Scuola di Pensiero Forte [64]: l’umanità che perde se stessa

 

Scuola di Pensiero Forte [64]: l’umanità che perde se stessa

Perché tanta attenzione al corpo? Da cosa deriva questa mistificazione, questa idolatria, l’esaltazione della corporeità e della materialità, posta al centro del vivere odierno? E perché tanta ossessione e fretta per tutto ciò che la riguarda, persino nella ricerca tecnologica?

Per comprendere il perché di questo “deismo materialistico”, vale a dire del posizionamento di ciò che è materialità a vera e propria divinità, bisogna mettere in pratica quanto appreso fino ad ora, allargare il campo visivo e osservare l’umanità. Cosa si vede all’orizzonte? L’umanità che ha perso il suo senso del vivere. Cos’altro di questo panorama? L’umanità che non capisce chi è, che ha smarrito se stessa. E poi? Vi è altro? L’umanità che si è fatta più grande di Dio, l’umanità che si è fatta proprio dio, e che ora si rende conto di aver fallito.

La dura critica di queste parole è pur sempre meno dura dei tempi che stiamo vivendo, tempi di cambiamento, di trasformazione, la cui irreversibilità, ci insegna la Storia, è impossibile. Una durezza che è data dalla concretezza, dal cogliere una verità che è drammatica e allo stesso tempo profetica.

La concezione dell’essere umano e della vita, così come quella del senso del vivere, delle relazioni, dei perché più grandi, per passare poi a ciò che l’uomo ha prodotto e chiamata “cultura”, “arte”, “scienza” e via dicendo, è passato attraverso il buio – questo sì – periodo della cosiddetta modernità, che ha determinato lo smantellamento progressivo e metodico delle verità fondamentali e delle conquiste faticosamente realizzate fino a quel momento. Cosa ci ha donato le rivoluzioni del pensiero moderno e postmoderno, con a seguire quelle politiche, industriali, sessuali? La confusione, il caos. L’uomo non sa più chi è, cosa ci fa qui e dove sta andando, non c’è più risposta alle grandi domande della vita.

Dietro agli slogan di una liberazione da un po’ tutto, si celava in realtà la mancanza di una verità che desse valore e fine ultimo alle rivoluzioni perpetrate nel corso degli ultimi ormai due secoli.

Si è perso di vista il senso metafisico, la trascendenza, il “di più” della vita umana e della persona umana. Paradossalmente, se ne è persa la dignità più vera. Distruggendo le colonne granitiche delle certezze tramandateci dai tempi immemori, l’umanità ha intrapreso la vita di una dissoluzione di sé senza precedenti.

Di che stupirsi davanti ai crimini contro i più deboli, contro la vita, contro interi popoli, se è la società stessa a promuovere e foraggiare ogni forma di perversione del Bene comune e della Verità teleologica, dei singoli come delle comunità? Perché stupirsi se l’apparire è più importante e pagato dell’essere, quando è stato fatto di tutto per far perdere l’identità alle persone? Come mai ci si arrabbia davanti all’ignoranza, quando i fondamenti più elementari della ragione sono stati accusati e messi al bando con sempre maggior forza?

Le cause del male non sono da ricercarsi fuori, ma dentro.

Questa accusa, che forse ad alcuni potrà sembrare pesante, è un passo necessario per fare una scelta: quella di non far restare questa Scuola un semplice passatempo intellettuale, ma di renderla strumento per cambiare, per fare, agire.

Avere la possibilità di comprendere i fondamenti del pensiero e, ancor di più, di ri-fondare il pensiero, è una opportunità che deve spingerci ad una assunzione di responsabilità. È bellissimo studiare e comprendere le meraviglie del pensiero, vedere come funziona la ragione, come è fatta la persona umana, come si strutturano le relazioni sociali, quale è il significato autentico e profondo delle cose della vita. Cosa farne di questa formazione?

Una scelta che è personale, ma dal cui esito può dipendere molto, per tanti.  

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