Parole alla vaselina


Esistono delle parole, alcune nuove, altre abusate, che vengono utilizzate solo per fregarci, per renderci gradite cose e situazioni che ci creano solo danno e limitazioni di libertà. Il tutto condito con campagne di comunicazione che sono vere e proprie propagazione di notizie false, da accettare come verità assolute, per portarci verso il controllo totale delle nostre vite e soprattutto delle nostre idee.

Siamo ormai in una realtà, specialmente in Italia, dove lo Stato, quello che dovrebbe essere il principio organizzatore della comunità nazionale e il principale difensore degli interessi nazionali, non esiste più. Gli ultimi fatti di politica internazionale e, soprattutto, di politica interna lo dimostrano chiaramente. Senza bisogno di ulteriori commenti.

Anzi, assistiamo con orrore che il nostro popolo esulta, sotto la regia di tutta la stampa italiana e di tutti i partiti esistenti, al massacro indiscriminato del popolo palestinese reso colpevole … della propria esistenza. Anzi legittimiamo questa atroce violenza e questa barbarie con il fatto che siamo “buoni”, “umanitari” e “sensibili”.

Mentre assistiamo insensibili a questa tragedia dell’umanità, facendo un tifo idiota e criminale a favore dei massacratori di turno, non ci accorgiamo di quanto sta accadendo di irreparabile a noi italiani, capaci sempre di sottrarci a tutte le ingiustizie e le prevaricazioni, ma addormentati in una sorta di cappa amorfa, forse a causa di quel siero sconosciuto che ci siamo fatti inoculare, per di più assumendocene la responsabilità in prima persona.
Sono tre le principali parole chiave di questa turpe operazione: “resilienza”, sicurezza” e “comodo”.

La prima è una parola relativamente nuova che sostituisce all’antico concetto latino, che rappresentava la forza morale che non cede, contenuta nell’espressione “mi spezzo ma non mi piego”, con la moderna inversione della frase , propria della società moderna rappresentata dal pensiero debole, meglio conosciuto come non pensiero, dalla mancanza di volontà, dall’assenza dei principi morali, dall’abdicazione da qualsiasi principio di responsabilità: “mi piego pur di non spezzarmi” che con il tempo è diventato soltanto “mi piego e basta”.

Resilienza è la parola attraverso cui abbiamo accettato passivamente il PNRR, quell’enorme debito che stiamo contraendo, per riavere soldi da noi già versati, per costruire strumenti di divisione e controllo delle nostre persone e noi ci siamo piegati; sempre attraverso questa parola stiamo accettando tutte le normative fasulle ed anti-italiane che provengono dalla UE, come sa quel gestore di una spiaggia nelle Marche che a ottobre ha preso una multa di svariate migliaia di euro perché non ha ottemperato alla decisione della UE di chiudere gli stabilimenti balneari il 4 settembre, alla faccia della democrazia e della libertà, e noi ci siamo piegati per farci rifilare (sarebbe meglio dire infilare) queste fregature; e potremmo continuare a lungo.

Con la sicurezza, poi, ci stanno convincendo che è meglio rinunciare alle nostre vite per essere sicuri e quindi non protestiamo che le nostre città siano piene di telecamere e microfoni per controllarci su ciò che facciamo e ciò che diciamo, e poi riempiono le nostre città di disperati senza controllo ed il più delle volte liberi di agire indisturbati, spesso a nostro danno; abbiamo accettato sempre per la sicurezza norme restrittive indegne di uno stato democratico, non capendo che queste norme non sono deterrenti per chi vuole e sa delinquere ma sono solo riduzione e privazione di libertà per le persone oneste.

Mentre la parola resilienza è espressione del servilismo crescente e la parola sicurezza rappresenta uno sfruttamento della pavidità e della vigliaccheria, la parola più subdola è “comodo”.

Io uso le carte elettroniche perché è comodo, rinuncio al contante perché è comodo, mi faccio mettere il microchip perché è comodo, rinuncio alla mia libertà perché è comodo, rinuncio alla mia responsabilità perché è comodo, rinuncio alla vita perché è comodo.

Non si vive per la comodità, si vive per conoscere le vere capacità interiori, passatemi la parola, spirituali di ognuno di noi. Queste si scoprono attraverso la capacità di sacrificio, il mettersi alla prova, attraverso il rispetto di alcuni valori fondamentali, la lealtà, il coraggio, l’onestà, la solidarietà e dando prova di ciò che si è veramente, fregandosene di ciò che si ha. Magari spezzandosi ma mai piegandosi. Questo vuol dire essere Uomini.

Torna in alto