Libero biliardino in libero Stato

 

Libero biliardino in libero Stato

Alessandria dicembre 1949, la città è illuminata per le festività natalizie, in tarda serata arriva in stazione un treno proveniente da Marsiglia, insieme agli altri passeggeri, scende un geniale marsigliese, Marcel Zosso, è in Italia per affari, il suo scopo lanciare nel nostro paese un gioco, che rivoluzionerà l’intrattenimento dei circoli, delle spiagge e degli oratori, il Calciobalilla.

Ricostruire il percorso storico del calciobalilla è tutt’altro che semplice, le fonti sono contraddittorie, Germania Francia, Italia e Spagna se ne contendono la primogenitura. Per l’Italia la prima notizia risale al 1936 e verte  su un prototipo mai commercializzato realizzato da un falegname di Poggibonsi, per la Germania l’inventore sarebbe Jeyon Mayonson, che ne avrebbe commercializzato i primi modelli nel 1920, la Francia attribuisce l’invenzione all’operaio della  Citroën Lucien Rosengart, in Spagna e precisamente a Barcellona, Alejandro Finisterre inventa e perfeziona il calciobalilla nella sua versione attuale, con gli omini sagomati e registra il brevetto nel 1937. Secondo l’importatore di calciobalilla, nonché storico del settore, l’americano Bud Wachter, l’idea originale nasce in Germania nel tentativo di trasporre il gioco del calcio in un gioco da tavolo. In pochissimi anni in ogni club, ogni birreria, (e in ogni sede del NSDAP Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori), compare un “kicker”, (questo è il nome con cui il gioco viene commercializzato, e che entra nell’uso comune, tanto che ancora oggi, in Germania, è uno dei più usati per indicare il calciobalilla).

In Italia al termine della seconda guerra mondiale, rudimentali calciobalilla furono utilizzati, per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra, da qui sembra nascere la dizione “calciobalilla”, ispirata alla figura dei “Balilla” Mussoliniani a loro volta ispirati alla figura del giovane patriota genovese Giovan Battista Perasso (Montoggio, 1735 – Genova, 1781), detto appunto “Balilla”.

Tuttavia bisogna aspettare oltre dieci anni perché una vera e propria produzione cominci, l’impulso arriva dalla Francia dove Marcel Zosso, crea e diffonde i primi calciobalilla, chiamati “sportfoot” che riscuotono un immediato successo soprattutto nel sud del paese. Nel 1949 Zosso decide di importare lo “sportfoot” in Italia e sceglie come sede Alessandria. Zosso cerca fornitori e li trova tra i fabbricanti di casse da morto. Il lavoro materiale è affidato ai detenuti del carcere di Alessandria. La Famiglia Garlando è pronta ad accogliere la novità e inizia la produzione, nel gennaio 1950 è pronto il primo “sportfoot” ovvero il pionieristico calciobalilla alessandrino.

