Omicidio con sicario


 

Omicidio con sicario

“L’aborto è omicidio con sicario” giudizio netto pronunciato da Papa Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dalla Slovacchia, e al quale ha aggiunto: “A chi non può capire farei questa domanda: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana? Scientificamente è una vita umana. È giusto farla fuori per risolvere un problema?”.

Nessuno ha risposto alle domande del Pontefice, silenzio di ghiaccio sui media, negli scatoloni vuoti delle tv, senza distinzione di feeling politico, dove girano sulla giostrina brigate di opinionisti vanitosi, quaquaraquà su cavalli a dondolo, il Papa, si sa,  è buono o cattivo se tira l’acqua al mulino di partito altrimenti la sua è voce di uno che grida nel deserto, sbatte sulle dune, né merita dibattiti fosforosi su temi, ahi!, spinosissimi, trasversali da sinistra a destra e al centro degli schieramenti.  Che dire allora quando richiama uomini, donne, politicanti al rispetto della vita inerme, sacra per volere di Dio, al vecchio Padre, come al santo eremita nel bosco, Zarathustra direbbe: “Incredibile, tu vecchio santo non sei ancora giunto a conoscenza della grande notizia riguardante la morte di Dio” o peggio l’omicidio di Dio osserverebbe Martin Heidegger.

Dio è il grande assente in questa parte di mondo abbarbicata all’albero maestro della dea Ragione, la trascendenza un costrutto umano, ingannevole speranza, terra e carne esauriscono l’essere, qui, adesso, rendendo inutile l’etimo stesso di religione, essa è sopportabile, tollerata, se aiuta il potere ad acchetare ribellioni contro la gabbia del pensiero unico, funziona da calmiere,  imbonitore, è  strumento utile al progresso se ribadisce temi cari all’establishment, tutti da condividere, altrimenti  anche per lei…Scomunica!

Per il resto il Dio dei padri è lingua morta, dicono sia un Godot atteso invano, così al Dio che  prende e da il respiro, la ruah ebraica, s’ è sostituito l’uomo unico demiurgo pure della vita, quel bene assoluto, gratuito,  dato a ricchi e poveri, potenti e servi, “arrivati” e affondati. Proprio quella vita che tutto deve ancora costruire, sognare, succhiare, viene uccisa con una cannula, aspirando il fastidioso embrione come fosse una res gettata tra i rifiuti. Il problema dell’ospite indesiderato è così risolto servendosi di un sicario sì, ma laureato! e non perseguibile per legge.

Cerebrali bizantinismi socio-psicologici si aggrappano alla biomedicina (l’embrione non è vitale perché non autonomo), alla legge (l’essere ha giurisdizione solo alla nascita), alle diagnosi di patologie, all’ISEE della gestante, alla violenza sessuale, tutto un mantra che di fatto rende l’esistenza dell’essere il più indifeso un fiore da strappare dalla proprietà uterina della donna, unico giudice di vita o di morte,  calendario alla mano.

Nella vecchia cagna sdentata, l’Europa, solo l’isola di Malta proibisce l’aborto, nel resto dei Paesi le leggi lo consentono, sono un elastico, più larghe o più restrittive (vedi la Polonia), una causa le accomuna, le malformazioni dell’embrione, se esce indenne dall’utero, il diverso acquisisce diritti e sostegno socio-economico, ma se la diagnosi precoce lo giudica un peso perché anormale, di fatto è “scarto” da eliminare.

Le statistiche aggiornate ci dicono che nel mondo vengono “aspirati” con sicario circa 44 milioni di embrioni l’anno, essi non hanno voce, alcuni dicono emettano una smorfia di lamento, non l’udremo mai, gettati tra i rifiuti speciali ospedalieri saranno smaltiti per termodistruzione nelle discariche pubbliche e da lì nelle fogne.

La rinascita di questa Europa, fotocopia del progressismo americano, immersa nei fanghi di mercato e banche, o passa per il rispetto di ogni forma di vita umana, perché sacra e inviolabile, oppure è morte, e questo della vita è un punto “non negoziabile” ben oltre le fedi religiose (un variegato arcobaleno).

Certo i lettori di queste righe storceranno il naso, trovandole integraliste, rigide, medievali e strizzeranno dal cervello i tanti “ma”, “se”, “però” con ragioni diverse che al fondo sono però le stesse che, ammazzati gli dei, hanno instaurato l’idolatria dell’ego.

Accogliere o respingere la vita non è scelta biologica né, tanto meno, una rivendicazione da proprietà privata.

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