Quali forze collegare [1]

 

Quali forze collegare [1]

Come abbiamo osservato, la crisi del sistema finanziario in atto, a nostro avviso, ormai irrisolvibile, se non si esce dallo schema del liberismo, l’ultimo mostro ereditato dai secoli  passati, non è sufficiente a far sorgere una speranza di rinascita dell’uomo, delle sue capacità creative e della sua volontà di costruire un futuro diverso per le generazioni a venire. Per fortuna nel mondo si vedono tanti segnali spontanei di rigetto verso la mercificazione dell’uomo. Questi segnali vanno interpretati e collegati in un unico fronte.

Un dato impressionante emerge agli occhi di tutti coloro che prestano attenzione agli eventi della politica internazionale: tra i popoli più poveri si annoverano gli abitanti di territori molto ricchi per risorse naturali e materie prime. E’ un dato che deve far meditare moltissimo. Di esempi clamorosi e noti ve ne sono a decine: quasi tutto il Sud-America, i paesi arabo-islamici, le nazioni del centro-Africa…

E’ proprio in questi territori che si sente in modo tangibile l’esistenza di un potere sovrannazionale che, non solo limita l’autonomia decisionale dei governi locali, cosa che d’altra parte avviene anche in Italia, ma addirittura impone e dispone in modo diretto le scelte fondamentali per quei popoli. La cosa sul posto è talmente evidente che spiega il gran manovrare dei servizi segreti internazionali, in particolare della CIA americana. In genere tutto il Sud-America è stato scelto, per la sua collocazione geografica a ridosso del Nord-America e per la ricchezza inesplorata delle sue risorse, come serbatoio e riserva di risorse future. E’ comunque una situazione esplosiva facilmente controllata per la mancanza di una strategia globale anti-capitalista, ma che in questi ultimi anni sta dando vita a fenomeni politici territoriali che potrebbero portare imprevedibili sviluppi futuri e profondi “dispiaceri” ai detentori delle risorse.

Altro notevole fenomeno è il drammatico andamento dello sviluppo demografico dei popoli. Infatti, da un’analisi sommaria, si nota subito come le nazioni più sviluppate dal punto di vista industriale, e quindi meglio inserite nella società dei consumi, determinata dal capitalismo, sono le nazioni ad incremento demografico nullo: quindi formate da popoli in via di invecchiamento. Al contrario i popoli, cosiddetti sottosviluppati, a basso reddito economico, hanno uno sviluppo demografico impressionante da solo sufficiente a creare seri problemi di convivenza in vaste aree geografiche.

Il sistema di potere sta cercando di utilizzare questo fenomeno favorendo  inarrestabili flussi migratori per destabilizzare le nazioni europee più industrializzate, aprire le porte del mercato a masse ingenti di nuovi consumatori e indebolire la resistenza delle identità culturali attraverso lo sradicamento degli uni e l’imbarbarimento degli altri. Questa nuova forma di genocidio è realizzata con la complicità criminale dei nuovi trafficanti di esseri umani, ammantati di legittimità internazionale, quali sono alcune ONG.

Strettamente collegato al problema demografico è  quello tragico dell’allucinante distribuzione delle risorse alimentari, distrutte per abbondanza nei territori a decremento demografico ed inesistenti in altri territori per l’applicazione paranoica e parossistica delle cosiddette leggi di mercato. Questo collegamento crea una miscela esplosiva sufficiente da sola a far saltare qualsiasi sistema di potere.

E’ proprio cercando risposte che risolvano anche scottanti problemi economici, ma soprattutto affrontino il dramma degli uomini e dei popoli nella loro globalità, che, da numerose nazioni dell’Africa nera, sorgono continue richieste di confronto e di aiuto soprattutto culturale verso l’Europa, che, per storia, cultura e tradizione, è sempre stata faro e riferimento, nel bene e nel male, per tutta l’umanità.

In questo richiamo, in questo urlo di dolore, c’è tutta la valenza positiva di un malessere e di  quale possa essere la via per affrontarlo e risolverlo.

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