Tokyo trial

 

Tokyo trial

2016 va in onda sull’emittente pubblica giapponese NHK una miniserie in quattro parti cooprodotta dalla FATT Productions dei Paesi Bassi. Tokyo Trial, diretta dal regista Olandese Pieter Verhoeff scomparso nel 2019. Successivamente è stata acquistata da Netflix.

Tokyo Trial è incentrata sulla figura di Radhabinod Pal (1886 – 1967) giurista indiano membro della commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite dal 1952 al 1966.  Fu uno dei tre giudici asiatici nominati al Tribunale Militare Internazionale per l’estremo oriente , i “Tokyo Trials”, di fatto furono la Norimberga asiatica, dove si giudicarono i crimini di guerra  commessi dal Giappone nel corso della seconda guerra mondiale.

Radhabinod Pal era originario del piccolo villaggio di Taragunia, nel distretto di Kushtia. Frequentò la Taragunia Secondary School a Kushtia, nell’India britannica (l’attuale Bangladesh ). Nel 1908 conseguì la laurea con lode in matematica al Presidency College di Calcutta, ottenendo nel frattempo la laurea in legge sempre presso la stessa Università. Ha poi esercitato la professione forense presso il Mymensingh Bar, diventando giudice dell’Alta Corte nel 1941 Nel processo Pal fu molto critico sull’uso da parte dell’accusa del concetto legale di “crimini di guerra”,  già utilizzato durante il processo di Norimberga, pur ritenendo “l’evidenza delle violenze (..) perpetrate dai membri delle forze armate giapponesi contro la popolazione civile di alcuni dei territori da loro occupati”, ha prodotto una sentenza che metteva in dubbio la legittimità del tribunale, ritenendo il processo al pari di quello di Norimberga animato non da spirito di giustizia ma dalla sete di vendetta dei vincitori.

Nella lunga dissertazione di 1.235 pagine, Pal farà riferimento alla “nota di Hull”, (cosi chiamata dal nome del suo estensore il Segretario di Stato americano Cordell Hull), nota consegnata al governo giapponese il 26 novembre 1941, praticamente un ultimatum in cui gli Stati Uniti imponevano al Giappone la rinuncia al  Patto tripartito stipulato da quest’ultimo con Germania ed Italia il 27 settembre 1940, il ritiro immediato di tutte le truppe giapponesi dall’Indocina francese e dalla Cina ed il riconoscimento da parte  dell’Impero del Sol Levante del governo cinese di  Chiang Kai-shek. Secondo Pal  il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, era alla ricerca di un “Casus belli” che permettesse agli Stati Uniti di sfruttare l’occasione storica per raggiungere una supremazia globale sul futuro assetto del mondo, (basti pensare alle numerose iniziative politiche e legislative messe in atto da Roosevelt fin dall’inizio del 1941, tutte mirate alla preparazione di un futuro impegno bellico mai pubblicamente ammesso). Roosevelt si adoperò per provocare l’attacco nipponico in modo da poter vincere le resistenze dei neutralisti americani, quella nota diplomatica consegnata all’ammiraglio Kichisaburo Nomura, fece pronunciare al Primo Ministro giapponese, generale Hideki Tojo, la famosa frase “ Tora! Tora! Tora! (La parola tora (トラ), in giapponese, significa tigre ma in questo caso è come acronimo di totsugeki raigeki ,letteralmente, attacco lampo).

I fatti successivi sono noti: la dichiarazione di guerra del Giappone agli Usa partì il  6 dicembre 1941. Molti in Giappone, fra i quali l’ex Capo di Stato Maggiore della Aeronautica, il generale Toshio Tamogami, ritengono che la “nota Hull” fu lo strumento appositamente creato allo scopo di costringere il Giappone a dichiarare guerra agli Stati Uniti ed ai suoi alleati. Sempre secondo il giudice Indiano “(..) anche il Principato di Monaco, o il Granducato di Lussemburgo, avrebbero impugnato le armi contro gli Stati Uniti al ricevimento di una tale nota”.

Inoltre, riteneva che l’esclusione del colonialismo occidentale e l’uso della bomba atomica da parte degli Stati Uniti dall’elenco dei crimini di guerra, così come l’esclusione dai banchi dei giudici di rappresentanti delle nazioni vinte, significassero il fallimento della giustizia . ”Ritengo che ognuno degli accusati debba essere giudicato non colpevole di ciascuna delle accuse”. Il suo ragionamento influenzò anche i giudici di Francia e dei Paesi Bassi, che espressero opinioni  dissenzienti. Tuttavia, secondo le regole del tribunale, tutti i verdetti e le sentenze sarebbero stati decisi dalla maggioranza.

L’occupazione Statunitense del Giappone durerà teoricamente sino al 1952, alla firma del trattato di pace di San Francisco, e dopo che il nuovo governo nipponico accettò il verdetto del processo di Tokyo. Attualmente nel paese del sol Levante sono ancora presenti circa 35.000 militari Statunitensi. La base navale di Yokosuka, è sede del comando della Settima Flotta della U.S. Navy, ed è la più grande base navale americana al di fuori del territorio degli Stati Uniti.

Nel 1966, Radhabinod Pal visitò il Giappone e disse di aver sempre amato quella terra per essere l’unica nazione asiatica che “si oppose all’Occidente”. Pal è venerato dai nazionalisti giapponesi e suoi monumenti si ergono sui terreni del santuario shintoista di Ryozen Gokoku Shrine, come anche nel santuario di Yasukuni.  In Italia Netflix, pur prodiga di offrirci prodotti asiatici sia tradotti che sottotitolati dei generi più svariati, chissà perchè non ha inserito questa miniserie nel proprio palinsesto.

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