1945 campo di concentramento statunitense di Ulm, tra i migliaia di prigionieri “Nazisti” secondo archivi militari a stelle e strisce risulta un giovane soldato della Wehrmacht, già ausiliario della Luftwaffe, detenuto, in qualità di aiutante dei cannonieri antiaerei responsabili dell’abbattimento dei micidiali bombardieri angloamericani che in modo indiscriminato bombardavano a tappeto le città tedesche. Joseph Aloisius Ratzinger, nonostante non avesse particolari simpatie per il Nazismo, in quanto credeva “in conflitto con la nostra fede”, come ebbe a raccontare il fratello Georg, come ogni tedesco non esitò ad imbracciare le armi per difendere la sua terra.
Ratzinger nacque il 16 aprile 1927, a Marktl, in Baviera, Il padre era commissario di gendarmeria, Il prozio Georg Ratzinger fu presbitero e membro del Reichstag.
Con la disfatta tedesca e l’arrivo degli americani Ratzinger fu recluso per alcune settimane. Venne rilasciato il 19 giugno 1945. Insieme al fratello frequentò il seminario Georgianum di Monaco. Nel 1946 si iscrisse all’Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga, continuando gli studi presso l’Università Ludwig Maximilian di Monaco, ivi adiacente. La formazione che ricevette risentì soprattutto del neoplatonismo corrente filosofica molto presente nell’ambiente culturale tedesco. Il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono, e il 29 giugno 1951, presbitero. L’11 luglio 1953 discusse la tesi di dottorato in teologia su sant’Agostino, dal titolo “Popolo e casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa”.
Nel maggio 1957 ottenne la cattedra di teologia presso l’Università di Monaco, e nel dicembre dello stesso anno ottenne la cattedra anche presso l’istituto superiore di filosofia di Frisinga.
Per il giovane professore fu un’esperienza fondamentale la partecipazione, dal 1962, al Concilio Vaticano II, dove acquisì notorietà internazionale. Inizialmente, partecipò come consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings e poi come perito del Concilio. Fu un periodo in cui arricchì molto le proprie conoscenze teologiche, avendo infatti avuto modo di incontrare teologi, oltre a cardinali e vescovi di tutto il mondo. Nel 1966 fu nominato alla cattedra di teologia presso l’Università di Tubinga. Durante questo tempo prese le distanze dall’atmosfera di Tubinga e dalle tendenze marxiste del movimento studentesco del ’68, denunciando la connessione tra questi sviluppi politico/sociali e quelli associati al diminuito rispetto tra gli studenti per l’autorità, con l’inevitabile l’allontanamento dagli insegnamenti tradizionali. Nonostante la sua inclinazione riformista, le sue idee finirono per contrastare con le idee liberali, ottenendo una diffusione nei circoli teologici conservatori.
Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da Papa Paolo VI.
Il 28 maggio ricevette la consacrazione episcopale, e solo un mese dopo, il 27 giugno 1977 lo stesso Papa Paolo VI lo creò cardinale, assegnandogli il titolo presbiterale di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. In quella stessa occasione papa Montini lo definì un «insigne maestro di teologia»
L’anno successivo prese parte ai conclavi dell’agosto 1978 e dell’ottobre 1978 che elessero al soglio pontificio rispettivamente Albino Luciani e Karol Wojtyła.
Il 25 novembre 1981 Papa Giovanni Paolo II lo nominò presidente della Pontificia commissione biblica e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica.
Il 26 novembre 1983 l’allora Cardinale Joseph Ratzinger è redattore per conto dalla congregazione per la dottrina della Fede del Documento “Dichiarazione sulla massoneria”, nel quale esprime l’incompatibilità fra l’essere Cristiano, e fautore di idee Massoniche: “Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita…”
Sempre nel ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede sarà artefice, nel documento di richiesta di perdono agli ebrei per la Shoà, fortemente voluto da Papa Wojtila, che la richiesta di perdono andasse allargata anche ad altri genocidi della storia come quelli degli armeni, dei cambogiani, ecc. togliendo, quindi, dal documento un riconoscimento ufficiale dell’unicità della Shoà.
Nel 1986, firmò il documento intitolato “Cura pastorale delle persone omosessuali”, in cui si definisce l’omosessualità come “inclinazione oggettivamente disordinata”.
Il 1º aprile 2005 tenne a Subiaco una conferenza dal titolo «L’Europa nella crisi delle culture», nella quale tracciò uno scenario della Chiesa in Europa e criticò fortemente «la forma attuale della cultura illuminista» che costituisce «la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma delle tradizioni religiose e morali dell’intera umanità».
Durante i lavori per il Concilio Vaticano II° il Cardinale Ratzinger aveva incontrato anche Monsignor Marcel François Lefebvre, superiore generale dei “Padri dello Spirito Santo” che si schierò con l’ala conservatrice del “Coetus Internationalis Patrum” assumendo un atteggiamento fortemente critico nei confronti del rinnovamento liturgico, della collegialità episcopale, dell’ecumenismo e della libertà religiosa, che avrebbe lasciato “a tutte le false religioni la libertà d’espressione” in uno spirito “liberale ecumenico”.
