Sembra di vivere in un mondo di idioti, poi riflettendo, nel mio estremo buonismo, spero che non siano veramente idioti, ma soltanto accecati dalla faziosità e dalla paura che li fanno sembrare stupidi.
L’Italia è una nazione in via di estinzione, pilotata da un manipolo di sedicenti politici, per lo più incapaci ed inconcludenti, e quindi una nazione con enormi problemi che vanno dalla perdita della percezione della propria identità, all’affievolimento dei legami unitari, dalla sempre più vasta ignoranza della nostra storia al pressoché totale abbandono della difesa della nostra lingua, dall’assopimento di qualsiasi legame comunitario all’ignoranza del reale valore della nostra storia e del nostro immenso patrimonio culturale.
Quello che però fa più ribrezzo è la scomparsa di qualsiasi riferimento ai valori più profondi dell’essere umano, sostituiti, grazie alla criminale mentalità liberista, esclusivamente dai valori monetari.
Tutto questo stato di sfacelo generale fa sì che le epocali questioni, create ad arte dalle scellerate decisioni di chi ha costruito un potere fittizio basato sulle carte – mi riferisco al potere finanziario -, diventino insormontabili e irrisolvibili: ovviamente parlo della crisi economica, della mancanza del lavoro, del problema immigrazione, della invivibilità delle nostre città, dell’inefficienza delle nostre istituzioni, dell’assenza dello stato ecc…
Tutti problemi enormi che gravano pesantemente sulla nostra vita quotidiana ma, che non riusciamo ad affrontare e risolvere unitariamente proprio perché abbiamo perso il senso profondo di appartenenza ad una comunità nazionale.
In questo quadro generale che definire drammatico è soltanto un eufemismo, abbiamo ancora degli idioti (altro eufemismo) che perdono tempo a sollevare problemi su fatti della storia italiana che in altre nazioni si studiano e si approfondiscono per la loro rilevanza e portata.
Mi riferisco all’articolo, riportato da La Repubblica, di critica verso alcuni esponenti di un partito con rappresentanza parlamentare che sono andati ad una cena di commemorazione del 28 ottobre 1922, data della Marcia su Roma.
Un evento storico dell’Italia che alcuni, gli italiani che dicono di aver vinto l’ultima guerra (74 anni fà), condannano ed altri esaltano.
Bisognerebbe rendersi conto, ma forse è un pretendere troppo dalle menti ottuse, che la storia non si può cancellare, puoi solo criticarla, condannarla o esaltarla ma c’è e rimane indelebile. Lo stesso Villari, storico comunista, nei suoi libri, viziati dalla sua formazione ideologica, non tace della valenza storica del 28 ottobre, data che consentì l’ascesa al Governo Italiano, di Benito Mussolini.
Ma se questo articolo di denuncia della cena è idiota – ma voglio credere che sia dettato solo da faziosità preconcetta – ancora più deprimente è la presa di distanze dei politici di quel partito, sia di quelli che vi hanno preso parte che di quelli che non vi hanno preso parte perché segno di viltà e di paura; la paura di perdere i privilegi che hanno grazie proprio a quella storia e quanto di attuale deriva da quella storia.
Cosa ci insegna questo piccolo fatto di cronaca: che stupidità regna sovrana perché alcuni cercano di cogliere vantaggio politico rinfocolando rancori della prima metà del secolo passato, altri tendono a prendere le distanze dai loro stessi convincimenti.
Ecco sono proprio i disvalori che emergono da questa vicenda che ci fanno vedere la fine dell’Italia. Fortuna che tanti fatti e persone che incontriamo nella quotidianità ci fanno capire che gli Italiani sono diversi da questa gente. E la Speranza torna….