Nothing compares to you

Nothing compares to you

Scrivere di “Politica”, (quindi di vita, perché tutto è politica), presuppone l’impellente, puntare lo sguardo sul tema che in quel momento appare primario, facendo si, a volte, che altri temi passino in secondo piano, e spesso decadano, è quello che è accaduto a questo mio, un articolo sentito, che arriva però fuori tempo massimo, perdendo forse di attualità, ma mantenendo la sua forza commemorativa.

Si perché, questo scritto vuole commemorare una morte, o meglio una vita, quella di una “Creatura”, che ci ha abbandonato troppo presto. 26 luglio 2023, nel suo appartamento londinese di Herne Hill, viene ritrovato il corpo senza vita di Sinéad O’Connor al secolo Sinéad Marie Bernadette O’Connor, 57 anni, una delle voci più belle del rock femminile britannico, I motivi del decesso, nonostante l’autopsia, restano ancora inspiegati, presumibilmente per “consunzióne”, lo stato patologico (e psicologico) caratterizzato da progressiva diminuzione del peso corporeo, decadimento del trofismo e delle funzioni fondamentali, che si determina in conseguenza di varie malattie, fisiche, nervose o mentali. Morte che avviene dopo poco più di un anno da quella, (per suicidio) del figlio Shane di soli 17 anni, e dopo 2 anni dalla pubblicazione della sua autobiografia “Rememberings”, un’opera che è insieme un grido di aiuto ed un inno alla rivolta.

Magistrale L’ epitaffio, scritto da Steven Patrick Morrissey frontman della band inglese “The Smiths”, e sincero amico di Sinead:
“Bigmouth strikes again” (letteralmente bocca larga colpisce ancora), atto d’accusa verso coloro che ti emarginano da vivo perché “non ti adegui” e poi ti elogiano da morto. “È stata abbandonata dalla sua etichetta dopo aver venduto 7 milioni di album. (..) c’è un certo odio da parte dell’industria musicale per i cantanti che non si “adattano” (..), non vengono mai elogiati fino a quando arriva la morte, quando, alla fine, non possono rispondere. (..) Gli amministratori delegati che avevano sfoggiato il loro sorriso più affascinante quando l’hanno rifiutata ora stanno facendo la fila per chiamarla “icona”. (..) Era una sfida, e non poteva essere inscatolata, ha avuto il coraggio di parlare quando tutti gli altri sono rimasti in silenzio, al sicuro. (..) I suoi occhi finalmente si sono chiusi alla ricerca di un’anima da poter chiamare sua. (..) Domani i fottuti adulatori torneranno ai loro posti di merda online e alla loro superiorità morale, ai loro necrologi da vomito, ripetuti come fossero pappagalli, che faranno scoprire le bugie di giorni come questo, (..) quando Sinead non avrà più bisogno della tua sterile sbobba.”

