Stile ribelle

 

Stile ribelle

Don Chisciotte avanza, con scudo e lancia, su Ronzinante, stilizzato in nero e nero lo segue, fedele, Sancho Panza. Nero il terreno ondulato; in lontananza rossi i celebri mulini a vento che li trasformerà in mostri con cui cimentarsi. Il rosso e il nero con il bianco che fa loro sfondo. I colori della Tradizione. “Sono montato di nuovo in sella del cavallo di Don Chisciotte”, scrive nella sua ultima lettera il Che Guevara prima di inforestarsi nella selva boliviana. I mulini a vento gli squarceranno la gola; proiettili il petto. “Gli eroi sono tutti giovani e belli”, canta Guccini ne La Locomotiva. E pensare che il suo autore, il Cervantes, aveva ideato e composto un poema a sfregio e ironia dei racconti cavallereschi. Il sogno e l’ideale, eterni fanciulli, contro la stitichezza e il ghigno della ragione gli hanno tradito il senso e la mano. E noi quante volte abbiamo tentato di montare a cavallo per sfidare mulini e mostri. I sogni che ci rendono liberi; gli ideali che ci mantengono giovani.

E’ la copertina di Stile ribelle, Passaggio al bosco edizioni, autori Mario M. Merlino e Emanuele Casalena. E, nella parte da lui scritta (dieci figure “esemplari”), Emanuele a citazione sotto il titolo ricorda il Nietzsche dello Zarathustra quando ammonisce di preservare in noi il Chaos per veder nascere stelle danzanti.  L’età del nichilismo in quell’inquieto Novecento – la sua prima metà, soprattutto – ove nella notte il cielo sembrò darsi ad un tripudio di stelle e la terra atta al canto e all’incedere. Cita di Brasillach il primo autore “E noi viviamo nell’eminente dignità del provvisorio”, tratto da La ruota del tempo, che altro non è essere partecipi di quel Chaos e accettare dal destino dodici bocche da fuoco avide del suo sangue. La grossa goccia che gli cola e si espande dalla fronte simile ad una rosa, simile ad astro. Vinti, mai domi.                                

E’ un libro “buono”… Credo di sì o, per rimanere prossimi a Nietzsche, “un libro per tutti e per nessuno”. Lasciare un segno. Questo spetta, il giudizio, al lettore; gli autori possono solo, sommessamente, dire che hanno tentato d’essere altro e alto. E qui le parole cessano d’essere d’aiuto. “Vivere, vivere con intensità”…

E Don Chisciotte avanza, comunque e nonostante tutto, e noi con lui. Perché nostri i sogni, nostri gli ideali, magari piccoli e irrisi, tenaci e arditi però. Uno Stile, crediamo, non si piega al tempo alle circostanze; nel bosco, in qualche sconosciuta radura una voce annoda il verso sgorga il canto si fa vanto d’essere lupo non gregge. Si rende, sì, ribelle. Appunto.           

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