Il prof. di greco Morelli cammina avanti e indietro per l’aula schivando agile cattedra e banchi, imperterrito fuma una White Horse dopo l’altra, mentre spiega la nascita della tragedia. Ha premesso che, tonti noi, non avremmo capito nulla ma che, ligi al dovere, avremmo finto, muti e attenti. Quarto ginnasio. E tira dritto per tutta l’ora e poi, di nuovo, per delle ore successive. Un mondo nuovo ci si apre, simili a naviganti che, alfine, scorgono terra a cui approdare. Altro che il giudeo Cristoforo Colombo e i marinai, straccioni ed avidi, sulle tre caravelle… Le ricchezze che scopriremo, parola dopo parola, saranno immagini balsamo duraturo e tenace nella mente e nel cuore. Torno a casa e ho deciso, per sempre. Se da una cattedra si possono dire e suscitare tante e simili emozioni, dischiudere universi oltre il cielo stellato, caleidoscopi vari e di molteplici e luminosi colori, allora vale la pena andare incontro al proprio destino e fare con esso un tutt’uno nonostante la volgarità dell’ora con auree prigioni senza sbarre e chiavistelli al secondo braccio di Regina Coeli ma ovunque e dappertutto e resistenti, tele di ragni schifosi, i colleghi imbecilli carnefici e prede dell’ideologia del pregiudizio a maschera dei luoghi comuni della menzogna reiterata dell’ignoranza servile mentre, anno dopo anno, i capelli e la barba si ingrigiscono eppure saldo in te “di nuovo ruggisce il leone”.
Il re Mida insegue nel bosco il Sileno che, stanco d’anni e antico sapere, nella radura sosta e si fa raggiungere. Il sovrano ha solo una ed essenziale domanda da porgli ed esige risposta. Il senso dell’esistenza, quel nascere che porta in sé, ineluttabile, la necessità del morire. Soltanto il Sileno conosce, egli che fu fin dai primordi presente, il senso del non senso, di quell’essere che si snoda nel divenire, che dal nulla al nulla ritorna. – Meglio sarebbe stato il non aver domandato, sogghigna, ma te lo dirò visto che me lo chiedi. Meglio sarebbe il non nascere, ma se nasci il meglio consiste nel presto morire -…
Una visione cupa un deserto senza oasi e fonte d’acqua un cammino ove il passo si rende sempre più stanco e inutile. In un campo di grano tagliarsi la gola con il rasoio o nella nuda stanza appoggiare il freddo acciaio del revolver a fermare il battito del cuore. Alle origini il re Mida e il Sileno mostrano la condizione umana nella nudità senza orpello alcuno e, al contempo, fu il greco arcaico che trasse, tramite il mito, la salvezza – nell’ebbrezza del dio Dioniso che trascina nella danza e nelle belle forme che l’arte cattura dalla materia il dio Apollo, complementari e solo in conflitto fra di loro. Solo il greco arcaico tradusse quanto ogni popolo avvertì agli esordi di sé stesso in ogni latitudine e sotto il medesimo cielo. Prima di Nietzsche. E il prof. Morelli ci dischiudeva spaziando oltre i confini lambiti dal mar Egeo. E vantava, quasi a farne memoria sua e a noi ignari, d’essere stato discepolo di quel prof. Goffredo Coppola, latinista, che il 28 aprile del ’45 ormai altro da sé, con passo quieto e sicuro, come in una danza silenziosa, andava verso la spalletta del lago di Como e a fronte del lurido plotone d’esecuzione…