Si Perché Sinead oltre ad essere un’eccezionale interprete è stata una vera e propria rivoluzionaria, schierandosi, politicamente contro l’Inghilterra, gli Stati Uniti, Israele, e nonostante una fortissima, ed innata componente mistica e religiosa, contro le storture di “Santa Romana Chiesa”. Ma andiamo per ordine: Sinéad Marie Bernadette O’Connor, nasce a Dublino da famiglia numerosa e fervente cattolica dove subisce maltrattamenti ed abusi da parte della madre. All’età di 14 anni si unisce al gruppo irlandese “In Tua Nua” con il quale esordisce come autrice nel brano “Take my hand” che diventa un successo nel 1984, ed in seguito collabora con il gruppo dei “Ton Ton Macoute”, collaborazione le vale un contratto con l’etichetta indipendente Ensign Records. Nel 1985 si trasferisce a Londra per lavorare al suo primo album, un vero e proprio capolavoro “The Lion and the Cobra”, scritto e prodotto dalla stessa Sinéad che viene pubblicato nel 1987. L’album, in cui compare anche una giovane Enya che nel brano Never get old recita in gaelico alcuni passi della Bibbia, è un immediato successo di pubblico e critica. Sull’onda del successo Sinéad intraprende un tour attraverso l’Europa e gli Stati Uniti. Il concerto tenuto al Dominion Theatre di Londra nel giugno 1988 viene ripreso dal regista John Maybury e l’anno seguente viene pubblicato col titolo The Value of Ignorance. Il 1989 vede inoltre l’esordio di Sinéad come attrice nel film “Hush a Bye Baby” diretto da Margo Harkin, con cui vincerà il “Pardo” per la miglior interpretazione femminile al Festival di Locarno del 1990. Sul Palco e nei video, si presenta con un look trasgressivo, prevalentemente calva, affinché la sua bellezza non fosse elemento di distrazione. Aveva una voce straordinaria Sinéad, nei suoi momenti più intensi, ti faceva sentire vera ogni parola che cantava, Veniva fuori anche il coraggio di chi, nella vita, trova irresistibile dire la verità piuttosto che beneficiare dei vantaggi garantiti da omissioni in favore del quieto vivere. Nella Sinéad degli esordi, tutto aveva un significato.L’ album di debutto fu registrato a 20 anni, mentre era incinta del suo primo figlio, e al posto di presentarsi come una virginale neo mamma, sfoggiò da subito un’ attitudine rabbiosamente Punk, venata di struggente romanticismo. In campo musicale il suo successo maggiore rimane legato al brano “Nothing Compares 2 U”, composto da Prince, nel 1985, ed incluso 5 anni dopo nell’album “I Do Not Want What I Haven’t Got”, album che ottenne un ragguardevole successo vendendo oltre 7 milioni di copie.

Sulla scia della popolarità, prende parte al mastodontico concerto “The Wall – Live in Berlin” organizzato da Roger Waters il 10 settembre 1990, esibendosi sulle note del brano “Mother”.

Nel 1992 pubblica il terzo album “Am I Not Your Girl?”, composto da una serie di omaggi a celebri standard jazz. In tutta la sua carriera non ha mai lesinato attacchi all’Inghilterra, per “l’occupazione” dell’Irlanda, o prese di posizione a favore della causa Palestinese: “Nessuno, inclusa me stessa, con un minimo di sanità mentale potrebbe avere altro che simpatia per la situazione dei palestinesi. Non c’è una persona sana sulla terra che in qualche modo approvi le fottute azioni delle autorità israeliane”. Nel 1992, si rifiutò di esibirsi in New Jersey se fosse stato suonato l’inno nazionale degli Stati Uniti d’America, provocando l’ira del rapper MC Hammer che si offrì di pagarle il biglietto di ritorno in Irlanda, e di Frank Sinatra, che la minacciò di prenderla a calci nel sedere (“kick her ass”). La replica, nell’autobiografia, fu: “Eravamo nello stesso albergo ed era preoccupante. Avremmo potuto incontrarci in ascensore e pensai che mio padre a Dublino non sarebbe stato molto contento se gli avessi detto che, per legittima difesa, avevo dovuto pestare a morte il vecchio Blue Eyes”. Sempre nel 1992 al concerto presso il Madison Square Garden dedicato ai trent’anni di carriera di Bob Dylan, risponde alle provocazioni del pubblico, recitando il testo del brano “War” di Bob Marley.Il 3 ottobre dello stesso anno, Sinéad partecipò al celebre “Saturday Night Live”, per presentare “Am I Not Your Girl?”, esordisce nella trasmissione reinterpretando la canzone “War”, di Bob Marley, cambiando di proposito le ultime parole per riferirsi in maniera esplicita al problema della pedofilia nella Chiesa cattolica. I “crimini enormi”, come li avrebbe definiti Benedetto XVI, all’epoca incominciavano appena a essere chiacchierati. Al termine dell’esibizione, estrasse una foto di Giovanni Paolo II e la stracciò in diretta televisiva affermando in maniera decisa: “Combattete il vero nemico”. Anni dopo, si sarebbe scusata con il pontefice che avrebbe accettato le scuse: “non ce l’avevo personalmente con lui, ma contro l’ingerenza della Chiesa nella vita dell’Irlanda”.
Quel gesto la segnò per sempre, una sorta di lettera scarlatta le venne cucita addosso, divenendo per i più “quella che strappò la foto del Papa”.

