A proposito della disonesta affermazione di Norberto Bobbio del fascismo come incultura, ormai molti sono gli studi che si sono dedicati a smentirla per quanto riguarda l’Italia; talmente numerosi che oramai la convinzione di una cultura politica e non solo scientifica che il fascismo sviluppò, incentivò e anche usò, è discesa dai piani alti dell’accademia a quelli della communis opinio.
Meno nota, a tale livello, è la cultura degli altri fascismi, ad esempio di quello romeno della Legione dell’Arcangelo di Corneliu Zelea Codreanu, il Capitano, quando, come in Italia, anche in Romania numerosi sono stati gli scrittori e gli intellettuali che hanno simpatizzato, quando non militato nel movimento fascista. Con una suggestione in più, se vogliamo. Infatti, mentre in Italia il fascismo rappresentò comunque il potere e sollecitò in molti un’adesione cortigiana che in Italia ha una lunga e ingloriosa tradizione, potendo elargire cattedre, favorire pubblicazioni, concedere collaborazioni a giornali o, più semplicemente, elargire denaro (si leggano i nomi di chi chiese sovvenzioni al Ministero della Cultura Popolare o direttamente al Duce, per gustare inaspettate sorprese); in Romania, invece, il movimento legionario, che pure politicamente non si caratterizzò mai in modo rivoluzionario, fu costretto a una sostanziale situazione di semiclandestinità, quando non venne direttamente perseguitato.
Se, nel caso dell’Italia e della Germania naturalmente, ci si poté, poi, giustificare nascondendosi dietro l’opportunismo o la coercizione, non altrettanto si poté dire per l’adesione a un movimento come quello romeno che, come ha scritto Nolte, è più una setta religiosa che un movimento politico. Codreanu era infatti convinto che per rappresentare la coscienza nazionale, la Legione dovesse avere il consenso elettorale e quindi il movimento doveva agire come partito.
Alla base dell’adesione dei più importanti nomi dell’intellettualità romena al fascismo è il romenismo, punto di riferimento della Legione nel suo sforzo di creare più un uomo nuovo che un partito nuovo. Codreanu era convinto, infatti, che nessun programma politico, per quanto innovativo potesse essere, poteva raggiungere risultati se propagandato e poi gestito da uomini “vecchi”. Anche in questo riecheggiano le parole dei primi santi della Chiesa: san Paolo e il dualismo tra l’uomo della carne e l’uomo dello spirito e sant’Agostino che definiva tale contrasto proprio nei termini dell’uomo nuovo e dell’uomo vecchio, in riferimento non a cambiamenti politici o storici, quanto a una palingenesi spirituale.
Occorreva creare il Legionario prima dello Stato, un uomo disinteressato, puro, capace di vivere una vita di rinunce e sacrifici: è noto, al proposito, come l’adesione alla Legione comportasse il cosiddetto digiuno nero il mercoledì e il venerdì con astinenza da cibo e acqua dall’alba al tramonto, a cui il Capitano aggiungeva per se stesso il martedì. O anche la pratica della violenza come risposta ad attacchi violenti, ma con l’obbligo di costituirsi per scontare la pena, anche la morte se necessaria a riscattare l’essere venuti meno al precetto cristiano del perdono.