Le colpe dei padri (e delle madri) ricadono sui figli

    

Le colpe dei padri (e delle madri) ricadono sui figli

L’abitudine a pensare il bambino al centro di ogni realtà, famigliare come scolastica, conduce la società e specificamente i genitori ad esaltare e valorizzare ciò che caratterizza i bambini in una fase di dipendenza e di narcisismo. Ciò che un genitore valuta predominante nel proprio bambino è il bisogno di protezione e sicurezza, la sfera dell’affettività e la ricerca della soddisfazione dei bisogni primari. Una società che ha deificato l’infanzia – anche per la sempre maggiore denatalità – si concentrerà su questi aspetti e nutrirà timore, anzi considererà in termini di empietà, tutto ciò che tende invece a superare l’affettività per integrarla con la razionalità.

È l’atteggiamento abbastanza comune delle madri nei confronti delle maestre nella scuola primaria. La gelosia, più o meno scientemente avvertita, verso una rivale nell’amore del figlio induce a cercare ogni elemento – più spesso semplici pretesti – per poter demolire il ruolo della “avversaria”. È un atteggiamento che persino Rousseau descrive e stigmatizza nel suo Emilio, sia pure parlando di balie e non di maestre. Se un tempo questa umana – ma troppo umana – reazione materna non provocava danni era grazie alla presenza-argine del padre. Una presenza psicologica fondamentale, poiché nell’immaginario infantile tra i due genitori si da(va) un perfetto equilibrio: la madre rappresentando l’affettività, l’amore incondizionato che infatti nella religione cristiana viene traslato nella Madre misericordiosa alla quale rivolgersi in via preferenziale per la remissione dei peccati e per la mediazione con Dio-Padre. Il padre, invece, rappresenta(va) l’autorità, l’imposizione della regola e l’inflessibile vigilanza in merito al loro rispetto. Non a caso, un tempo, l’erogazione delle punizioni era riservata al padre.

La distruzione sistematica del concetto di autorità, che ormai da tempo viene inesorabilmente portata avanti, ha demolito il ruolo psicologico e sociale del padre e ha dischiuso gli argini al dilagare di un’affettività che, lasciata scatenata senza freni, diventa morbosa e narcisisticamente onnipotente. Non è raro nella scuola primaria incontrare genitori che chiedono se i loro figli socializzano, mangiano ed espletano con regolarità i bisogni fisiologici, dimenticando di informarsi sul rendimento scolastico. Se ne dimenticano perché la Scuola non viene più avvertita come il luogo di apprendimento delle regole che consentono una socializzazione feconda e proficua, quanto piuttosto come il prolungamento di una famiglia ormai esclusivamente materna.

Il cordone ombelicale non viene più reciso e allora scuola e famiglia non dividono più i loro ruoli, cessando di essere complementari, con il conseguente, inevitabile, fallimento di un’educazione efficace.

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