Nel 1970 Allo scopo di mantenere viva la tradizione della Chiesa, tradita dal concilio, Monsignor Lefebvre fondò la “Fraternità sacerdotale San Pio X”. Il 22 luglio 1976, venne sospeso a divinis da papa Paolo VI. Il 29 agosto 1976, nonostante la sospensione Lefebvre celebrò una messa solenne al palazzetto dello sport della fiera commerciale di Lilla, dove si accalcarono oltre 7000 fedeli. Ratzinger incontrò Lefebvre 2 volte, (luglio e ottobre del 1987) e si prodigò per evitare uno scisma, Il 5 maggio 1988 Lefebvre e il cardinale Ratzinger firmano un protocollo d’intesa per l’utilizzo dei libri liturgici approvati nel 1962 (gli ultimi che il movimento lefebvriano utilizza, poiché precedenti la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II).
Il 30 giugno 1988 Lefebvre ordinò quattro vescovi senza l’autorizzazione Papale e compì così l’ultimo scisma all’interno della chiesa cattolica. Di conseguenza sia Lefebvre, sia i vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X incorsero nella scomunica latae sententiae (“sentenza già data”).
Con la Morte di Giovanni Paolo II avvenuta il 2 aprile 2005 in qualità di decano del “Sacro Collegio dei cardinali” presiedette la messa esequiale del romano pontefice defunto, presiedette inoltre il 18 aprile la Messa “Pro Eligendo Romano Pontifice” per lo stesso conclave che lo elesse papa.
Durante l’omelia pronunciò un discorso che sarebbe divenuto celebre come suo programma di pontificato. «Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.»
Fu eletto Papa durante il secondo giorno del conclave e scelse come nome pontificale “Benedetto XVI”.
Il Pontificato di Benedetto inizia come il pontificato di un uomo della tradizione, lui uomo del Concilio (è colui che, scrivendo il discorso del cardinale Frings, abbatterà il vecchio S. Uffizio di Ottaviani, l’inquisizione.), in epoca postconciliare diventerà il nemico di tutti coloro che pretendevano di usare il Vaticano II° per spazzar via la Chiesa di sempre e costruirne una prona al mondo e al “progresso”.
Sarà il primo Papa ad annunciare in mondovisione la sporcizia nella Chiesa, con parole durissime e drammatiche. «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa!»
Sarà lui che realizzerà una purificazione radicale della Chiesa dalla piaga dei preti pedofili.
Sarà lui infine a scandalizzare gli ecclesiastici progressisti (tanto da suscitare la ribellione aperta di diversi vescovi) quando con un “Motu Proprio”, toglierà la scomunica alla “Fraternità sacerdotale San Pio X”, restituendo libertà alla liturgia tradizionale della Chiesa.
Nell’estate del 2003, il cardinale Joseph Ratzinger, e futuro papa, avrebbe detto in un’udienza privata a due sacerdoti che considerava Marcel Lefebvre, “il vescovo più importante del XX secolo per quanto riguarda la Chiesa universale”.
Sarà il primo Papa a rinunciare al titolo di “Patriarca d’Occidente”, titolo introdotto per la prima volta nel 1870 col Concilio Vaticano I e proseguito nelle pubblicazioni dell’Annuario Pontificio dal quale appunto è stato rimosso nell’edizione del 2006. Papa Benedetto ha deciso di rinunciare a tale titolo per facilitare il dialogo con le chiese ortodosse.
Ratzinger ha tentato di guidare all’interno della chiesa cattolica quella “Rivolta contro il mondo Moderno”, che ci è familiare, e per questo si era fatto dei nemici, tanti e forti, dalla Massoneria, che cercherà di estirpare dalle stanze vaticane, alle lobby Gay, agli Stati Uniti, financo ad Israele, che non gli ha perdonato fra l’altro il ripristino dell’ uso liturgico tridentino, e la relativa locuzione latina “Oremus et pro perfidis Judaeis”, e la remissione della scomunica al Vescovo Lefevriano Richard Williamson colpevole di aver professato pubblicamente posizioni negazionista sulla Shoah, (in ragione della quale il Gran Rabbinato d’Israele rimandò alcuni incontri con la Santa Sede)
Nemici che con l’aiuto dei media hanno portato Benedetto all’inusitate dimissioni. Lunedì 11 febbraio 2013, ore 11,41. I cardinali riuniti nella Sala Clementina impallidiscono. Erano lì con il Papa per la canonizzazione degli 813 martiri di Otranto uccisi dagli ottomani il 14 agosto 1480 e di altre due beate. Poi Benedetto XVI ha dispiegato due fogli e cominciato a leggere a fior di labbra, poco più di un sussurro nel silenzio assoluto.
«Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vita communicem…».
Qualcuno è un po’ arrugginito in latino, «declaro me ministerio renuntiare», È il momento in cui Benedetto XVI fa la storia. «Carissimi fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa…». Spiega di aver preso la sua decisione dopo avere esaminato ripetutamente la propria coscienza, davanti a Dio: «Sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». Così le ragioni di una scelta che non ha reali precedenti in duemila anni sono spiegate in poche righe, semplicemente: «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».
