La TV delle ragazze

 

La TV delle ragazze

Il 25 novembre scorso come ormai ogni anno dal 1999 si è celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La data del 25 Novembre è stata scelta in ricordo dell’uccisione delle sorelle Mirabal, avvenuta nel 1960 a Santo Domingo.

Da notare che l’omicidio che dà origine alla ricorrenza nulla ha a che fare col nuovo reato di femminicidio, ma trattasi di omicidio politico in cui il sesso delle vittime è un fatto marginale, ma chi meglio dell’unico programma televisivo prodotto, gestito, e messo in scena esclusivamente da donne poteva illuminarci?  Parlo de: “La TV delle ragazze”, storico programma in onda dal 1988 condotto da Serena Dandini su Rai 3.

Nella nuova stagione televisiva realizzata a trent’anni di distanza dalla trasmissione originale, Angela Finocchiaro in uno sketch si presenta ad un gruppo di bambine, come “Fatina dei giardini” e le mette in guardia sul fatto che gli uomini siano tutti dei “pezzi di m….” Una bambina chiede incredula, “anche il mio papà? soprattutto il tuo papà, sarà la risposta, risposta che porterà giustamente i vertici della trasmissione davanti alla commissione di vigilanza Rai.

Il vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e adolescenza Simone Pillon ha dichiarato, “Dire ad una bambina che il suo papà è un ‘pezzo di m.. è vera e propria violenza psicologica sui minori “..non è tollerabile che simili discorsi di odio, coperti dalla foglia di fico della presunta comicità, passino sulla Tv pubblica, col denaro pubblico sulla pelle dei bambini”. Sui social il giusto disappunto di migliaia di padri che hanno considerato lo sketch “vergognoso, diseducativo, sessista e violento” Ma non finisce mica qui, ospite della trasmissione c’è pure la Scrittrice Michela Murgia, autrice di “Istruzioni per diventare fascisti”. L’indipendentista Sarda militante del “Progetu Repùblica de Sardigna”, teorica del concetto di Matria in alternativa al maschilista Patria, (Ironia della sorte una delle sorelle Mirabal si chiamava stranamente Patria e per essa è morta) ci parla di abbandonare il concetto di “Eroe” e se la prende con Ian Solo e Harry Potter. Sul suo profilo fb scrive “nascere maschi in un sistema patriarcale e maschilista è un po’ come essere figli maschi di un boss Mafioso” il “Maschio, bianco, etero” secondo la nuova novella dell’integrazione è comunque sempre colpevole, del peccato originale, di esistere, il fascismo comincia dalle parole, scrive la Murgia nel suo ultimo libro, e dopo essersi scagliata contro la parola Patria, il mito dell’Eroe e il genere maschile, se la prende anche con la parola “nostro” considerandola la parola più pericolosa ” Nostro..racconta una comunità in cui la chiusura viene scambiata per identità, in cui l’appartenenza reciproca diventa un muro rispetto a quello che viene da fuori. Le nostre tradizioni, il nostro popolo, le nostre radici: queste affermazioni mi spaventano. ” Secondo il rapporto Eures 2018 sono 106 le donne morte per mano maschile, mentre sono 236 i Padri separati suicidi che non hanno retto alla disintegrazione del nucleo familiare, come ci spiega Tiziana Franchi dell’associazione Padri Separati sono uomini che spesso hanno un lavoro, ma non un tetto, costretti a dormire in auto, o recarsi alla Caritas per poter mangiare poiché non riescono a provvedere alle spese raddoppiate derivanti da una separazione.

Nel mito delle Amazzoni, la prima società interamente matriarcale conosciuta nel mondo occidentale le donne guerriere. ogni primavera, visitavano il vicino villaggio dei Gargareni, i quali si offrivano ritualmente per l’ accoppiamento, poi le Amazzoni fanno ritorno nei loro territori. La sorte della prole muta a seconda del sesso del nascituro. I maschi, vengono rimandati nel luogo d’origine, le femmine, rimangono con le madri.

Nella Matria Nuragica ipotizzata da Michela murgia e le altre “Ragazze” della omonima tv, milioni di giovani uomini sarebbero educati esclusivamente da donne, senza una figura maschile di riferimento, senza le leggi di una patria, senza i miti degli eroi, questi maschi o vivranno una vita di angosce e turbamenti o cederanno all’istinto non moderato dalla ragione, per sconfiggere  un’ipotetica brutalità del maschio, si rischia una società dove il bruto riemerga senza freni sociali, con buona pace del femminismo petaloso.

 

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