Scuola di Pensiero Forte [11]: politica dell’individuo, del comune e del consumo
Ci troviamo, adesso, a considerare brevemente quali sono i risvolti politici di individualismo, collettivismo e consumismo.
Fermo restando che approfondiremo alcuni degli argomenti che qui, ora, citiamo funzionalmente alla spiegazione, dobbiamo sempre tenere presente che una matrice cattiva porta sempre frutti cattivi, e questi sono sempre nuovi e sempre peggiori.
Una politica individualista, che mette quindi al centro l’individuo nella sua amplificazione egoistica e narcisistica, dove l’interesse dell’uno è consacrato come paradigma normativo ed esecutivo di tutta la società, genera il mostro del capitalismo (tratteremo in seguito più approfonditamente).
Il finalismo dell’azione politica si colloca nel soddisfacimento del massimo piacere e guadagno del “più forte”, sia esso per statura di prepotenza, sia per abilità economiche, e così via; ogni fatto politico viene coniugato con la conquista dell’obiettivo dell’individuo; la persona, anzi le persone, sono delle monadi che coesistono in uno scontro fra titani dove si alternano periodi di pace apparente e di battaglia spietata.
L’uomo ne esce così alienato dalla sua vocazione sociale. L’altro non è più un mio simile con cui condividere la vita e raggiungerne il perfezionamento, bensì un avversario che ostacola il mio fine, o al limite un servo utile per concretizzarlo.
Possiamo ammirare le catastrofiche conseguenze di questa ego-latria soprattutto nel cosiddetto Occidente post-moderno, dove regnano la finanza e il libero mercato, che dettano legge sulla teleologia delle persone.
Dall’altro lato, una politica collettivista, dove la persona è annullata in una entità plurale, porta al demone del comunismo (anche di questo parleremo meglio in seguito). Qui vediamo l’estremo opposto, dove non conta più la realizzazione della persona nella sua identità unica ed irripetibile, bensì solo il “comune”, la collettività, ciò che ruota attorno ad una somma di plurali che viene determinata come “identità” valida per tutti.
Ecco che non conta più chi sono io, e nemmeno tanto chi siamo noi, ma cosa è ciò che ci include e accorpa. La persona viene sacrificata nella sua realizzazione personale, predisponendone una che debba essere valida per tutti indifferentemente, annientando così l’aspirazione del singolo e la sua realizzazione autentica e veritiera.
Un esempio tangibile lo scrutiamo nelle varie forme di governo, passate e presenti, in cui questa ideologia è stata applicata, nelle quali l’essere personale è fattualmente annichilito a favore di una utopica felicità.
Non può mancare uno sguardo agli effetti che il consumismo provoca sulla politica. Inutile dire che questo morbo è catastroficamente permeato in tutti i pori della società, portando a quello stile di vita pressoché globalizzato per il quale la persona è definita secondo il rapporto produzione-consumo che le spetta algoritmicamente.
“Produci-Consuma-Crepa”, lessi una volta su un muro del centro di una città. Queste tre parole sono il riassunto emblematico della perdita di orientamento di una politica che funziona su di un sistema economico-finanziario che rende l’uomo schiavo di ciò che ha creato. L’uomo-dio di nietzschiana memoria che realizza la sua impotenza morendo per gli effetti della sua presunta onnipotenza.
È evidente che questi sistemi politici non hanno assolutamente a che vedere col senso stesso della politica, e che il loro fine altro non può essere che l’auto-distruzione dell’uomo e il crollo integrale, per implosione, della loro struttura ideologica. Niente di forte può nascere da qualcosa di così debole, vacuo, insignificante.
Andiamo avanti con la nostra formazione per scoprire sempre meglio come rifondare il pensiero forte.