La mancanza di una cultura decisionale

    

La mancanza di una cultura decisionale

Il problema di fondo, in Italia, è l’assenza di una cultura della decisione, crocevia fondamentale per ogni progetto di sviluppo e di compimento di ogni tipo di processo. Un esempio ci è stato dato dalla recente vicenda legata alla pandemia da Coronavirus. Il governo non ha saputo far altro che decidere la clausura per tutto il Paese, ovvero ha preso una non decisione. Chiudere tutto, senza nemmeno il confronto del parere del Comitato tecnico-scientifico, come la desecretazione dei verbali ha dimostrato, era un modo per liberarsi dalle responsabilità e chiudere sé stessi in una, apparentemente, tranquilla situazione dove nessuno poteva fare nulla, tranne quello che di volta in volta veniva “concesso”.

Le stesse, rare, decisioni sono poi sempre prese al ribasso: per calcoli clientelari o per la ricerca della massima condivisione, al di là dell’utilità e soprattutto delle conseguenze nel futuro. Una cultura decisionale è infatti essenzialmente pro-getto nel senso in cui lo intendeva Heidegger, ovvero un gettarsi nel futuro in considerazione di una visione collettiva della società. Il contrario quindi delle scelte populistiche sul modello, per dirla chiaramente, del reddito di cittadinanza, che non è altro che un disincentivo al lavoro e quindi un invito alla passività e alla ritirata dalla vita sociale. Ovviamente, non si poteva non essere d’accordo con l’abolizione della povertà, condita dalla ridicola sceneggiata del balcone a cinquestelle; e se le scelte sono condivise da tutti non solo non si avrà nessun problema, ma si potrà godere di un ampio riconoscimento che si tradurrà nei voti necessari alle sempre impellenti votazioni.

È lo stesso sistema rappresentativo a elidere la cultura decisionale: tra elezioni politiche e amministrative, la ricerca del consenso è continua, in una campagna elettorale che non conosce praticamente soluzione di continuità. La ricerca del consenso, antitetica alla cultura della decisione, spinge a scelte generaliste, minimaliste, in quanto, più la scelta è coraggiosa e più si allargherà inevitabilmente lo spettro dei potenziali scontenti. Il problema della società italiana è che la mancanza di una cultura della decisione dalla dimensione politica si riverbera su quella sociale: nessuno si assume più la responsabilità del proprio compito e non è possibile compiere il proprio dovere senza assunzione di responsabilità. Così, si assiste allo strano fenomeno della moltiplicazione di “eroi” nella società italiana: eroi i vigili del fuoco, eroi i magistrati, eroi i medici e gli infermieri. Eroici perché fanno appunto i vigili del fuoco, i magistrati e i medici ed è difficile pensare di fare i vigili del fuoco senza affrontare situazioni pericolose, il magistrato senza imbattersi in indagini pericolose e i medici senza avere a che fare con le malattie. Anche la scuola subisce e contribuisce a questo processo di deresponsabilizzazione, figlio della mancanza di una cultura decisionale.

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