Regioni e ragioni

 

Regioni e ragioni

14 febbraio giorno di San Valentino, gli innamorati si scambiano regali, fra i cadeau da scambiare tra i due Vicepremier, si parla della riforma delle autonomie Regionali.

Il carroccio vuole portare presto a casa l’autonomia rafforzata di Veneto, Lombardia ed Emilia. Il ministro per gli affari regionali Erika Stefani avverte:. Ci sono ancora nodi politici da sciogliere, perché alcuni ministri titolari dei dicasteri, Infrastrutture, Salute, Cultura e Lavoro non intendono cedere ulteriori pezzi di sovranità.

Da sinistra, a parte l’outsider Vincenzo De Luca che ha presentato la richiesta di Autonomia per la Campania, parte un attacco sistemico contro le autonomie Regionali, dimentichi, che più di Salvini o Bossi, sono stati proprio i governi di centrosinistra con la riforma del Titolo V della Costituzione a portarci a questo punto.

Il Titolo V è quella parte della Costituzione italiana in cui vengono disegnate le autonomie locali, l’attuale struttura delle regioni deriva da una serie di riforme iniziate negli anni 70 e terminate con la riforma del 2001, approvata con una maggioranza di centrosinistra. Nell’ambito del procedimento instaurato con il Governo, dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia, si richiede il riconoscimento di ulteriori forme di autonomia. Le materie sulle quali è possibile trasferire maggiore autonomie alle regioni sono 23, venti di “legislazione concorrente”, indicate dall’articolo 117 della Costituzione, (rapporti internazionali e con l’Unione europea, commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, professioni, ricerca scientifica e tecnologica, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti, grandi reti di trasporto, ordinamento della comunicazione, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, previdenza complementare, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, valorizzazione dei beni culturali e ambientali, organizzazione di attività culturali, casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito, enti di credito fondiario e agrario). Le altre tre materie, organizzazione della giustizia, norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali, sono di competenza esclusiva dello Stato ma possono essere trasferite alle Regioni in base all’articolo 116 della Costituzione.

Nella richiesta di autonomia della Campania non ci sono tutte le stesse funzioni che chiedono le altre Regioni, De Luca non ha richiesto l’autonomia scolastica, in quanto, parole sue: “La scuola è uno degli elementi di costituzione e mantenimento dell’unità patria. Quando si dice scuola autonoma, assunzioni regionali per docenti, possibilità di definire programmi scolastici differenziati, si pensa a spezzare l’unità del paese che prima che economica è storica, ideale, spirituale.”

Fermo restando il nostro giudizio tutto sommato positivo su questo governo, che rappresenta il primo vero tentativo di rottura con il mondialismo politicamente corretto, non posso che ritornare con la mente e con il cuore a Napoli, 1948, dove fra il 27 e 29 giugno si tenne il primo congresso del M.S.I. Il comitato centrale approvò tre relazioni: con la relazione Politica interna, il Msi si oppose all’istituzione delle Regioni, con la relazione Politica Estera rifiutò il Trattato di Parigi; con la relazione Politica sociale ed economica, fu proposta una sintesi tra socializzazione e corporativismo in contrapposizione al libero mercato.

Le Regioni furono dall’inizio il declino dello stato italiano, il raddoppio degli sprechi, un favore fatto a tutte le consorterie, dalla partitocrazia alla Massoneria, alle associazioni mafiose, agli interessi di lobby e paesi stranieri. Con la riforma del 2001 vi fu un aggravio ulteriore del concetto di “Stato”, con queste ulteriori autonomie lo Stato nazionale e sovrano rischia de facto di scomparire. Chi conosce un pò di storia Patria, sa che l’Italia fu unita nel nome di uno Stato centrale fondato su province e prefetture, ad imitazione del modello napoleonico.

Governi di Destra di Sinistra e del Cambiamento con fini probabilmente diversi promuovono privatizzazioni e autonomie come panacea per i mali del nostro paese, ma noi come nel titolo dell’Intervento di Diego Fusaro al nostro Convegno a Montecatini terme, osiamo:  “Pensare Forte, Pensare Altrimenti”,  la rivoluzione sarebbe la ri-nazionalizzazione di settori strategici, e l’ abolizione delle Regioni, unico modo per mettersi realmente in: “contrapposizione al libero mercato.” come auspicato nel Congresso Missino del 1948.

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