La rivoluzione conservatrice di Adriano Romualdi [5]

     

La rivoluzione conservatrice di Adriano Romualdi [5]

Già prima del suicidio di Moeller, nel 1925, lo Juni-Klub si era dissolto, con i suoi aderenti che andavano in direzione della destra conservatrice o si arruolavano nelle SA, mentre «Gewissen» cessò le pubblicazioni nel ’27. Il Terzo Reich uscì due anni prima del suicidio e voleva esprimere, già nel titolo, non la volontà di riportare indietro la storia a forza di inutili nostalgismi, ma costruire un sentiero diretto verso il futuro.

Essere Conservatori ma Rivoluzionari significa guadagnare le masse soprattutto nel rifiuto del diktat di Versailles, che parla di autodeterminazione ma procede per annessioni; parla di imperialismo tedesco come virus che ha infettato l’Europa e poi assegna come mandati nuove colonie alle Potenze ultraimperialismi. La rivoluzione tedesca del 1918 ha fallito perché non ha proclamato la mobilitazione nazionale per imporre il diritto di tutti i tedeschi a vivere in un unico Stato su base sociale e nazionale. Avrebbe dovuto immettere il prussianesimo nel corpo tedesco; avrebbe dovuto creare il Terzo Reich sulla base di una democrazia nazionalista e plebiscitaria.

Non si possono imitare modelli estranei che generano inevitabilmente crisi di rigetto: il liberalismo va bene per l’Inghilterra o per la Francia post 1789, mentre è al di fuori delle tradizioni culturali tedesche. La critica del liberalismo è molto netta: esso produce scetticismo e indifferentismo e, a cascata, anarchismo e materialismo perché consiste nel credere che non avere nessuna convinzione sia essa stessa una convinzione. Ciò porta Moeller ad auspicare un fronte unico antiliberale che vada dai nazionalisti ai comunisti, che poi, a giudicare dai successivi eventi storici, è una sorta di vaticinio dell’intesa russo-tedesca in funzione anti-Versailles. Il Terzo Reich non viene delineato dall’autore nella sua forma politica; si “intuisce” una democrazia plebiscitaria sul modello di quella che si era realizzata in quegli anni in Italia, guidata da uomini capaci di pensare alla Germania come l’unico vero partito da servire.

Del resto, «non è la forma di governo che fa la democrazia, ma la partecipazione del popolo allo Stato». Come si realizzerà il Terzo Reich non viene detto; il libro di Moeller ha un tono profetico e oracolare e proprio per questo ebbe un notevole successo – nota Romualdi – perché parlava dei punti che univano ed evitava quelli che avrebbero diviso e soprattutto lasciava indeterminato come si potesse conciliare il fronte con la Russia con l’espansione verso il Baltico e i Balcani.

Torna in alto