Scuola di Pensiero Forte [77]: riconoscere la Legge universale
Un cosmo, dunque, che è ordinato da una Legge che porta al compimento di ogni cosa, al fine ultimo.
Non stiamo parlando, è chiaro, della legge nel senso giuridico del termine, bensì della legge nel senso assoluto, metafisico, legge in quanto tale.
Tutta la tradizione filosofica umana da ogni parte del globo terrestre ha sempre riconosciuto l’esistenza di una Legge suprema o di una serie di Leggi supreme, gerarchicamente interagenti fra di loro, che sono le basi del funzionamento logico-matematico di tutto ciò che esiste.
È infatti da questa prima necessaria constatazione che dobbiamo partire: tutto, ma proprio tutto, ha un suo preciso e definito ordine. Niente è a caso. Parlando di cosmologia, non è possibile non guardare a tutto l’universo, sia in senso macroscopico, quindi la galassia, i pianeti, le stelle e via dicendo, sia in senso microscopico, quindi il nostro mondo, la nostra vita, il nostro stesso corpo; ciò che è evidente ed incontrovertibile è che siamo davanti ad un ordine: ogni cosa ha il suo posto, il suo funzionamento, dei meccanismi ben precisi, delle leggi. Lo diciamo anche nel linguaggio comune “le leggi della fisica dicono che”, “la matematica ti dimostra così”, e il sistema della logica del pensiero ce lo testimonia continuamente anche nel nostro ego, dove è facile renderci conto di qualcosa che non va quando pensiamo perché si manifesta subito, dentro di noi, una irregolarità dello schema. Ancora, le scienze tutte sono regolate da leggi ed a loro volta indagano le Leggi, dimostrandoci sempre di più come tutto abbia un suo modo di essere definibile e comprensibile all’interno di specifiche leggi.
Lungi da noi l’avanzamento di una qualche forma di scientismo: questo errore è stato compiuto già da molti filosofi e scienziati, i quali hanno avuto la pretesa di assolutizzare, in un campo o nell’altro, le definizioni delle proprie discipline, castrando così la verità della conoscenza ordinata al Bene. A dire il vero, da questo errore già gli antichi erano stati capaci di fuggire, e non tanto per una mancanza di progresso tecnologico ma per un semplice ragionamento. Troviamo, così, che in tutte le tradizioni dei popoli della Terra ci sono dei semi di verità, più o meno dischiusi, nei quali è facile rintracciare una comune traccia normativa, cioè la conoscenza della Legge universale. Proprio a partire da questa evidenza, oggi ulteriormente confermata dagli studi antropologici e sociologici, nonché dalle recenti scoperto nelle neuroscienze e della genetica che hanno evidenziato caratteri di memoria genica e vere e proprie “impronte” nelle strutture del DNA che tipizzano i nostri geni, è possibile per noi avanzare nella comprensione della esistenza di Leggi universali. Anche in questo caso, non vi è la pretesa di esaurire il tema e di darne una chiave di lettura onnivalente ed assolutamente perfetta; nostro intento resta sempre quello di fornire degli strumenti utili alla riflessione e al cammino di vita di ognuno.
Ora, tutto ciò che esiste si regge in base a delle leggi fisico-matematiche perfette; basta “sconvolgere” anche di una minuscola parte queste formule per distruggere completamente l’esistenza di quella cosa. Anzi, di più, è un problema di carattere ontologico: proprio perché quella cosa è fatta così, sussiste grazie a quelle precise leggi, essa è, è se stessa e non può essere altro. Questo vale per qualsiasi cosa dell’universo. Il principio di identità, che già abbiamo avuto modo di incontrare abbondantemente nel primo volume di questa Scuola, ci ricorda che A = A, una cosa è identica a se stessa. Legge del pensiero, legge dell’essere, legge delle cose. Provate a togliere ad una molecola di acqua una componente di idrogeno o una di ossigeno: non è che sarà “acqua diversa”, semplicemente non sarà più acqua, sarà qualcos’altro, un po’ di ossigeno e di idrogeno messi lì vicini fra loro, ma non saranno acqua; se all’orbita di un pianeta nella nostra galassia togliamo degli elementi della equazione astronomica che ne descrive il moto, ecco che andrà fuori rotta, o peggio ancora si schianterà contro qualche altro pianeta.
C’è un ordine, quindi. Questo ordine su cui tutto si regge ha un ordinatore, un Primo Motore immobile, come lo definiva Aristotele, Dio come lo chiamano tutti i popoli della Terra.