28 aprile 1937, Benito Mussolini, inaugura Cinecittà, un complesso composto da 73 edifici, tra cui 21 teatri di posa.
Il Duce aveva sempre creduto nella Cinematografia, storica una sua frase: La Cinematografia è L’Arma piu Forte” Il Cinema italiano degli anni 30, 40 ci regala capolavori come Vecchia guardia, L’assedio dell’Alcazar, Giarabub. Il 31 luglio 1944 si costituì la “Commissione di epurazione”, per molti registi, Alessandro Blasetti, Goffredo Alessandrini, Carmine Gallone e Augusto Genina, vi fu l’allontanamento forzato dal Cinema, per altri, ci fu il plotone d’esecuzione, una delle storie-simbolo, è certamente quella degli attori Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, che dopo l’8 settembre scelsero di aderire alla Repubblica Sociale, erano belli, ricchi, e felici, lei era in attesa di un Bambino, furono freddati di notte, con una raffica di mitra, in via Poliziano a Milano, secondo il capo partigiano Vero (al secolo Giuseppe Marozin) su ordine del futuro Presidente “Più amato dagli Italiani” Sandro Pertini.
Da Allora i Vincitori si sono appropriati del mezzo cinematografico, e dei suoi succedanei, dal dopoguerra si contano sulle dita quelle produzioni italiane che hanno provato a dare una diversa interpretazione della storia, una breve lista, sicuramente non esaustiva, può iniziare con “La Ciociara” film del 1960 diretto da Vittorio De Sica. La trama del film è incentrata sulle “marocchinate” cioè gli stupri di massa avvenuti in Italia da parte delle truppe di liberazione.
1969 Giorgio Ferroni dirige La battaglia di El Alamein rappresentazione dell’Eroica resistenza Italiana contro l’8ª armata britannica. Nel 1977 esce nelle sale Il prefetto di ferro, di Pasquale Squitieri racconta le gesta del prefetto Cesare Mori, nel film si evidenziano i meriti del Fascismo nella lotta antimafia in Sicilia, poi interrotta dallo sbarco alleato avvenuto con il consenso e con l’appoggio dei clan. Porzûs film del 1997 diretto da Renzo Martinelli, ricorda l’Eccidio di Porzûs, dove nel febbraio del 1945 un intero reparto dei Partigiani Bianchi della Brigata Osoppo, venne massacrato dai gappisti comunisti. Texas 46, film del 2002 diretto da Giorgio Serafini.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, negli usa vi erano oltre 50.000 prigionieri militari italiani. Fu chiesto dagli americani di abiurare il Fascismo, ed aderire allo “Italian Service Unit”: chi non lo fece divenne “non cooperatore” e inviato nel “Fascists’ Criminal Camp”. Il sangue dei vinti, film del 2008 diretto da Michele Soavi, ispirato dall’omonimo saggio storico di Giampaolo Pansa. Il segreto di Italia, film del 2014 diretto da Antonello Belluco. La pellicola racconta dell’eccidio di Codevigo, avvenuto nel 1945, l’esecuzione di 136 tra militi della G.N.R. e civili da parte dei Partigiani della 28ª Brigata Garibaldi.
Il 15 di Novembre nelle sale italiane che avranno il coraggio di distribuirlo uscirà il film di Maximiliano Hernando Bruno, Red Land (Rosso Istria), che ricorda le stragi delle foibe, in particolare, si concentra sulla figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all’Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani.
Sulla pagina Facebook del film, sono già iniziate minacce di boicottaggio, e accuse di revisionismo indirizzate al giovane regista, a inviarle, i buoni e democratici adepti dell’accoglienza, quell’accoglienza che i loro Padri negarono agli esuli italiani che al termine della seconda guerra mondiale furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni in Istria, Quarnaro e Dalmazia, quei profughi stipati tra la paglia all’interno dei vagoni merci il 18 febbraio 1947 giunsero alla stazione di Bologna, dove la Croce Rossa Italiana aveva preparato dei pasti caldi. Qui, sindacalisti CGIL e iscritti al PCI, diramarono dai microfoni della stazione un ultimatum, “Se i profughi si fermano per mangiare, uno sciopero bloccherà la stazione”. Il treno venne preso a sassate, le vettovaglie, e il latte, destinato ai bambini furono gettati fra le Rotaie. L’Unità scrisse:..Non riusciremo..a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città…impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori..non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.»
Al di là dei meriti artistici di questi Film, invitiamo i nostri lettori ad andare al cinema, solidarizzando con chi dopo 70 anni ha il coraggio di riappropriarsi di quell’arma da troppo tempo in mano al Nemico.