Servus callidus

 

Servus callidus

Nella politica odierna, venuti meno perfino il rispetto di se stessi oltre che per gli altri, certi individui, rivestono il ruolo di “servi sciocchi”, cercando di risolvere i propri problemi partitici, personali, sociali ed economici, belando intorno al padrone di turno nella speranza che questi, prima o poi, dia loro una ricompensa. In questo incipit, riconosco la stragrande maggioranza dei politici, sia di sinistra che di destra, con una menzione speciale ai secondi, trasformatisi da camerati a camerieri in uno schiocco di dita. O almeno questo è quello che ho sempre scritto e pensato, ma le ultime giravolte dell’ex tata di Fiorello, nonché Presidentessa del consiglio mi portano a valutare una teoria (geopolitica) alternativa. E se Giorgia Meloni, fosse sì, “serva”, ma non sciocca? Se dietro i suoi comportamenti vi fosse una strategia?

Nella commedia greca di Aristofane, passando poi tramite Plauto alla quella latina nasce, il personaggio del “Servus callidus” (letteralmente servo astuto), con cui viene identificata e stereotipata, la figura di un intrallazzatore, abile ed spregiudicato, solitamente molto affezionato al proprio padrone, che ordisce trame per favorirne i desideri. Nella commedia “Poenulus” di Plauto, il “Servus callidus”, si chiama “Milfione”, e non ha niente a che fare con la quasi omonima categoria di You Porn.

L’attuale presidente del consiglio, pur mantenendo sottotesti della propria militanza giovanile nelle file dell’A.N. di Gianfranco Fini, a sua volta erede della componente altantista del M.S.I., semplificabili in “Dio Patria, e Famiglia”, sul fronte della politica estera, ha rafforzato ancora di più (semmai fosse possibile) la sudditanza, agli U.S.A., aprendo una linea diretta di comunicazione tra il proprio partito, Fratelli d’Italia, e il Partito Repubblicano statunitense.

Il 3 febbraio 2020 Meloni ha inaugurato il NatCon (National Conservatism Conference), evento internazionale ideato dalla “Edmund Burke Foundation”, le cui realtà promotrici sono state: “Bow Group”, (Regno Unito), “International Reagan Thatcher Society” (Stati Uniti), e “The Herzl Institute” (Israele).

Il 5 febbraio 2020 fu l’unica italiana a partecipare al principale evento dei conservatori statunitensi, il “National Prayer Breakfast” a Washington.
Il primo febbraio 2021, diviene membro dell’Aspen Institute, uno dei più importanti think tank degli Stati Uniti.

A livello europeo Giorgia Meloni è anche dal 2020 Presidente del PCRE (Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei), formazione nata a seguito delle elezioni europee del 2009, a cui attualmente fanno parte 14 partiti nazionali europei, fra cui il Partito polacco Diritto e Giustizia, il partito slovacco Sloboda, il Movimento Nazionale Bulgaro, il Partito Conservatore Croato, e svariati partner extraeuropei, fra cui il Likud israeliano, il partito Unionista dell’Ulster, oltre ovviamente al Partito Repubblicano statunitense.

La Lega, che con Fratelli D’Italia e Forza Italia è al governo del paese, a livello Europeo fa parte di “Identità e Democrazia”, Partito a cui fanno capo “Rassemblement National” di Marine Le Pen e Alternative für Deutschland, partiti rispettivamente Francese e Tedesco, le 2 potenze trainanti di tutta l’economia Europea. E se la politica estera, italiana che vede l’Italia sempre più vicina a paesi ex Sovietici e principalmente alla Polonia, fosse stata ordinata da Washington, per minare il potere dell’asse Franco Tedesco nel nostro continente?

L’appoggio suicida e sconsiderato all’Ucraina, ma anche i recenti viaggi, e le scaramucce con la Francia, potrebbero rientrare in questo disegno.

La Francia resta l’unica potenza Nucleare europea, recentemente tornando da una visita in Cina dove ha incontrato il collega Xi Jinping, il Presidente Macron ha rilasciato un’importante dichiarazione: “I paesi europei non sono vassalli degli Stati Uniti. (..) L’Unione Europea non deve lasciarsi coinvolgere in crisi che non sono nostre. (..) Non dobbiamo continuare a dipendere dall’extraterritorialità del dollaro. (..) Dobbiamo avere la nostra autonomia strategica, non vogliamo dipendere dagli altri per le questioni cruciali. Se non abbiamo autonomia di scelta in materia di energia, difesa, o intelligenza artificiale perché mancano le strutture necessarie, siamo fuori dalla storia”.”. La rivalità fra Stati Uniti e Germania ha carattere strutturale. È sistemica, destinata a durare finché l’America sarà un impero e la Germania non cesserà di esserne percepita come soggetto “inaffidabile”, tanto più, se formalmente alleato. Non per niente una delle prima azioni belliche del conflitto Russo-Ucraino, è stato il sabotaggio del Gasdotto Nord Stream, che univa Russia e Germania. Americani e tedeschi sono in conflitto da oltre cento anni. Da quando, nel 1917, gli Stati Uniti sbarcarono in Europa per liquidare il Reich guglielmino. Due guerre mondiali e una guerra fredda non hanno risolto la partita.

La posta in gioco, per Washington, era e resta impedire l’emergere in Eurasia di una concentrazione di potere capace di contendere agli U.S.A. il primato planetario, conquistato grazie al suicidio degli imperi europei nella prima metà del 900.

