Scuola di Pensiero Forte [31]: la società non può vivere senza l’Ordine Sociale
Proseguendo il nostro studio formativo, cerchiamo di comprendere, adesso, il rapporto che c’è fra l’Ordine Sociale e la società.
Nello scorso articolo è stato interessante introdurre il concetto di “ordine”, sia in senso teorico che pratico, per realizzare che si tratta di un elemento che fa parte del nostro vivere molto più di quello che pensiamo. Non possiamo vivere senza avere un ordine, senza darci un ordine, perché esso stesso è regola di funzionamento di una grande varietà di cose, sia interiori a noi, come il pensiero, sia esteriori.
È proprio di questo secondo aspetto, l’esteriorità dell’ordine, che ci interessiamo adesso.
Il mio vivere come persona avviene nel mondo; questa datità del mio essere determina una relazione con gli altri soggetti e da queste relazioni nascono delle strutture sociali: dalla famiglia, primo nucleo originario, alle comunità, alla Nazione e così via, allargando l’orizzonte e la complessità dei rapporti.
Tutto questo può avvenire, facciamoci caso, solo se c’è un ordine, che appunto definiamo sociale.
L’ordine sociale è il codice genetico della società: questo codice determina tutto lo sviluppo dell’organismo societario, stabilendone gli assiomi morfologici, i meccanismi relazionali, le micro e macro interdipendenze, palesandone il fine ultimo. Per ciò che riguarda l’interno della società, l’ordine sociale è uno dei più importanti elementi costitutivi. Certamente non è l’unico, ed è altrettanto vero che la società non vive solo da se stessa ma ha a che fare con l’ambiente esterno e i suoi contatti.
In aiuto ci viene la Storia, tramite la quale possiamo facilmente riscontrare quanto abbiamo appena detto. Ci sono infatti popoli la cui forma societaria ha permesso un determinato tipo di sviluppo e costituzione, che è risultata migliore di quella di altri, arrivando a trasmetterla o imporla. Non tutti gli ordini sociali, infatti, sono uguali e quindi ugualmente ordinati al Bene comune che è il fine ultimo della società.
Prendiamo ad esempio gli antichi Romani: l’ordine sociale progressivamente stabilito ha permesso loro di fondare un impero, arrivando a diffondere un certo tipo di civiltà in lungo e largo, godendo di una particolare stabilità sociale e dando lustro alle arti, alle scienze, a determinati valori.
[Lungi da noi – non è la sede adatta – il voler esprimere un giudizio morale in merito (i romani hanno fondato il loro impero a suon di guerre): si tratta in questo momento di un’utile analisi metodologica.]
Se i Romani non avessero avuto un ordine sociale così forte e stabilito, fatto di disciplina granitica e determinazione perseverante, probabilmente non sarebbero stati capaci nemmeno di portare un po’ di marmo a Roma per erigere le colonne del Foro.
Per non rimanere troppo sui nostri schemi, andiamo oltre oceano e diamo uno sguardo, sempre come esempio, ai Sioux delle Americhe: l’organigramma delle tribù prevedeva una gerarchia predisposta per mantenere un governo forte, stabilito proporzionalmente su criteri meritocratici di valore guerriero, e fra le famiglie vigevano dettami di rispetto, onore e incroci sanguinei utili per la pace comune e il bene di tutti i membri delle tribù. Niente a che vedere con le arti e le scienze del nostro continente, ma ciò che vogliamo far capire è come senza un ordine sociale non vi è società.
Facciamo ora caso a come la disgregazione dell’Ordine Sociale sia stata – e tutt’ora è – causa della decadenza e del collasso di intere società.
L’avvento del pensiero debole, nel suo progressivo cristallizzarsi storicamente e geograficamente, a partire dall’abbandono della filosofia classico-cristiana, passando per l’avvento del liberalismo, dello scientismo, del positivismo, per giungere alla suprema elevazione nella modernità e post-modernità odierna, ha portato con sé la distruzione del concetto stesso di Ordine Sociale e la disgregazione di intere comunità, società, nazioni.
Ancora una volta lo ripetiamo: senza un’idea alle spalle, senza una guida di pensiero, l’uomo non agisce, non realizza. Quindi significa che anche i fallimenti e le catastrofi di questo genere sono conseguenze di un pensiero ben preciso. Non si distrugge una società senza andare a colpire i suoi pilastri fondamentali, come la famiglia, come i valori morali essenziali, e via dicendo, perché stolto è quello stratega che ignora il proprio nemico e non lo studia adeguatamente.
Dunque, dicevamo, venendo a mancare la solidità del pensiero fondante, la Storia ci riporta i fatti di intere società che hanno subito un attaccato devastante. Pensiamo ai cambiamenti socio-politici dell’Ottocento, secolo delle rivoluzioni, ma anche al secolo da poco passato, dove l’assetto mondiale è interamente cambiato, assumendo una forma sconosciuta ai nostri predecessori.
I risultati? A voi il giudizio, che è evidente. Il mondo non è certo migliorato. Anzi, oggi vige, e anche i più ignoranti sono concordi, il dis-Ordine Sociale.
Ma se senza ordine non è possibile costituire una società ordinata al Bene, allora se ne deduce che il tipo di società in cui viviamo non è per il nostro Bene.
Provare per credere, ragionare per comprendere.
Dopo questa frettolosa analisi, nel prossimo articolo tratteremo dei nemici del buon ordine e successivamente di come rifondare un prospero e glorioso Ordine Sociale.