Di puerocentrismo, di centralità dell’allievo nel processo educativo sono pieni i trattati e le argomentazioni degli operatori scolastici che ne ripetono instancabilmente e continuamente i dogmi, alla maniera di un mantra. Tuttavia, al di là del pensiero corretto pedagogico, è opportuno ricordare che un processo educativo, per la sua stessa natura, non può avere un centro, pena la perdita della sua efficacia.
Il processo educativo, se è veramente tale, coinvolge tutti gli elementi che lo formano; il puerocentrismo sottende invece ancora una visione passiva del discente che riceve dall’esterno stimoli formativi che hanno però la pretesa di vederlo protagonista e artefice dell’azione educativa. Ora, per la formula spinoziana per la quale ogni determinazione si accompagna al suo opposto, se esiste un centro esiste anche una periferia; se esiste un protagonista, esistono dei comprimari e delle comparse. Se il protagonista è il discente, la comparsa deve essere necessariamente il docente, l’educatore, al quale viene però affidata la responsabilità e la regia del processo di formazione e d’istruzione.
Una contraddizione che sta alla base dello iato profondissimo che nella Scuola separa le parole dai fatti. Si potrà obiettare che il puerocentrismo acquista valore in contrapposizione al suo concetto uguale e contrario: l’adultocentrismo. Insomma, l’ultima ridotta dell’educativamente corretto potrebbe essere esposta in questi termini: stante la difficoltà a realizzare un processo formativo che coinvolga e soprattutto produca effetti formativi in tutti i segmenti che lo costituiscono, la necessità di eleggere un centro porta a preferire il fanciullo all’adulto, il discente al docente. Come sempre però nei casi di politicamente corretto, appena il pensiero non si accontenta di riposare in comode formule e soluzioni, ma esercita il suo ruolo critico, le difese cadono al primo affondo. Il minore dei mali è infatti l’adultocentrismo, perché almeno vede già l’adulto nel bambino, mentre il puerocentrismo vede solo il bambino nell’adulto. Per dirla in modo più articolato: l’adultocentrismo sbaglia probabilmente nel forzare i tempi di sviluppo, ma l’obiettivo è quello giusto, ovvero far diventare adulto il bambino.
Il puerocentrismo, invece, con tutte le sue cautele, dilata sempre di più i tempi della crescita e della maturazione, fino a renderle di fatto impossibili. Il risultato è quello di generazioni raccolte nel comodo – ma a suo modo disumano e alienante – alveo di perenne infantilità.