Scuola di Pensiero Forte [4]: l’azione umana, sintesi di natura e cultura

 

Scuola di Pensiero Forte [4]: l’azione umana, sintesi di natura e cultura

Proseguiamo nel vedere come natura e cultura siano due concetti fondamentali da assimilare.

Dipendendo dalla libertà originaria di una persona, l’unione fra natura e cultura incomincia con la nascita della persona stessa. Ciononostante, questa unione diventa operativa per mezzo dell’azione umana.  È qui che le condizioni di possibilità che sono naturali diventano realtà culturali, di carattere tecnico, simbolico, storico e politico, cioè realizzazione di queste possibilità. Per fare un esempio: il linguaggio, capacità che ogni neonato ha, è naturale, ma nessun linguaggio al mondo lo è, perché esso consiste sempre in una realizzazione culturale.

Comprendiamo quindi come la natura umana sia sempre modellabile dalla cultura, ritornando a quel criterio di circolarità di cui abbiamo precedentemente parlato. Ciò significa che la nostra natura non consiste solo in ciò che noi siamo, ma anche e soprattutto in ciò che facciamo e possiamo fare. Ed è qui che l’uomo trascende se stesso, o come diceva Blaise Pascal che “l’uomo supera infinitamente l’uomo”.

Un’altra cosa che possiamo facilmente notare è come l’accostamento natura-cultura rientra in quello più ampio fra essere e agire; quest’ultimo inteso in senso ampio, non solo cioè come prassi (praxis) o agire etico, ma anche come fare (poiesis), tecnica (techne) e teoria (theoresis). Poiché non c’è un agire senza un essere, nel rapporto natura-cultura si osserva la dipendenza originaria della cultura nei confronti della natura. Tutta l’azione umana è legata al vivere personale, perché essa è un atto vitale.

Le operazioni vitali, però, non si esauriscono nel proprio vivente, avendo a che fare, infatti, con le realtà esterne, fra le quali spiccano gli altri, gli esseri personali. Ne deriva che gli atti dei viventi hanno o possono avere due dimensioni: una che riguarda il vivere del vivente (allora si dice operazione immanente), e l’altra che riguardo il rapporto fra il vivente e altre realtà (e prende il nome di operazione transitiva, meglio ancora trascendente). Quest’ultima è propria dell’uomo, che è l’unico essere vivente a poter trascendere ogni cosa. L’ uomo è l’unico essere capace di trasformare il mondo, di negare, di produrre. Tutti atti finalizzati al perfezionamento della persona, in una circolarità che si dice perfettiva: la realtà si adatta alla persona dando origine così al mondo umano, il quale a sua volta può aiutare a renderla più perfetta.

Ora, dopo aver dato questa spiegazione teorica, cerchiamo di applicarla per un attimo alla politica, anche se questo vuole essere solo un breve assaggio di tematiche che tratteremo più avanti.

Da questo binomio performante si capisce perché la politica sia così determinante nella formazione delle persone nel senso della loro natura e del complesso della cultura. Una politica che si prende cura di generare, per così dire, ad una coscienza della cura del bene comune, che significhi identità ed amore per la il fine sociale comunitario, è imprescindibile condizione per il benessere di un popolo, di una nazione. Il pensiero debole ha sistematicamente smantellato la fecondità di un approccio realista alle dimensioni politiche della formazione delle persone, propugnando modelli inconsistenti ed evanescenti, facili per la fruizione ma disastrosi per la resa. La conseguenza è che i più sono cresciuti con la convinzione che la persona umana sia o una unitotalità astratta parte di un sistema spiritualistico, o un agglomerato materiale fine al suo mero bisogno e confinato nella drammaticità di un’esistenza che non riesce a dare risposte di senso soddisfacenti. Gli estremi di esaltazione della natura umana (pensiamo ai movimenti hippie o new age) o della cultura (come lo storicismo, il neomaterialismo, la tecnofluidità) ce ne danno tangibile prova.

Andiamo avanti nel nostro itinerario, per scoprire più approfonditamente le dinamiche del vivere “forte”.

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