Su quelle poche righe, si sono esercitate le esegesi più stravaganti, ma Benedetto XVI l’ aveva deciso da tempo. Dopo l’incontro all’Avana con Fidel Castro, il 29 marzo 2012, mi immagino nei momenti di maggiore intimità l’incrociarsi di sguardi di 2 vecchi combattenti, reduci in un mondo dove Fede e Rivoluzione, sembrano parole dimenticate.
Ma al di là di tesi complottiste resta il fatto che quando, il Papa si è dimesso, lo IOR, la banca Vaticana,, era stata escluso da SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), una “camera di compensazione” (clearing, in gergo) che unisce 10500 banche di 215 paesi. Di fatto, il più occulto e insindacabile centro del potere finanziario americano-globalista, il bastone di ricatto su cui si basa l’egemonia del dollaro. Con ciò, tutti i pagamenti del Vaticano erano resi impossibili, e la Chiesa era trattata alla stregua di uno stato-terrorista. Era la rovina economica della città stato del vaticano voluta da Mussolini con i patti Lateranensi. Sono state le minacce ventilate contro Mosca di escluderla dalla rete SWIFT come ritorsione per la cosiddetta “annessione” della Crimea ad accelerare la messa in opera, da parte dei BRICS , di un proprio circuito di clearing alternativo che ora con l’operazione speciale in Ucraina, ha salvato la Russia dal Default. Quando una banca o un territorio è escluso, come lo fu nel caso del Vaticano nei giorni che precedettero le dimissioni di Benedetto XVI tutte le transazioni sono bloccate. Senza aspettare l’elezione del successore, il sistema Swift fu sbloccato all’annuncio delle dimissioni.
C’è stato un ricatto per il tramite di Swift, su Benedetto XVI? . Le ragioni profonde di questa storia non sono mai state chiarite, ma è chiaro che SWIFT è intervenuto direttamente nella direzione degli affari della Chiesa. Nei salotti buoni di Wall Street, Washington e Londra, già sapevano che il conclave avrebbe dato il soglio ad un modernista.
Ed ecco l’elezione di Bergoglio, Amico di Israele, degli Stati uniti, delle famiglie Arcobaleno, nemico di Kirill, e della Russia, cosi come dell’Iran, e di tutte quelle nazione, (per carità, imperfette), ma dove vige ancora una barlume sovranità Nazionale.
Ratzinger dopo le “Dimissioni” però non è tornato a casa, nella sua Germania, è rimasto all’interno delle mura Vaticane, in pratica una prigione seppur dorata, dove ha continuato la sua battaglia di una vita su un altro piano, quello prettamente spirituale, completamente sconosciuto al successore Argentino. Franco Battiato da fine spiritualista descrisse bene Bergoglio:
“Lui mi piace molto è un individuo che ha ribaltato il Vaticano (..) Però “manca l’aspetto spirituale di quello che dovrebbe avere un Papa”. non ha neanche idea di cosa sia Dio.”
Di fatto nel 2013 Ratzinger rinunciò non al titolo di Papa ma al suo esercizio, fu lui stesso a coniare per se il muovo titolo di “Papa Emerito”, tesi condivisa da molti, e avvalorata da molti riferimenti “Simbolici” come il rifiuto di Bergoglio di ricevere un proprio “anello piscatorio”, una delle principali insegne papali, o dalla consuetudine di Benedetto di continuare a firmare i propri documenti con la sigla P.P. (pontifex pontificum), in termini tecnici, rinunciò al “ministerium” ma non al “munus”. Uso una semplificazione, dell’amico Diego Fusaro: ” un avvocato che rinunci a esercitare non cessa di essere avvocato. Analogamente, un papa che rinunci a esercitare il ruolo di Papa non cessa di essere Papa. Ma mentre di avvocati ce ne possono essere molti, di Papa ce ne può essere solo uno: secondo la dottrina cattolica, Pietro è uno e soltanto uno. Sicché nel 2013, rinunziando all’esercizio ma non al titolo, Ratzinger produsse non già la sede vacante, poi occupata – come i più credono – da Bergoglio: produsse invece la sede impedita, rimanendo egli stesso Papa pur non esercitando più la funzione di Papa. (..) A suffragio di quanto detto, si consideri questo passaggio dell’ultimo discorso pubblico ufficiale tenuto da Ratzinger il 27 febbraio del 2013: “il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’ “ non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo”. Proprio così, la rinuncia all’esercizio attivo del ministero non revoca il ministero in quanto tale: appunto, si rinuncia all’esercizio del ministero mantenendo però il ministero stesso in qualità di Papa.”
Nell’ultimo giorno dell’anno il soldato della Wehrmacht, il fine filosofo, il riformista e allo stesso tempo conservatore Joseph Ratzinger, è tornato alla casa del Padre, lasciando di fatto il soglio petrino “Vacante”.
«Avremo presto, preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà. Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio. Contro il male, resiste un piccolo gregge». (JOSEPH RATZINGER)
Immagine: https://www.diocesi.pavia.it/