Tradimenti

Tradimenti

Riappare – parlo per me – in televisione Fausto Bertinotti con inconfondibile accento gestualità eleganza. E le parole calano come fossero gemme preziose, un dono raro per il porcile – noi – che ce ne sbaviamo. Ricordo anni lontani quando, tramite una amica, incontrai uno dei suoi collaboratori. Un giovane simpatico attento ‘inquinato’ nell’arte della politica, del politichese meglio, dinamico portaborse con aspirazione di mettere il culo su qualche poltrona.

Grandi sorrisi approvazione continua la testa china e pensosa a riflettere sulle mie parole – di cui poco o nulla gli fregava e ancor meno intendeva -. Vengo al dunque. Bertinotti, disdegnando scendere dal gradino degli indispensabili, bilioso e rancoroso essere collocato tra gli ex di lusso e in malo modo per aver fatto cadere il governo Prodi, aveva sguinzagliato ‘i servi della gleba’ per rispondere ai suoi compagni che lo accusavano di (alto) tradimento per quella scelta ‘scellerata e indecente’ che li aveva ricacciati all’opposizione favorendo il ritorno di Berlusconi e la perdita di posti di potere e relative prebende.

Come se mettersi contro Romano Prodi fosse rinnegare la conquista del Palazzo d’Inverno, le lotte feroci e intestine alla morte di Lenin o le grandi purghe ad opera di Stalin – così forniva i paragoni il suo fido. In effetti piccoli soprusi vendette malumori rottura di amicizie tolto il saluto e perdita di lavoro per i suoi fedelissimi… Come si percepiva, il motivo questo dell’incontro, il tradimento – ‘a destra’, io precisai, in camicia nera… e aggiunsi: declino di uomini idee passioni. Di Nietzsche: ‘L’oggi appartiene alla plebe’. Insomma, in un mondo borghese, ipocrita e vile, nulla cambia dal tempo in cui, con medesimo spirito e atteggiamento analogo, si davano al colpo alla nuca alle sparizioni alla tortura al gulag. Con la pretesa, sovente, che la vittima si riconoscesse colpevole (penso al libro di Arthur Koestler Buio a mezzogiorno, fra le iniziali letture di formazione). Un linciaggio sulla persona, amplificato e lodato oggi tramite i mezzi di comunicazione e dall’asservimento di tanta parte della stampa.                                                          

Cosa pensano – cosa pensate – del concetto di tradimento? incalza. 8 settembre del ’43: il prototipo del tradimento, squallido stupido ridicolo nella sua tragedia di allora – l’Italia divisa lacerata umiliata – e nella farsa di oggi – pronti sempre all’estero a rinfacciarci quel saltare sul carro del vincitore. Senza trarne profitto perché a Parigi, al tavolo di pace, l’Italia vi partecipò ma da nazione sconfitta, obbligata ad accettare, firmando i dettami dei vincitori (basti ricordare l’ignominia di quell’articolo 16 ove s’impone la non perseguibilità dei traditori della guerra perduta). E in questi decenni proconsoli dell’Occidente, tollerati prima in clima di guerra fredda ed oggi proni agli interessi del mercato e delle banche.

Così quel lontano ormai tradimento rimane una macchia indelebile in ognuno di noi pesa in dignità come rilevava il Comandante Borghese. L’8 settembre diviene una sorta di rappresentazione plastica, di fondale collettivo di quanto avviene di giorno in giorno, privati dell’Olimpo gli dei decaduti e malvagi lasciano in eredità agli uomini l’essere vili e in ginocchio. La fuga del sovrano pose le basi per il rifugio e la scelta nella coscienza di ciascuno ove stabilire, dramma al contempo collettivo, quale fosse la ‘propria’ patria quali i valori a cui attingere conforto o rinnegare l’una e gli altri. E si rinnovò la figura del servitore dell’ideologia.

 

Immagine: https://www.diegocuoghi.com/

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