No grazie, il caffè mi rende nervoso

 

No grazie, il caffè mi rende nervoso

1982 esce nelle sale cinematografiche un Thriller satirico, passato quasi inosservato, nonostante la presenza come interprete di Massimo Troisi, all’epoca nel pieno del proprio successo. Film spesso accreditato come diretto da Lello Arena, il comico Napoletano che con Troisi ed Enzo Decaro aveva dato vita al trio comico “La Smorfia”.

Il realtà Arena si occupò soltanto della sceneggiatura, di un soggetto scritto da Troisi. La regia, fu affidata a Lodovico Gasparini, classe 1948, laurea in scienze politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, già aiuto regista di Mario Monicelli in “Vogliamo i colonnelli”, di Liliana Cavani in “La pelle” e di Marco Ferreri in “Storie di ordinaria follia”. Il film è un bell’esempio di meta cinema, un incrocio fra giallo Argentiano, musical e commedia, ci narra le avventure di un pericoloso serial killer, “Funiculì Funiculà“,  la cui missione è preservare gli stereotipi di napoletanità, contro le derive modernizzanti. Napoli si accinge all’organizzazione di una kermesse canora, ribattezzata “Festival Nuova Napoli“, ma l’evento è da subito turbato da alcuni inspiegabili episodi, prima cede l’impalcatura del Teatro Tenda, successivamente alla redazione de “Il Mattino di Napoli”, arriva la cartolina d’un maniaco che minaccia di uccidere chiunque osi partecipare al festival. I giornalisti Lisa Sole e Michele Giuffrida (interpretato da lello Arena) iniziano ad indagare, e si recano al teatro durante le prove per il concerto di James Senese, con il pretesto di un’intervista, una volta li ascoltano un messaggio del maniaco, con un’esplicita minaccia di morte verso il musicista. Senese viene ucciso nella sua auto. Anche Massimo Troisi che qui interpreta se stesso, che avrebbe dovuto partecipare all’evento, viene minacciato, e finirà strangolato, nonostante la sorveglianza delle forze dell’ordine.

Dopo mille peripezie, scopriremo che l’assassino è proprio il giornalista Michele, il cui fine è eliminare tutti coloro che cerchino di “modificare” le tradizioni di Napoli, che per lui restano caffè pizza e Mandolino.

Il film ebbe un limitato successo nel nostro paese, e non mi risulta siano stati ceduti i diritti per lo sfruttamento all’estero, ma sicuramente, deve essere arrivato al ministero della difesa ucraina Oleksiy Reznikov e tramite lui all’attore NATO Volodymyr Zelensky. Sul profilo del ministro la scorsa settimana è apparso il post:  “Grazie, Italia, per l’amicizia e l’artiglieria pesante”, corredato da un video, montato sulle note di “Funiculì Funiculà”, la canzone napoletana scritta nel 1880 dal giornalista Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza, ispirata all’inaugurazione della prima funicolare del Vesuvio, costruita nel 1879, qui nell’interpretazione di Luciano Pavarotti.

Il video è un concentrato di italianità tossica in salsa U.S.A., scorci di città d’arte, “Na’ tazzulella e’ cafè”, con in sovrimpressione le scritte: «L’Italia, la casa delle auto più belle, delle città più pittoresche», o , «L’Italia, il Paese del miglior caffè e dei critici di cucina» si passa poi alle auto simbolo dell’italianità (per milionari), Ferrari e Lamborghini (che Italiane non sono più), tweet trash ricavati dal web come «Ogni volta che metti la pasta a cuocere nell’acqua fredda una nonna italiana muore» . Tra le immagini di auto, pasta, monumenti e caffè, l’abbraccio erotico tra Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky durante la visita a Kiev della premier a fine febbraio, e a seguire una carrellata di armi e mezzi militari, con cui in regime di Kiev continua a massacrare le popolazioni civili del Donbass, il tutto chiuso con il berlusconiano “Forza Italia”, seguito da “Forza Ucraina”. Un concentrato di luoghi comuni che avrebbe nauseato persino Michele Giuffrida/Funiculì Funiculà/Lello Arena, una presa per il deretano tale che anche in tempo di pace avrebbe dovuto portare ad una dichiarazione di guerra contro gli autori, invece da parte del nostro Ministro della Difesa (che di mestiere prima della nomina faceva il venditore di armi), sono arrivate parole di ringraziamento, come del resto da tutta la compagine governativa. Per l'”Occidente” che ci ostiniamo a voler difendere, noi restiamo quelli, caffè, pizza e mandolino, millenni di cultura ridotti a macchietta con il plauso dei “Fratelli D’Ucraina.”

“Tutto il giorno con quattro infamoni

briganti, papponi, cornuti e lacchè

tutte ll’ore co’ ‘sta fetenzia

che sputa minaccia e s’ ‘a piglia co’ mme

ma alla fine m’assetto papale

mi sbottono e mi leggo ‘o ggiurnale

mi consiglio con don Raffaè

mi spiega che pensa e bevimm’ ‘o ccafè.

Ah, che bellu ccafè

pure ‘n carcere ‘o sanno fà

co’ ‘a recetta ch’a Cicirinella

compagno di cella ci ha dato mammà.”  (Don Raffaè- Fabrizio d’Andrè)

 

Immagine: https://www.repubblica.it/

 

 

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