Renato Garlando, (un passato da camicia nera), nel 1954 si mise in proprio, e adesso l’azienda produce oltre 30 mila pezzi all’anno per un fatturato di 10 milioni di euro dando lavoro ad una settantina di dipendenti.  Nel 1955, il primo calciobalilla approda negli Stati Uniti, dove incontra ben diversa sorte, rimanendo per molti anni ai margini del mercato. Il primo a dedicarsi alla commercializzazione di calciobalilla su larga scala fu Larry Patterson, della “L.T. Patterson Distributors” di Cincinnati.  Bisognerà arrivare alla fine degli anni ’60 perché si cominci a sviluppare anche negli U.S.A. un certo interesse, infatti le migliaia di soldati americani ritornati in patria dall’Europa avevano conosciuto il gioco del calciobalilla e ne avevano apprezzato la competitività, tanto che all’interno delle basi militari ogni sala per il tempo libero disponeva almeno di un paio di tavoli, sono proprio loro a reintrodurre e decretare il successo di questo gioco, che da allora si è diffuso fino a diventare uno dei più popolari e redditizi per il commercio degli articoli a gettoniera. Il mito del calciobalilla non invecchia, quel fortissimo click, sentire la manopola tra le dita, il rumore che fa la pallina quando viaggia nella pancia del tavolo dopo il gol, le cento lire incastrate nell’asta col pomello, perché si possa giocare all’infinito senza pagare.  Mentre tutto il mondo cambiava, il calcio balilla no. Un ometto in porta, due in difesa, cinque a centrocampo, tre in attacco. Rossi contro blu, pettinati con la scriminatura, come negli anni 30, come fossero fissati con la brillantina “Linetti”, da settant’anni, nei bar, all’oratorio, nelle comunità, nelle carceri, nelle sedi di partito, il calciobalilla è lì, o meglio c’era. Si, perché secondo quanto disposto dal decreto del 1° giugno 2021  dell’Agenzia Dogane e Monopoli, il calciobalilla è equiparabile ai videopoker manco fosse gioco d’azzardo, e quindi necessiterebbe di un “nulla osta di messa in esercizio”, (e di divieto ai minori), nulla osta peraltro difficilissimo da ottenere, andando a leggere la nuova disposizione, calciobalilla, flipper e il ping pong, dovrebbero essere provvisti di un certificato identificativo, oltre al pagamento di un’imposta, (1’8% dell’imponibile medio forfettario oltre al limite iva),  pena sanzioni salate, sino ai 4000 €.

“Equiparare il biliardino alla slot non ha alcun senso e rispecchia l’andamento del nostro governo”, alza la voce Riccardo Gannì, volto dei Bagni Lido di Livorno.  Ma la politica non dorme, pare che almeno per il 2022 le partite a calciobalilla siano salve, ci ha pensato la Lega Nord, partito di governo, genuflesso su tutte le decisioni di Mario Draghi, UE, Nato e stati Uniti, ma non sul calcetto.

La faccenda è finita in Parlamento, con i leghisti Daniele Belotti e Simona Pergreffi che propongono il commissariamento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La lega riesce a far modificare parzialmente la norma inserita nel maxiemendamento al Pnrr, gli apparecchi “meccanici ed elettromeccanici che non distribuiscono tagliandi” (come i calciobalilla) saranno esenti dall’obbligo di verifica tecnica e di conseguenza dal nulla osta da parte della stessa agenzia, per ora fa sapere il direttore dell’agenzia, Marcello Minenna, basterà una autocertificazione.

In una nota l’agenzia ha fatto notare come nulla fosse cambiato rispetto alle norme passate. “I biliardini, potranno essere liberamente installati in tutti i luoghi aperti al pubblico in continuità con le regole del passato e secondo le modalità già previste”. In particolare, spiega l’Agenzia, la “norma del 2012 ha inserito i biliardini fra quegli apparecchi le cui caratteristiche devono essere disciplinate da interventi ministeriali: ciò con l’intento di garantire la sicurezza dell’esercizio. A titolo esemplificativo per comprendere l’utilità dell’intervento tra i diversi documenti che il produttore deve presentare per la commercializzazione del prodotto sono presenti anche quelli che garantiscono gli standard di sicurezza dei giocatori previsti dalle normative europee (..) per evitare che una norma inapplicata (..) portasse a centinaia di sequestri su tutto il territorio nazionale, l’Agenzia ha adottato regole semplificate di autodichiarazione che non prevedono più una autorizzazione ma un semplice nulla osta”. Sotto l’aspetto tributario, tali apparecchi sono comunque assoggettati, all’imposta sugli intrattenimenti.

Il 27 luglio Matteo Salvini commentando la semplificazione normativa twitta sul “libero biliardino in libero Stato” grazie a chi, a nome della Lega, ha corretto una norma assurda. E poi dite che i Politici di centrodestra non fanno niente…

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