La questione morale

 

La questione morale

Esiste una questione morale? In cosa consiste concretamente? E’ possibile tornare ad una società corretta, pulita ma progredita?

 La questione morale esiste ed è di portata ben più ampia di quanto si possa immaginare. Infatti i vari arresti per corruzione e concussione che si verificano ormai quotidianamente sono solo la punta di un iceberg le cui esatte dimensioni sono ancora da valutare.

 Non si può dimenticare che ormai i capisaldi del vivere civile vengono messi in discussione in nome del dio denaro e del profitto. D’altra parte la società tutta ha invertito i valori: oggi non conta essere onesti, corretti, leali, è importante solo avere tanti soldi a prescindere da come si sono realizzati.

 Il metro di misura delle differenze tra gli uomini non è certo il valore, la capacità, la professionalità, ma soltanto il censo, la ricchezza. Su questi esempi costruiamo la nuova classe dirigente della società del futuro, dove contano di più l’attricetta dal seno prorompente e dal letto facile, lo studente di scarsa cultura ma capace di “slinguazzare”, il professionista traffichino che consenta facili e rapidi guadagni, i compagni di merende, le brigate truffaldine.

 Cosa ci aspettiamo dalla classe politica che vive e sguazza in questo clima? Non è più solo una questione di casta, anche perché le caste sono più di una e tutte ugualmente corrotte ed arroganti, è un diffuso “modus vivendi” che genera un sottile malessere in tutti , ma soprattutto nei giovani, che privi di riferimenti seri si rivolgono a ciò che offre il mercato o meglio la televisione: calciatori e letterine.

 Tutto questo è il frutto principale del liberismo e della liberal-democrazia, l’ultimo mostro ereditato dal secolo passato e che tende a trasformarsi come unica regola per le società contemporanee: denaro, profitto e leggi di mercato, come unici parametri per regolamentare i rapporti tra gli uomini e le comunità.

 A tutto questo si può rispondere solo con un’autentica rivoluzione culturale che ristabilisca l’esatto rapporto tra politica ed economia, tra uomo e denaro, tra valori e principi, tra stato sociale e potere, tra nazione ed internazionalismo, tra identità e mondialismo, tra lavoro e capitale, tra pari opportunità ed uguaglianza, tra partecipazione e democrazia.

 Intanto possiamo iniziare a realizzare le riforme possibili ed a correggere, finché siamo in tempo, le generazioni più giovani, partendo dalla scuola e dalla famiglia, capendo che la scuola deve avere docenti preparati e capaci di formare ed educare, deve essere in grado di imporre una disciplina che derivi da un’autorità. L’autorità però non deve essere data da un titolo, ma deve essere conquistata giorno dopo giorno dalla capacità del docente: si tratta dell’autorità del sapere e della scienza.

 La famiglia, poi, deve essere definita dalla sua funzione fondamentale che è quella della continuità della comunità, ovvero della sua capacità di mettere al mondo dei figli. Partendo da questo concetto, tutte le altre forme di aggregazione si devono considerare “altro”, che può e deve essere regolamentato, ma che non si può considerare famiglia. Portata chiarezza in questo ulteriore odierno elemento di confusione, la famiglia deve tornare a collaborare con le altre istituzioni preposte all’educazione dei loro figli, in particolare con la scuola, che non deve essere vista come un antagonista, ma come un centro di collaborazione.

 Lo stato poi deve iniziare a porre le condizioni per consentire ai giovani di sviluppare le proprie attitudini non solo con la scuola, ma anche con le attività collaterali come lo sport, la cultura nelle sue varie forme: il tutto costruito con particolare attenzione al merito che non deve essere dettato solo dalla capacità nel settore ma anche dall’attitudine all’ordine interiore ed all’obbedienza che è sinonimo di attitudine al comando.

 Si può iniziare da queste cose, ma per realizzarle seriamente bisogna avere una visione trascendente e quindi religiosa della vita. Solo la religiosità e quindi una percezione del sacro ci può consentire di vivere quei valori fondamentali di cui parliamo e su queste basi si può costruire una reale gerarchia fondata sul merito.

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