Riflessioni sul libro Generazione Erasmus

 

Riflessioni sulla conferenza di presentazione del libro: L’inganno antirazzista

 Generazione Erasmus, i cortigiani della società del capitale e la “guerra di classe” del XXI secolo, autore Paolo Borgognone: un libro che già dal titolo si presenta geometricamente potente, preciso nell’utilizzo dei termini, fragoroso nei contenuti. Un testo di quelli da definire “fondamentali” per la formazione dei rivoluzionari dell’oggi e del domani, poiché infila la lama proprio al centro del corpo del nemico.

Sempre più spesso i giovani studenti occidentali usufruiscono di borse di studio che permettono loro di studiare all’estero. Questo apparentemente geniale e favorevole progetto, denominato appunto “Erasmus”, è in realtà un addestramento ideologico neoliberale, imposto ad arte dalle strutture dominanti, le quali sono giunte ad un tacito compromesso con i millennials: in cambio della possibilità di girare l’Europa e sperimentare tutti quei tipi di attività giovanilistica da “paese dei balocchi” liquido-moderno, drogarsi, sesso libero, ubriacarsi, fare il turista ecc., essi vengono cooptati come avanguardia culturale e ideologica del mondo occidentale. Avanguardia che andrà a ricoprire un domani il ruolo che è dei bassi funzionari del potere, dei lacché, dei cani da guardia del grande capitale.

Milioni di ragazzi totalmente ideologizzati pronti ad essere i difensori del politicamente corretto, e quindi del liberismo, in nome della loro voglia di non prendere una posizione, di divertirsi e basta, di non avere radici e riferimenti alcuni. In sintesi, prendendo in prestito alcune delle parole che l’autore stesso utilizza, la Generazione Erasmus non è altro che una trovata mediatica orchestrata dal “mainstream” ideologico liberale, per costruire una narrativa funzionale all’esaltazione e alla definizione di un ceto antropologico ben determinato, ossia quello dei giovani sradicati, soggetti e oggetti di processi di socializzazione conformistica di massa.

Detto questo, si intuisce perché l’autore definisca i giovani facenti parte di tale progetto, o meglio sarebbe dire di tale dimensione ideologica e culturale: “i cortigiani della società del capitale”; ebbene perché banalmente essi sono il prodotto della società odierna, in particolare del sistema produttivo contemporaneo, cioè flessibili e precari, guardiani dell’ordine economico esistente. Un ordine, quello liberista, che si riproduce in economia attraverso la società precarizzata e dello sfruttamento, e nella cultura attraverso quelle che sono le dinamiche del politicamente corretto e del cosmopolitismo che tutti ben conosciamo, “modus vivendi” dei ceti più ricchi, che possono permettersi stili di vita lontani anni luce da quelli del popolo che lavora.

Tutto questo ha ovviamente a che fare con la guerra di classe contemporanea, che “di classe” non è più, in quanto essa non si sviluppa solo su questioni e presupposti sociali, posto che l’abbia mai fatto, ma anche e soprattutto su linee di frattura di tipo culturale e ideologico, tra i sostenitori e gli oppositori dei processi di globalizzazione capitalistica e quindi dell’imperialismo americano. 

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