“Laudes” di Juri Camisasca, un’immersione nella quiete attraverso la musica
Nell’Ottobre del 1997 stavo partecipando alla occupazione a scuola. Una sera in una delle aule, qualcuno iniziò a cantare delle canzoni con la chitarra, il solito repertorio… Degli amici – a fatica – mi persuasero a fare qualcosa anche io. E decisi di cantare, sola voce, un paio di canti gregoriani. Era l’unica cosa che per me in quel momento avesse un senso, però immaginatevi la sfida di fare una cosa simile in quel contesto… Ebbene, con mia grande gioia mi accorsi che per quegli interminabili minuti ero riuscito a indirizzare la attenzione dei compagni di scuola. Quella sera ho compreso che, nel mio piccolo, non avrei mai inseguito il pubblico e avrei tentato sempre di indirizzarlo…
Ebbene, questo piccolo ricordo personale solo per ricordare che dietro a quel mio cimento c’era l’ascolto ripetuto di un album di Juri Camisasca “Te Deum”, del 1988, in cui il nostro reinterpretava o ri-creava dei canti gregoriani, con un minimo accompagnamento musicale.
Un’opera magica, di sublime ispirazione e tangibile tensione spirituale, che sembra in qualche modo essere fatta rivivere nel nuovo album di Camisasca, “Laudes”, uscito pochi giorni fa per le edizioni Paoline, in cui il mistico musicista ed artista, che da molti anni vive in eremitaggio alle pendici dell’Etna, alterna composizioni originali a numerosi canti della tradizione gregoriana.
Se però “Te Deum” era un lavoro austero, quasi astratto da un senso di comunione attraverso la musica, questa nuova opera brilla di luminosità in ogni piega, in ogni nota. E “Laudes”, come fa intendere il titolo, è davvero un inno alla Vita.
La “V” maiuscola non è casuale, poiché Camisasca, con la sua visione spirituale profondamente autentica e dettata dal proprio vissuto, illustra mai come oggi una possibile via di fuga alla barbarie mercificata e consumistica che domina il Sistema Musicale in maniera oramai incontrastata.
“Laudes”, con le sue sonorità discrete e i suoi testi che interrogano sul significato ultimo dell’esistenza, è da questo punto di vista un atto di resistenza, un impeto di sanità e bellezza da opporre alla decadenza di questi Tempi Ultimi. Basti pensare alla terapeutica qualità ascensionale di certi canti gregoriani eccellentemente proposti da Camisasca, come “Exultet”.
Album come questi sono gemme rare che meritano un ascolto ripetuto, per coglierne implicazioni e sfumature, e per recepire il messaggio che occorre “andare oltre l’Uomo, per ridiventare un Uomo”. Per fare questo l’immersione nella quiete che Camisasca ci propone con la sua Musica non può che essere esercizio utile e necessario, e dunque “Laudes” merita la più alta considerazione.