Minaccia che potrebbe concretizzarsi sotto forma di un Europa a trazione Franco tedesca, allineata con Mosca, e forse perfino con Pechino. La Nuova politica Europea statunitense potrebbe cercare di spostare la leadership del vecchio continente verso un asse Italo Polacco, più facile da gestire, e più ostico per motivi storici ed ideologici alla Russia. Propedeutico a questo disegno, è il progetto del “trimarium” lanciato dal centro studi statunitense “Atlantic Council” nel 2014, coinvolgendo il “Central Europe Energy Partners” polacco, il cui scopo è favorire l’integrazione dell’Europa, migliorarne la sicurezza energetica, rafforzare la sua resilienza economica, e chiaramente minare l’influenza russa nella regione. A margine della 70ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 29 settembre 2015, il presidente polacco Andrzej Duda e la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarović hanno concordato di lanciare un’iniziativa che riunisse i paesi europei del corridoio centro-orientale, riprendendo il progetto di “Intermarium”, ipotizzato all’inizio degli anni venti da Józef Klemens Piłsudski primo maresciallo della Polonia, che prevedeva una federazione tra Polonia, Lituania, Bielorussia e Ucraina, (eredità dello stato polacco-lituano esistito tra il XIV e il XVIII secolo), che vedeva gli aderenti “padroni?” di tre mari, mar Nero, mar Baltico e mar Adriatico. Progetto naufragato definitivamente solo il 23 agosto 1939, con la firma del patto Molotov-Ribbentrop, fra la Germania e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, e la successiva spartizione della Polonia.

Il 25 agosto 2016 a “Dubrovnik”, in Croazia già città Italiana nota come Ragusa di Dalmazia o Ragusa “la bella”, si tenne Il primo vertice della nuova “Iniziativa dei tre mari”, (Three Seas Initiative, 3SI) un forum di 12 stati in seno all’Unione europea, dei quali 11 aderenti anche alla NATO, situati lungo l’asse nord-sud, per lo sviluppo e l’evoluzione di una strategia geopolitica. Nel secondo vertice dell’Iniziativa, tenutosi a Varsavia il 6 luglio 2017, fu decisa l’istituzione di un Business Forum, con l’obiettivo di riunire soggetti economici interessati alla cooperazione economica per rafforzare i legami economici con gli Stati Uniti, l’Ucraina, e la Georgia. Il 22 maggio 2022, in conseguenza dell’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina, il presidente polacco Andrzej Duda, nel suo discorso alla Verkhovna Rada (parlamento ucraino), ha auspicato l’adesione dell’Ucraina oltre che all’Unione europea, anche all’Iniziativa dei tre mari. Gli Stati Uniti tramite “U.S. International Development Finance Corporation” (agenzia statunitense per la finanza dello sviluppo) si sono impegnati a contribuire al fondo “3SI” con una prima trance di 300 milioni di dollari.

Una possibile reminiscenza di aspirazioni imperiali polacche, seppur a guida statunitense, sono state argomento di discussione fra il Presidente Russo Vladimir Putin, e il Presidente Bielorusso Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnko in un incontro del maggio 2022. La richiesta di trasferire Prigozin, ed il comando operativo della Wagner, in territorio bielorusso, rientrerebbe nel timore di questo scenario. Sin dal crollo dell’Unione Sovietica e del blocco comunista, la Polonia è stata una dei più attivi sostenitori e finanziatori dell’”indipendenza?”, Ucraina e Bielorussia, nonché di politiche d’odio contro la Russia, ma anche contro Francia e Germania. Il premier polacco Mateusz Morawiecki lo ha ammesso candidamente: “Basta con l’imperialismo di Germania e Francia in Europa. (..) Dove saremmo ora se avessimo ascoltato Berlino su Nord Stream, sul vertice Ue-Russia, sui migranti? La Polonia è stata ignorata troppo a lungo, (..) dobbiamo sostenere l’Ucraina per riconquistare il suo territorio perduto e costringere la Russia a ritirarsi”.
Questa narrazione, è chiaramente solo un ipotesi, e tale probabilmente resterà, ma la teoria di un tentativo da parte statunitense di spostare l’asse Europeo, affidandosi ai propri “Servus callidus” Meloni e Duda, è quantomeno verosimile.

Ma cosa ci guadagnerebbe la Giorgia nazionale da simili scenari?

Prestigio internazionale, libertà di manovra su temi etici condivisi con Polonia e Partito Repubblicano statunitense e cari al proprio elettorato, tipo le battaglie, sui gender, sui migranti, sull’aborto etc., e anche un ritorno economico per il nostro paese, perché in ottica del “Trimarium”, il porto di Trieste nel mar Adriatico, primo per traffico merci in Italia con 62 milioni di tonnellate annue di cui il 75% dei prodotti petroliferi, risulterebbe essenziale per lo smistamento di tutte le merci provenienti dal Mediterraneo. (Anche se attualmente parte del porto è proprietà del colosso tedesco Hhla (Hamburger Hafen und Logistik Ag), una compagnia di logistica e trasporto Fondata nel 1885, di importanza strategica che gestisce anche tre dei quattro terminal del porto di Amburgo.)

All’interno del M.S.I. una parte seppur minoritaria influenzata da pensiero di Jean Thiriart, immaginava la vittoria sulle “Plutocrazie” ed un Europa “Da Roma a Vladivostok, impossibile immaginare un’Europa libera dal giogo statunitense senza Mosca, Berlino o Parigi. Giorgia Meloni, invece pare rinnovare le obbedienze al padrone, non per incompetenza, ma per calcolo, togliendo persino l’attenuante Biblica… (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

 

Immagine: https://www.repubblica.it/

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