Quel gran pezzo dell’Ubalda

 

Quel gran pezzo dell’Ubalda

Benvenuti nel 1984, il tanto celebrato anno immaginato da George Orwell nel suo romanzo pubblicato nel 1949, sembra arrivato, seppur con 37 anni di ritardo. Nel romanzo, un “Grande Fratello” arriva ad imporre un linguaggio, inadatto all’espressione delle potenzialità critiche del pensiero. Orwell ha presentato in modo così accurato processi mentali e strutture linguistiche funzionali ad un regime  totalitario, che 1984 è diventato citazione d’obbligo nei manuali di psicologia e negli studi sulla comunicazione. Procuratevi il libro, tassativamente in supporto “cartaceo”, possibilmente insieme alla Divina commedia, a Platone, Erodoto, Aristotele, Tucidide, libri di storia in generale, e procuratevi anche i DVD o meglio ancora i VHS (meglio non fidarsi dei supporti digitali) di film classici, da Via col vento a Greese, passando per Pasolini, o la commedia scollacciata italiana degli anni ‘70, poi nascondeteli in una fossa scavata il giardino magari insieme ad una Luger od ad un Kalashnikov, per evitare che la psicopolizia ve ne trovi in possesso. Questo 2021, inizia con i divieti, divieto di assembramento, divieto di mobilità, divieto di festeggiare con i propri cari, comunità, famiglie, anche i rapporti all’interno di una coppia (etero), sono sconsigliati, e mentre si resta chiusi nelle case impossibilitati a vivere una vita “reale” il grande fratello si prepara a modificare anche la ns. fisiologia con vaccini “pseudo” obbligatori a RNA, ed a passare come una cimosa sulla lavagna della storia.

Alla Lawrence High School nel Massachusetts, il consiglio di istituto ha deciso di bandire l’Odissea di Omero ed altri classici della letteratura mondiale, perché portatrici di idee non conformi alle moderne norme di comportamento.  Gli artefici di questa genialata, insegnanti e attivisti della sinistra liberal e politicamente corretta, con l’hashtag #DisruptTexts, prendono di mira i grandi classici della cultura, dell’arte, della letteratura per sostituirli con modelli più inclusivi e “antirazzisti”. Come racconta Meghan Cox Gurdon sul Wall Street Journal, questi insegnanti sostengono che gli studenti non dovrebbero leggere storie scritte in altre epoche, specialmente quelle in cui “razzismo, sessismo, antisemitismo e altre forme di odio erano la norma”. Tanto per fare un esempio di questa mentalità, un insegnante di inglese di Seattle Evin Shinn spiegava, nel 2018, che avrebbe preferito morire piuttosto che insegnare “La lettera scarlatta”. Il “comitato per i diritti umani” Gherush92, organizzazione internazionale, consulente delle Nazioni Unite e fautrice di progetti di educazione allo sviluppo, ha proposto di censurare “La Divina Commedia” in quanto antisemita, razzista e omofoba. La presidentessa di Gherush92 Italia, Valentina Sereni, propone che i programmi scolastici saltino a pie’ pari i passi danteschi «offensivi e discriminatori», per esempio il XXXIV canto dell’Inferno, in cui Giuda Iscariota viene raffigurato tra le fauci di Lucifero, per non parlare dei brani islamofobi, o omofobi, come il XXVI canto del Purgatorio in cui i «gay» vengono equiparati ai lussuriosi secondo natura? Torniamo a #DisruptTexts, I suoi sostenitori ritengono che qualsiasi letteratura mondiale che non ritragga le norme che detengono oggi in termini di ruoli di genere, violenza e uguaglianza razziale debba essere bandita nell’interesse di plasmare una nuova generazione a cui non sarà permesso di entrare in contatto con concetti che sono “resistenti”, non solo non vogliono che i loro studenti emulino questi comportamenti, vogliono vietare i libri che li contengono, vogliono vietare i libri che ritraggono violenza, ruoli di genere tradizionali e razzismo.

