Noi, i ragazzi dello zoo del declino
1981 esce nelle sale italiane “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, per la regia di Uli Edel e le musiche di David Bowie, la sceneggiatura è basata sull’omonimo libro pubblicato nel 1978, racconto autobiografico di Christiane Felscherinow, parlava di tossicodipendenza, violenza e prostituzione. Il tutto ambientato in una Berlino ancora stuprata dal muro eretto dai vincitori della seconda guerra mondiale, in un Europa divisa ma vitale, non ancora preda del fenomeno migratorio.
Ottobre 2018, in una Roma sommersa di immondizia, muore Desirée Mariottini, di soli 16 anni. Muore dopo dodici ore di agonia, imbottita di droghe e stuprata a turno da 4 o forse più extracomunitari. La verità appare solo dopo che un uomo di origine senegalese, si è presentato in questura per testimoniare, fino ad allora, la versione ufficiale era morte per overdose. Una morte percepita come un effetto collaterale dello sballo giovanile, una morte più digeribile culturalmente e politicamente.
La tragedia si è consumata nel quartiere San Lorenzo, in via dei Lucani, in uno stabile di proprietà di una srl di Valerio Veltroni, fratello dell’ex Sindaco di Roma Walter. Una sorta di comune, dove pusher, extracomunitari e sbandati si ritrovano per lo spaccio, e per consumare sul posto, erba, eroina, crack, e metadone, è stato un cocktail di queste sostanze, a provocare un malore alla giovane ragazza di Cisterna di Latina, quando il “branco” se n’è accorto, ha pensato bene di gettargli acqua in faccia, e continuare a stuprarla, nessuno ha chiamato un’ambulanza.
Per rendere omaggio alla giovane vittima, nel quartiere arriva il Ministro dell’Interno, ad accoglierlo un corteo belante composto da femministe e centri sociali, secondo la narrazione Pidiota, sarebbe sua la colpa di quanto accaduto. Un vate della sinistra il giornalista Christian Raimo scrive: “La repressione è la causa della morte di Desirée“. Un branco di extracomunitari, occupanti di una palazzina abusiva, droga, stupra e uccide una ragazza di sedici anni, eppure, la causa sarebbe la repressione all’uso delle droghe, e la mancata accoglienza dello straniero.
Sui social un fantomatico esponente dei centri sociali, probabilmente un Troll, arriverà a scrivere: “Voglio esprimere solidarietà al gruppo di femministe e dei centri sociali che oggi hanno contestato il neofascista Salvini al quartiere San Lorenzo di Roma, dimostrando umana vicinanza ai rifugiati accusati di aver ucciso quella ragazza…è doveroso immedesimarsi nei panni di quei poveri ragazzi che dopo aver visto la violenza razzista di questo governo hanno espresso tutta la loro depressione abbandonandosi a questi orribili fatti”, su questo post, pubblicato su Facebook decine di like di apprezzamento. Assistiamo nostro malgrado, anche davanti ad un corpo martoriato di una bambina, o al corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro, alla schizofrenia di un sistema suicida che basa sulla suddivisione tra razze “buone” e “cattive”, sulle idee del femminismo radicale, sull’occupazione dei mezzi d’informazione, e sulla presunzione d’innocenza la propria battaglia politica per delegittimare un Governo eletto dal popolo.
Matteo Salvini sotto lo stabile in via dei Lucani fra i fischi dei manifestanti ha dichiarato: “io qui ci torno di notte, in incognito e con una ruspa”, subito redarguito dal Presidente della Camera Fico “Non ci vogliono le ruspe, ma più amore”. Intanto sempre a Roma nel VIII Municipio si delibera per intitolare una via o una Piazza a Stefano Cucchi, spacciatore morto nel 2009 in seguita alle percosse delle forze dell’ordine. È stato omaggiato di un Film, “Sulla mia pelle”, uscito al cinema il 12 settembre 2018. La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi con lo slogan “rispetto della legge e del principio di uguaglianza” si dichiara pronta a correre per il Campidoglio.
Per chi della cattiva interpretazione di concetto di uguaglianza, è stato vittima, come la piccola Desirée nessuna strada. Per le decine dei nostri ragazzi torturati e “suicidati” dalle cosiddette forze dell’ordine negli anni di piombo, nessun Film, quei ragazzi che ascoltavano e spesso cantavano le canzoni della Compagnia: “e tu ti ammanti di democrazia e vai cianciando di libertà!/Libertà, libertà in quanto che comandate voi!/Democrazia, democrazia è cosa vostra, non è mia!”