Notizia frivola all’apparenza: Topolino ha compiuto 90 anni, era il 18 novembre 1928, Mickey Mouse faceva il suo esordio sonoro nel cortometraggio d’animazione Steamboat Willi, proiettato a Broadway (il Colony Theatre) ottenendo una standing ovation di pubblico e critica.
Walt Disney aveva fatto strike con il suo collaboratore Ub Iwerks della Walt Disney Studios dopo due cortometraggi muti prodotti nello stesso anno. L’idea nacque, come sovente accade, forse per caso, un piccolo roditore sobrio nei modi, era solito frequentare lo studio di W. Disney, sic dicunt s’accese l’eureka e il roditore sostituì il gatto Julius. Il primo Paese ad ospitare il topo più vip del mondo fu proprio l’Italia nera, era il 1930, il fumetto esordiva sull’Illustrazione del Popolo supplemento alla Gazzetta del Popolo, quotidiano torinese passato al fu nel 1983.
Ma nel ’32 M.M. diverrà un settimanale curato dall’Editrice Nerbini che anticipò persino il primo numero editato negli U.S.A., poi, nel ’35, passò alla Arnoldo Mondadori Editore fino al ’42 nonostante le restrizioni contro la stampa americana ed un cambio anagrafico da Topolino a Tuffolino. Dal ’49 la Casa editrice cambiò formato (a libretto) e testata ripartendo da 0 nella numerazione fino al 1988 quando la Disney Italia subentrò alla Mondadori a partire dal n. 1702. Grandi festeggiamenti a Milano persino con l’inaugurazione della sala MediCinema dell’ospedale Niguarda proprio in occasione del genetliaco di Mickey Mouse testimonial dell’evento con l’eterna fidanzata.
Ma cos’è il topo antropomorfo nell’immaginario dei lettori se non una rivoluzione dei luoghi comuni su questo piccolo mammifero, visto malissimo in Occidente anche in ragione della peste. Disney recuperò appieno la simbologia del totem topo incarnazione di perfezione maniacale, cura lenticolare dei particolari seguendo un bit rigido, sì o no, scegliendo sempre il bene perseguito con fiuto e determinazione vincenti. E’ il best del cittadino americano con solida etica civile e laica, il “perfettino” onnisciente che ha per spalla un grullo, Pippo, in storie tutte a lieto fine dove il Bene trionfa sempre sul Male (Pietro Gambadilegno). Amor patrio, rispetto delle leggi, dedizione, coraggio, tolleranza 0 verso la disonestà, coniugati ai comuni buoni sentimenti, la fedeltà d’ amore a Minnie, il rispetto per gli amici (pochi), l’affetto per i nipotini Tip e Tap, un cittadino esemplare, ottimista ma senza voli d’artista, quelli non rientrano nel razionalismo protestante che mantiene a règime il sistema.
Casa e lavoro senza chiesa, Topolino salva da ogni guaio la città che porta il suo nome, un SuperMouse provvidenziale dei concittadini, uno Sherlock Holmes in aiuto all’imbranato Commissario Basettoni. Topolino è il pensiero forte dell’America distillato in un cartoon o su carta stampata, un veicolo pedagogico, educativo dei giovani yankees, un modello morale da seguire tradotto in disegni e balloons senza bizantinismi.
Per bilanciare tanto ottimismo Disney creò un personaggio perdente, alternativo, Paperino nato nel ‘34, un Fantozzi pennuto sempre iellato, un po’ di coccio, con l’unica speranzosa risorsa d’ uno zio ricchissimo quanto taccagno, il mega galattico Paperon de’ Paperoni. Due modelli a confronto: quel che vorremmo fossero gli altri compreso lo Stato e quel che siamo, uno iato assai italiano.
Chiudiamo con una vecchia chicca, il giovane Romano Mussolini aveva la tessera di “Amico di Topolino” già nel ’36 e sua sorella Anna Maria vide pubblicato un suo disegno sul fumetto nel ’39, d’altronde nel ‘35 Walt Disney e Lillian, sua moglie, giunti in Italia, erano stati ricevuti a Villa Torlonia da Mussolini in persona, poi accolti con entusiasmo e applausi al cinema Barberini come si conveniva “ad un benefattore dell’umanità” perché cinematografia e fumetti erano strumenti moderni, d’avanguardia nell’ educazione civica e Ben l’aveva capito.