Heather Levine docente presso la Lawrence High School si dichiara orgogliosa di aver rimosso l’Odissea dal curriculum in quanto Poema razzista e non al passo con i tempi. In 1984 quando un sovversivo viene fatto sparire dal partito, si applica la damnatio memoriae: viene cioè eliminato, da tutti i libri, i giornali, i film e così via. “Ogni disco è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni immagine è stata ridipinta, ogni statua e ogni edificio è stato rinominato, ogni data è stata modificata. E il processo continua giorno per giorno e minuto per minuto. La storia si è fermata. Nulla esiste tranne il presente senza fine in cui il Partito ha sempre ragione”. Negli U.S.A. la corsa al giudizio politicamente corretta, negli ultimi anni era iniziata con la messa al bando di classici americani come Tom Sawyer, e Le avventure di Huckleberry Finn perché includevano la parola “nero o negro”. Oltre alla storia si vuole impedire anche la conoscenza della propria lingua. Secondo il romanziere Padma Venkatraman “(..) i bambini non dovrebbero essere esposti a opere di letteratura in cui il razzismo, il sessismo, l’abilità, l’antisemitismo e altre forme di odio sono la norma (..) nessun autore deve essere risparmiato in questo tentativo di cancellare la storia letteraria” .

La piattaforma di video in streaming Hbo rimuove dal proprio catalogo il film del 1939 “Via col Vento” diretto da Victor Fleming e prodotto da David O. Selznik, adattamento dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell. Un portavoce lo ha dichiarato a Variety spiegando che si tratta “di un prodotto del suo tempo e raffigura alcuni dei pregiudizi etnici e razziali (..) mantenere questo titolo senza una spiegazione e una denuncia di quelle rappresentazioni sarebbe irresponsabile”. 26 dicembre 2020, anche il film culto del 1978, diretto da Randal Kleiser “Grease” interpretato da John Travolta entra nel girone del politicamente scorretto. Sul Daily Mail si apre la polemica per l’identificazione di  Grease come film sessista, omofobo, misogino ed eccessivamente bianco, sono queste le accuse mosse da un gruppo di giovani spettatori su Twitter. Ma cos’ha turbato i (nuovi) telespettatori di Grease? Nel mirino è finita una delle scene cult del film, quella in cui Danny canta Summer Nights, descrive i suoi tentativi di sedurre Sandy e il coro gli risponde «Tell me more, tell me more, did she put up a fight?» («Dimmi di più, dimmi di più, lei ha lottato?»). Questo passaggio, riporta sempre il Daily Mail, è stato etichettato come possibile incitamento allo stupro. Ma non sono piaciute nemmeno le scene in cui Putzie, un amico di Danny si sdraia sul pavimento per guardare sotto le gonne a ruota delle studentesse e neppure quando Vince Fontaine, l’annunciatore radiofonico, dice ai ballerini di evitare di formare coppie dello stesso sesso. Insomma, bocciato su tutta la linea, tanto che il giornalista del Daily Mail si è spinto a chiedere che il musical non venga mai più trasmesso in tv e che venga bandito dai saggi finali nelle scuole di danza.

 Nel paese delle “Genti dove il si suona” tanto per citare una frase dello squadrista e camicia nera Alighieri Dante, si è fatto anche di peggio, si è arrivati alla censura della pagina  di una nota marca di pasta, “La Molisana” colpevole nel proprio sito di aver tracciato la storia della propria azienda citando produzioni di epoca coloniale, dove alle penne, ed agli spaghetti si producevano formati di pasta dai nomi esotici, Tripoline, Bengasine, Abissine”, nella descrizione nessun intento celebrativo, solo una fiera descrizione della propria storia aziendale, ma che è costata alla ditta fra le poche ancora “Italiana”, il linciaggio mediatico e sicuramente un drastica riduzione del fatturato. Presto sarà messa al bando tutta la cinematografia pre 2000, tutti i testi “classici”, i fumetti “neri” degli anni ‘70, i vinili, tutto ciò che può essere conservato in forma “materiale” cioè non censurabile dalla rete, vedere “Quel gran pezzo dell’Ubalda” sarà considerato un gesto rivoluzionario.

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