Monti, boschi, radure

 

Monti, boschi, radure

Nell’articolo della settimana scorsa mi ero soffermato sull’Allocuzione del filosofo Martin Heidegger in occasione della cerimonia – grandi roghi accese fra i boschi -del solstizio d’estate, 24 giugno 1933. In terra sveva egli si ritirava nel silenzio dei monti delle radure delle foreste – s’era costruita una baita a Todtnauberg, nella Selva Nera – a meditare traendo da quei luoghi il fondamento ontologico del suo filosofare. E vi aveva inciso, sopra l’architrave, in caratteri greci un frammento di Eraclito ‘il fulmine (Keraunòs) governa ogni cosa’.

Il filosofo greco ha esercitato – si pensi ad Hegel – un fascino essenziale nel pensiero tedesco e, dunque, Heidegger non si sottrasse al suo richiamo. Sono troppo infiacchito per recuperare le lezioni che egli tenne su di lui e troppo confuso per tracciarne una sintesi corretta… E, poi, mi difendo con il realismo dei nostri progenitori che affermavano, con sobrio e virile incedere, ‘primum vivere deinde philosophari’. Edificatori di Imperium. Citerò soltanto la sua intervista resa al settimanale Der Spiegel, 23 settembre 1966, da pubblicarsi solo dopo la sua morte. Nessuna esitazione nel riconoscere come avesse plaudito all’avvento di Hitler al potere, gennaio del ’33, ‘non vedevo allora nessun’altra alternativa’, e, al contempo, riaffermare, di fronte allo strapotere della tecnica e a quale sistema politico possa essere adeguato, ‘non sono convinto che sia la democrazia’.

L’intervista porta come titolo Nur noch ein Gott kann uns helfen e, in Italia, apparve a dieci anni e oltre la morte del filosofo, avvenuta a Messkirch il 26 maggio del 1976, ‘ormai solo un dio ci può salvare’ (in effetti ‘helfen’ indica l’aiuto più che la salvezza – e forse non è da poco questa ‘distrazione’). Come intendere il dio a cui si fa riferimento? Non sono in grado di dare risposta se non ricordare come egli volle, quale epigrafe sulla sua tomba, la scritta ‘Auf einen Stern zugehen, nur dieses’ (in cammino verso una stella, null’altro che questo).

Nella notte erano le stelle a guidare i naviganti, in attesa e in sostituzione del rinnovarsi del giorno illuminato dal sole, un asse ruotante su se stesso e quattro raggi a completarne l’immagine… Non mi spingo oltre.

Ho memoria – e, credo, averne scritto sovente – di una domenica grigia e gelida. Con il tram raggiungo la periferia di Francoforte. Qui si erge, di modesta elevatura, il complesso montuoso del Taunus. La cima la si può raggiungere comodamente con la strada asfaltata, in macchina, parcheggiare di fronte ad un Gasthaus in legno, birra e panini e piatti caldi e patate e wuerstel bolliti con tanta senape. Preferisco inoltrarmi nel bosco e seguire uno dei possibili sentieri. Mi perdo tra nebbia rami intrecciati il terreno fangoso e cosparso di morte foglie. Mi ritrovo, improvviso, un vecchio signore il berretto feldgrau che mi indica il retto percorso e m’accompagna. Mi volgo per ringraziarlo, è sparito al limitare del bosco, Signore oscuro…

 

Immagine: stock.adobe.com

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