Pur continuando a esibirsi sarà la fine della sua carriera da “Rockstar”. Nei tardi anni novanta viene ordinata sacerdotessa da un movimento cattolico indipendente Nel 2005 dichiara in una intervista concessa a “Interview” che la sua missione è di “salvare Dio dalla religione”

Il 2 luglio 2013 in concerto in provincia di Milano, dedica solo voce la canzone “I Am Stretched on Your Grave”, ad Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I. Poco prima del concerto aveva ricevuto dal direttore del museo dei Papi di Padova, Ivan Marsura, una reliquia di Papa Luciani.

Il 19 ottobre 2018 annuncia pubblicamente la propria conversione all’Islam adottando il nome di Shuhada’ Davitt.

Il 26 agosto 2014 esce l’album “I’m Not Bossy, I’m the Boss”, ultimo lavoro della cantante irlandese, che riceve buoni plausi dalla critica e che raccoglie, come nello stile dell’artista, ballate dolenti accanto a pezzi classicamente rock.

Sarà l’inizio del definitivo tracollo psicologico, che la morte del figlio renderà irreversibile. Già nel 2015 annunciò il suicidio sulla propria pagina Facebook : “Non c’è altro modo per ottenere rispetto. Non sono a casa, sono in un hotel da qualche parte in Irlanda, sotto falso nome (..) Finalmente vi siete sbarazzati di me.»”. Fu fermata dall’amore dei suoi fan. Nell’agosto 2017 sempre su Facebook pubblicò un video, dichiarando le seguenti parole: «Sono da sola, tutti mi trattano male (..) Le malattie mentali sono come le droghe.(..) non c’è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa.” Pur facendone virtualmente parte, ha sempre rifiutato le mode e i “doveri” dello Star System, “Io non volevo diventare una popstar. Io volevo urlare”. Il suo ultimo tweet, inviato il 17 luglio, recitava: «Per tutte le madri di figli suicidi» accompagnato da un mantra tibetano.

Nel 2022, il regista di Belfast, Kathryn Ferguson, dirige il documentario “Nothing Compares”. Della sua prima italiana, a Torino, la rivista “Rolling Stone Italia”, scrisse: “Un’intera generazione è cresciuta senza avere la minima idea o sapendo pochissimo di chi è O’Connor, del perché lei è stata importante e quali schemi musicali e culturali ha rotto, ora c’è Nothing Compares a ricordarci cosa significasse fottersene della cultura pop e quale prezzo una persona ha pagato per averlo fatto”.

I funerali di Sinéad O’Connor si sono tenuti l’8 agosto a Bray, nella Contea di Wicklow, dove la cantante aveva vissuto per quindici anni, alla presenza fra gli altri del presidente irlandese Michael D. Higgins. Nonostante, che su espresso invito della famiglia le esequie si siano svolte in forma privata, migliaia di fan hanno partecipato al corteo funebre. Tantissimi irlandesi si sono riversati per le strade di Bray, in cima a una collina dei dintorni, è spuntata una grande iscrizione visibile dall’alto che recita a caratteri cubitali: «EIRE LOVES SINEAD», ossia l’Irlanda (in gaelico) ama Sinead. Tanta musica mentre il feretro passava ricoperto di fiori: la bara era sovrastata da un mucchio di ortensie blu e rose rosa. Qualche lettore potrà obiettare che un simile personaggio abbia poca attinenza con il nostro mondo, perché vicina a temi controversi e a noi distanti come, femminismo, immigrazione, diritti lgbt, etc., se per “Il nostro mondo” , viene intesa una “Destra?”, liberista, atlantista e conservatrice (alla Meloni tanto per intenderci), ciò è vero, se per “Il nostro mondo” viene inteso un pensiero “rivoluzionario, artistico, sociale ed “esoterico” (perdonatemi l’azzardo) , Sinead con la sua forza e le sue fragilità ne faceva (fa) sicuramente parte.

“..nothing can take away these blues
‘Cause nothing compares
Nothing compares to you”
(..niente può portare via questa tristezza
Perché niente è paragonabile
Niente è paragonabile a te)

Immagine: https://www.cnbc.com/

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