Novecento: non breve, inquieto


 

Novecento: non breve, inquieto

Nel 2004 Rodolfo ed io pubblicammo Inquieto Novecento (Edizioni Settimo Sigillo), ove accostavamo su un tema specifico due intellettuali che, di volta in volta e a vario titolo, erano stati ‘tentati’ (secondo la felice definizione del ricercatore finlandese Tarmo Kunnas) dal Fascismo. Era, il nostro, il completamento di alcune conferenze che ci avevano portato in varie città e che, avendo riscontrato un discreto successo, le volemmo trasformare ed ampliare in unico libro. Alla sua prima presentazione, accanto all’amico Luciano Lanna, Giano Accame si espresse con accenti positivi (‘un libro atteso da vent’anni’, ebbe a dirci, mentre, due anni dopo, fu molto severo nei confronti dell’altro nostro libro Strade d’Europa – e, confesso, mi dispiacque perché, al contrario, vi sono affezionato forse perché ho utilizzato la modalità di scrittura e, cioè, unire l’autobiografico con riflessioni vicende storiche citazioni – il modello sono in parte I sette colori di Brasillach e Nietzsche quando in ogni sua opera riconosce il parlare di se medesimo – che appaga la mia ‘vanità’!).                                                           

Non sta a me dire se il giudizio di G.Accame sia stato troppo avventato e lusinghiero o rispondesse a qualcosa di valido e concreto. Sta di fatto che alcune delle figure da noi tratteggiate, in modo sintetico, non però superficialmente, hanno rappresentato una ‘rivoluzione culturale’ nella letteratura (Céline e Pound e Marinetti, ad esempio) nella filosofia (Martin Heidegger e Giovanni Gentile) nello stile (Gabriele D’Annunzio ed Ernst Juenger e Mishima Yukio) e comunque sono stati, come si diceva un tempo, autori di formazione (la mia, sicuro) e penso a Drieu La Rochelle e a Robert Brasillach (il fratello a me più caro) ed ad Ernst von Salomon (I Proscritti, la prima edizione del ’43, la conservo gelosamente, scovata rovistando a sedici anni sui banchetti di Piazza Fontanella Borghese). E molte le omissioni (premio Nobel, ad esempio, il norvegese Knut Hamsun) E le figure esemplari quali José Antonio e Corneliu Z. Codreanu e Léon Dégrelle (anche qui molteplici omissioni, quali Berto Ricci). Un Novecento, dunque, che ha dato e che solo l’ignoranza e la malafede possono negare, appunto perché i piccoli uomini vivono con arroganza e sicumera l’ignoranza e la malafede…                      

Ecco perché insisto sulla sua inquietudine, perché ironizzo sulla definizione di ‘secolo breve’, perché mi abbarbico alle sue radici, perché dietro il gioco delle maschere che nella mediocrità del presente si sono rese ‘mascherine’ mi illudo forse di preservare il volto e, nella carne e ossa e sangue, sogni e ideali che spinsero ‘la meglio gioventù’ a marciare irridente e fiera per le strade d’Europa nel secolo trascorso e lo si vuole, si pretende – nella servitù dell’oggi in cui dominano i nani i pezzenti i saltimbanchi i guitti – negarne il fuoco che arse indomito nell’anima e nella mente e nel cuore…

 

Immagine: https://www.pixtury.com

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