica, dove il criterio fondante e discriminante è la funzionalità.

Il lato distruttivo della tecnica viene utilizzato dall’Operaio contro il nichilismo borghese per riaffermare la vita nella sua pienezza, nella sua elementarità. Non si cercano valori superiori a quelli borghesi, poiché l’unico modo di superare il nichilismo e la decadenza è quello di rifiutare il vivere e pensare secondo valori, realizzando un mondo di rigida funzionalità.

Tuttavia, Jünger sarà costretto a riconoscere che proprio il compimento della tecnica corrisponde al compimento del nichilismo perché essa non conduce oltre il dinamismo da moto perpetuo delle macchine – come aveva sperato nel 1932, vaticinando un’epoca posteriore di stabilità – che è piuttosto connaturato al mondo della tecnica.

Torna in alto