Tana libera tutti

 

Tana libera tutti

Milano 1974, un commerciante Milanese di pompe idrauliche, Pietro Chiocca, gran lavoratore, per garantire i capricci della sua viziatissima famiglia, si convertirà ad un ben più lucroso commercio di armi, il personaggio, è interpretato magistralmente da un grande Alberto Sordi nel film “Finché c’è guerra c’è speranza”, finirà all’indice. Dopo che un’indagine giornalistica lo identifica come “Mercante di Morte”, davanti allo sdegno e al disprezzo dei propri familiari, Chiocca si offre di tornare al suo vecchio e onesto lavoro, ma i parenti seppur virtualmente disgustati, di fronte all’alternativa di una rinuncia al proprio tenore di vita, preferiranno fingere di ignorare l’origine dei guadagni.

Pietro Chiocca ha trovato il suo emulo Tedesco, Ekkehart Rackete ex militare consulente della Mehler Engineered Defence GmbH, una azienda che si occupa di sistemi difensivi militari, e padre di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch diventata allo stesso tempo punto di riferimento per i fautori del #restiamoumani (quelli per intenderci che tolgono i bambini alle famiglie in difficoltà con false certificazioni per “venderli” alle coppie lgbt), e nemico pubblico numero uno, per i sovranisti (che negli U.S.A. al cimitero nazionale di Arlington hanno reso omaggio ai soldati americani “liberatori”).

Ma chi è Carola Rackete? Tedesca, di famiglia benestante, 31 anni, si dice conosca quattro lingue oltre ovviamente al tedesco. Facendo una ricerca su LinkedIn la sedicente Carola dichiara di essersi laureata in scienze nautiche all’università di Jade nel 2011. All’età di 23 anni dichiara di essere già al timone di una nave a spaccare il ghiaccio del Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi: l’Alfred Wegener Institute. A 25 anni era già diventata secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, mentre due anni dopo riveste lo stesso ruolo nella Arctic Sunrise di Greenpeace. Carola collabora con la Sea-Watch dal 2016. Prima di forzare il blocco navale italiano la “Capitana” Twitta sul sito della ONG Sea Watch: “ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.

Il problema è che a parte i media italiani, I giornali tedeschi e olandesi la ignorano. Sui social non esiste un suo profilo, una sua storia, Il suo nominativo non si trova nemmeno nei registri dell’università di Jade, non risulta nei database dei registri brevetti nautici in Germania. Pare dunque che la sedicente Carola non abbia mai conseguito nemmeno la patente nautica per poter condurre un gommone. E mentre gli italiani si dividono sull’ennesimo personaggio creato come arma di distrazione di massa, cala il sipario sugli osceni retroscena degli affidi minorili, mentre i 42 naufraghi erano sotto i riflettori internazionali, sono avvenuti centinaia di sbarchi, la rotta balcanica è riaperta, mentre il governo francese ci accusa di disumanità, rastrella centinaia di migranti nel proprio territorio e nottetempo li riporta al confine italiano. Mentre il governo tedesco preme per la liberazione della sua prodiga figlia, extracomunitari legati e sedati vengono riportati in aereo sul territorio Italiano. Il “Capitano” è accerchiato dal fuoco nemico, ignaro che così lo catapulterà ad un governo decennale con maggioranze bulgare, se risultasse sconfitto in questa battaglia spero sinceramente abbia il coraggio di estrarre l’arma ventilata sui media e sui social, l’Italia cessi di registrare i migranti che sbarcano in Italia, così che se ne possano tranquillamente andare in tutti gli altri paesi europei aggirando le regole di Dublino, portandoci di fatto fuori da Schengen.

Se gli Italiani sono considerati razzisti, è giusto che i migranti cerchino altre e più accoglienti destinazioni, svuotiamo i centri accoglienza e dopo averli rifocillati e distrutti i documenti di identità portiamoli sui confini austriaci, francesi, sloveni, svizzeri, se la figlia di Pietro Chiocca deve essere libera, “tana libera tutti” in Italia resti chi ha voglia di integrarsi, di lavorare, di riconoscere le nostre leggi e tradizioni, per chi in Italia sta male, (compresi tanti italiani) siate liberi di andare via, in quel mondo “aperto” che vi piace tanto.

Torna in alto