Riflessioni sulla conferenza di presentazione del libro: L’inganno antirazzista

 

Riflessioni sulla conferenza di presentazione del libro: L’inganno antirazzista

 “L’inganno antirazzista – come il progressismo uccide identità e popoli.”

Basterebbe il titolo per fare del libro in questione, un arma dei giorni nostri, un grimaldello con cui forzare e capire i molteplici intrecci sociali, culturali, ideologici, che si celano dietro il paradigma liberale dell’antirazzismo, dell’immigrato uguale risorsa, del buonismo pietoso di facciata, del business dell’accoglienza, della negazione perpetua delle nostre radici; in sintesi dietro la logica della società multiculturale e multirazziale.

Stelio Fergola, giornalista professionista, direttore del quotidiano online di controcultura “Oltre la linea”, ha presentato questo libro nella sede della Comunità Militante Soliferrum, in collaborazione con la redazione de Il Pensiero Forte.

Un libro sicuramente coraggioso, poiché mette in discussione alcuni dei paradigmi della società occidentale, e tenta, riuscendoci a pieno, di analizzare le cause e le conseguenze sociali, culturali, antropologiche che sono in essere nel macrofenomeno che è l’immigrazione. Con questo testo, l’autore “schiaffeggia” la cultura dell’accoglienza e tutti i suoi promotori, giornalisti, politici, banchieri, funzionari del sistema e cani da guardia del capitalismo finanziario, che ormai da anni contribuiscono a quell’esperimento di crudele ingegneria sociale, che è la società multiculturale.

Esperimento che passa per la negazione della propria cultura, delle proprie origini, delle propria identità etnica (che secondo i profeti progressisti è un’invenzione), e addirittura della propria lingua, per arrivare quindi alla distruzione totale della società e alla progressiva scomparsa delle differenze culturali tra i popoli. Poiché smantellando passo dopo passo ogni presupposto culturale che fa da legante per la comunità, si minano le fondamenta stesse della società, la quale abbisogna ovviamente di un “minimo comune denominatore”, che la renda unione comunitaria di genti si diverse, ma accomunate in senso storico – etnico – culturale. Inoltre eliminando ogni differenze culturale tra i diversi popoli, l’essere smette di esistere in quanto tale, e viene soppiantato dal consumatore internazionale, un individuo senza Patria e senza radici, che non vive all’interno di un contesto comunitario – “tra il campanile e la campagna” – bensì nella spietata giungla liberista del mercato globale.

Allora chiudendo il cerchio, qual è la logica antistorica della società multiculturale? Ovviamente la creazione di un mondo senza popoli e senza nazioni, abitato non più da persone ma da individui apolidi che obbedienti solo alle leggi del mercato. L’importazione di milioni di “schiavi” dall’Africa subsahariana è solo uno dei passaggi chiave di questo esperimento, che è prima economico e poi ideologico, nella misura in cui la necessità del mercato di nuovi orizzonti di consumo e di nuova manodopera a basso, viene coadiuvata e amplificata in senso culturale dal paradigma ideologico dell’antirazzismo, che racchiude tutte le negazioni pretestuose brevemente analizzate.

Una conferenza quindi, che ha certamente stimolato la riflessione dei presenti, e ha prodotto un interessante dibattito sul tema. In conclusione, il libro di Stelio Fergola rappresenta, come detto prima, un’arma da maneggiare con cura, con la quale riuscire a formare sé stessi e gli altri, e quindi a difendersi dalle imposizioni ideologiche della sinistra mondialista e della destra del denaro, facce della stessa medaglia, entrambe avanguardia del pensiero debole postmoderno.

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