Lettera aperta al Ministro Sangiuliano
La politica è l’arte del possibile; è un esercizio virtuoso a cui attendere avendo ben fisso un orizzonte ed una visione da contemperare con forza, lucidità, coraggio e pazienza con i limiti, i vincoli ed i compromessi che le contingenze impongono.
Era opinione e sensazione diffusa che la Meloni (ed il suo schieramento), pur avendo dovuto accettare tutti i vincoli e gli impegni (interni e soprattutto “esterni” imposti da poteri internazionali ai quali bisognava obbedire incondizionatamente) per avere “semaforo verde”, da “politica” strutturata e non improvvisata quale è, avrebbe cercato in tutti i modi di introdurre piccoli elementi di discontinuità, avrebbe dato cioè piccoli segnali ad un elettorato vasto (in parte votante per lei, in parte votante per altri soggetti politici ed in parte ancora non votante alle ultime elezioni) più attento e consapevole ed in cerca di riferimenti per il futuro.
Che il “sistema” di potere attuale sia arrivato a fine ciclo; che gli USA, esercitanti il ruolo di vettore principale nel XX secolo, gendarme e “dominus” incontrastato di detto sistema, avessero ormai imboccato la parabola discendente; che l’UE (e di conseguenza l’euro) fosse sottoposta a pressione e compressione estrema fino alla deflagrazione; che la destrutturazione, il reset del sistema novecentesco di organizzazione e gestione del potere e delle nazioni “occidentali” fosse un obiettivo fondamentale nell’agenda dei sedicenti padroni universali, tutti questi sono elementi acquisiti nella consapevolezza dei più attenti. Così come è acquisito il fatto che la destrutturazione, il reset debbano essere rapidissimi e dagli effetti controllati. Non è ipotizzabile che chi ha ordito la trama lasci che tutto collassi con il rischio di attentare seriamente al proprio potere.
Per questo immaginiamo che le “aperture”, anche preelettorali, le richieste di soluzioni possibili ed innovative anche a soggetti estranei alla propria parte politica, la dichiarata disponibilità all’ascolto ed al confronto siano stati e siano assolutamente genuini: essi rispondono ad una logica e ad una necessità evidenti.
Tocca a chi propone, però, adottare una modalità diversa, sana, che non possa essere attentata o “mascariata” dall’insinuazione che sia in corso uno scambio, un’operazione di camarilla, che non sia l’ennesimo tentativo di qualcuno di dare un morsicino al pomo del potere. Bisogna farlo apertamente, dunque, e con pulizia.
Con queste intenzioni e per questi motivi, ci permettiamo di rivolgerci al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, napoletano, già direttore del TG2 della RAI, il più importante gruppo editoriale italiano.
“Pregiatissimo Ministro,
Ella sicuramente è al corrente del progetto di spostare la Biblioteca Nazionale di Napoli dai locali storicamente occupati nella magnifica cornice di Palazzo Reale per riallocarla presso il “Real albergo dei poveri” in piazza Carlo III; conosce sicuramente anche le argomentazioni fondate addotte disperatamente per scongiurare tale sciagurato proposito; vale, però, ricordarne solo alcune: – la Biblioteca custodisce fondi di primaria importanza e fragilità (manoscritti, emeroteche, papiri ercolanensi, pezzi pregiatissimi del Regno) che non possono essere spostati a pena di danni anche esiziali per alcuni. Ovviamente stupisce non poco che quella stessa Soprintendenza che per muovere o sostituire un “chiodo” in sedi molto meno pregiate mette vincoli e limiti a volte assurdi, quella stessa Soprintendenza è leggera e aperta sul trasferimento di tutto questo ben di Dio;
– per accedere alla Biblioteca oggi si passa per l’ingresso di Palazzo Reale, se ne attraversa il cortile principale, il magnifico e pregiatissimo (e profumatissimo) giardino, i portici ed i cortili secondari per arrivare nelle sale della Biblioteca che in massima parte coincidono con i saloni di rappresentanza e delle feste del Re Borbone; la splendida terrazza sul mare riscalda il cuore e l’anima! Andare in Biblioteca è stata ed è un’esperienza indimenticabile e si può fruire e godere degli spazi, dei vuoti, dei pieni, del lusso, dell’eleganza che “aprono” ad una dimensione “superiore”; e questo è alla portata di tutti!
– gli spazi attuali sono stati più volte rimaneggiati, riadattati, riattrezzati con enorme dispendio di danaro pubblico che verrebbe letteralmente “buttato alle ortiche” col trasferimento; sono stati appena riconsegnati e collocati i nuovi banchi di consultazione, appositamente progettati e realizzati per quegli spazi, costati circa 5 milioni di euro;
– pare che al posto della Biblioteca, il salone delle Feste con terrazza diventerà location per feste e cerimonie private, magari ospitante le cucine di qualche chef di moda, conferendo “entrate” al sito. Giova ricordare che analoga, sciagurata operazione è stata fatta con l’attiguo teatro S. Carlo: è stata sventrata la cassa armonica sottostante il palco, che garantiva al Teatro una delle migliori acustiche al mondo, per far posto ad un bar;
– l’operazione trasloco è finanziata (e costituisce alibi) con fondi PNRR e va incastonata nel quadro folle della “digitalizzazione dell’arte”.
Signor Ministro, su questa vicenda, dia un segnale chiaro e forte; non Le chiediamo di rigettare e mettere in discussione l’intera scellerata politica di settore di quanti l’hanno preceduta ma di fare un’eccezione, per il momento; sappiamo che è ingabbiato in un apparato costruito e consolidato opportunamente per rendere vana ed inutile l’azione di chi siede sulla poltrona che attualmente occupa; ciononostante il valore di un’azione politica è connotato da coraggio, visione, lucidità, capacità di stare un passo avanti. Lo faccia, signor Ministro, a Suo merito ed a conferma che il Governo di cui fa parte ha la capacità anche di accompagnare una riconfigurazione del nostro Paese.
Lo faccia, da napoletano, da uomo di cultura prima ancora che da Ministro della Cultura.
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