Questo spaccato invernale che va dal 27 Gennaio, al 10 Febbraio, ogni anno ispira i più bassi istinti delle opposte tifoserie, il 27 Gennaio si celebra la giornata delle vittime dell’ Olocausto, con docufilm, servizi, interviste, tutto il sistema, si straccia le vesti, legittimando che, in ricordo di una innegabile tragedia, si permetta alle vittime di allora, di divenire carnefici di oggi. Chi non partecipa o si erge a voce critica rischia sino a 6 anni di carcere. Non è reato invece negare l’esistenza delle Foibe, commemorate il 10 Febbraio, per conservare la memoria della tragedia degli italiani vittime dei partigiani titini, e dell’esodo istriano dalmata.
Il 27 gennaio sulla pagina ufficiale dell’ANPI “Associazione Nazionale Partigiani d’Italia” di Rovigo appare il seguente post: “sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica…Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza…” Rossi e neri si scontrano sull’arena virtuale in nome di una sempre più disattesa libertà di parola, ignari di aver da tempo smarrita quella di pensiero. E poi il Venezuela, i migranti, ecc…
Per caso mentre cercavo di smarcarmi dalle opposte fazioni mi è caduto l’occhio su una notizia, una notizia che viene da lontano, dal democratico Canada, terra accogliente e attenta ai diritti di tutti. Il Canada è patria della maternità surrogata, elargita come bene di consumo a qualunque utente, etero, single, gay; altrettanto munifici si dimostrano nel donare l’eutanasia, la legalizzazione della marijuana è solo l’ultima delle cosiddette conquiste di questa terra di confine. In Canada già dagli anni 70 si sta attuando un genocidio invisibile, la sterilizzazione forzata di madri indigene. A far emergere la notizia e stata la parlamentare del Partito Democratico Niki Asthon, Presidente della commissione permanente sullo status delle donne. In un paese dove la maternità viene elargita urbi et orbi, donne “indigene” sia native americane che inuit, vengono sottoposte a sterilizzazione forzata dopo il primo parto. Secondo quanto riportato, al momento del travaglio l’operatore medico garantisce l’assistenza, solo se la partoriente acconsente a farsi chiudere le tube. Altre raccontano di moduli ingannevoli non tradotti in lingua nativa, altre ancora si rendono conto della mutilazione solo a posteriori. Fino allo scorso anno, Amnesty International ha ricevuto migliaia di denunce di donne sterilizzate contro la loro volontà, ingannate da false dichiarazioni mediche, o addirittura costrette a rimanere separate dai loro neonati fino a quando non avessero accettato la sterilizzazione.
Nel 2015 il sito di bioetica Bioedge rilanciò, i contenuti del libro “An Act of Genocide. Colonialism and the Sterilization of Aboriginal Women” di Karen Stote. Nel testo: “mi interessa far capire che la sterilizzazione forzata è una delle molte strategie politiche impiegate per escludere gli aborigeni dalle loro terre e risorse, e per ridurre il numero di quelli verso cui il governo ha degli obblighi.” Ripensiamo ai campi di concentramento, ai Gulag, alle Foibe, il 20° secolo è stato il secolo delle ideologie, e per farle emergere si è provveduto a “ridurre il numero di quelli verso cui il governo ha degli obblighi”, questo ha portato a tragedie, morti ammazzati ed un giusto ludibrio della storia.
Questo secolo dove regna sovrana l’ultima, unica ideologia, quella del liberismo totalizzante, delle libertà totali sganciate da ogni appartenenza, pare più tenero, i governanti salvo poche eccezioni non sterminano ipotetici nemici, semplicemente non gli fanno nascere. Le varie rivoluzioni colorate, le guerre, le sanzioni, vengono fatte in nome della democrazia, quella che tutela tutti, tranne chi mantiene un legame con la propria terra, solo spezzando tali legami si può arrivare al nuovo ordine mondiale sognato dal capitale. I popoli che hanno ancora radici, diventano il male, siano gli inuit canadesi, gli indios venezuelani schierati con Maduro, Il popolo siriano che ha difeso con le unghie e con i denti la propria cultura, i palestinesi, i libici, i filippini di Rodrigo Duterte, i nord coreani di Kim Jong-Un, o gli italiani che rifiutano l’invasione. Mi risuonano in testa un vecchio successo di Gino Latilla del 1957, “Le ragazze che passavano di là-dicevano / che bella la casetta in Canada / ma un giorno, per dispetto, Pinco Panco l’incendiò / e a piedi poveretto senza casa lui restò…”