“Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso” (Genesi 5, 24). Nome omen, nel nome forse il presagio d’una fede granitica colla quale ci s’inerpica sul sentiero stretto, impervio senza esitazione, neppure se per essa si conoscono ceppi e bocca di lupo di prigione, è cronaca, già resettata, dell’arresto, in Irlanda, del docente cristiano evangelico Enoch Burke, reo di aperto dissenso con la Dirigenza della propria scuola e d’ oltraggio all’Alta Corte d’Irlanda.
I fatti sul Daily Mail 6 settembre: “ Enoch Burke è stato arrestato ieri mattina per aver violato un ordine del tribunale di non insegnare nella sua scuola di Westmeath, o di essere fisicamente presente lì. Si era rifiutato di rivolgersi a uno studente in transizione chiamandolo “loro” piuttosto che “lui”, come richiesto dallo studente e dai suoi genitori a maggio, e accettato dalla scuola della Chiesa d’Irlanda.”
E’ lì, in un pronome, he, anziché il richiesto they, la vexata quaestio tra insegnante e direzione della Wilson’s Hospital School che l’aveva sospeso dal servizio con divieto d’accesso ai locali dell’Istituto fino a provvedimento disciplinare, per cattiva condotta, da deliberare in seduta consiliare del 14 settembre. Contravvenendo al disposto amministrativo the teacher Burke ha continuato ogni giorno a entrare a scuola, talchè il Collegio diocesano della Chiesa d’Irlanda s’è rivolto alla giustizia ottenendo l’ingiunzione al prof. di divieto d’ingresso agli ambienti scolastici. Ma Mr. Burke l’ha disattesa, così è stato arrestato, portato davanti al giudice Michael Quinn dell’Alta Corte d’Irlanda che ha emesso la sentenza di carcerazione e al quale Enoch ha dichiarato: “È una follia che sarò condotto da quest’aula a un luogo di incarcerazione, ma non rinuncerò alle mie convinzioni cristiane” e in particolare sul transgenderismo ha detto: “ è contro la mia fede cristiana”.
L’hanno prelevato da un’aula vuota, non c’erano studenti ad ascoltare le sue lezioni di storia, di tedesco o di politica, era solo, senza quell’attimo fuggente del leggendario prof. Keating espulso dal College e a cui gli allievi, nel commiato, recitano in piedi sui banchi O capitano, mio capitano di Walt Whitman, ma di lui Enoch incarna lo spirito ribelle nel rifiutare la camicia di forza del mainstream corrente, quella toga arcobaleno del relativismo spintosi a resettare i generi in nome de l’inclusività, nuova gabbia del libero pensiero e della sua libera manifestazione.
Così mi torna alla mente l’art. 4 dell’accantonato nostrano ddl Zan: “i fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”
Anche un pronome allora può diventare facilmente atto discriminatorio e di violenza nei confronti “dell’identità di genere percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione” è appunto il caso che ha coinvolto Enoch Burke.
Per mascherare poi la pillola amara d’ un prof in carcere per un they, il Daily Mail ha dato seguito a uno screening sulla famiglia Burke, cristiana evangelica, contraria, udite, udite, all’aborto, ai matrimoni gay contro i quali ha avuto l’ardire di manifestare pubblicamente, se ne deduce ch’è una famiglia gotica, da Medioevo, refrattaria ad assorbire cultura e linguaggio fluido odierni, per cosa poi? Per un credo religioso, ma suvvia! Però a noi piace questo romantico Don Chisciotte sulla predella, solo contro i mulini cangianti il verso delle pale secondo il vento, il piccolo Enoch cammina con Dio, non ci credete? Chi se ne frega, a noi calza il suo sentiero stretto e aspro del dissenso, meglio essere “esclusi” da questa libertà di non opporsi.
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