Trasformare l’Italia

 

Trasformare l’Italia

E’ possibile trasformare l’Italia? Saremo mai in grado di correggere tutte le malformazioni burocratiche e di sistema introdotte dall’assenza di politica e dalla mancanza di una visione complessiva comune che ci faccia, quantomeno, percepire in cosa consista l’interesse nazionale ed agire in nome e per conto di questo interesse che dovrebbe essere l’obiettivo di tutti, ma in special modo delle strutture dello stato e del parastato?

A vedere bene la storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi ci rendiamo conto di quale degrado abbia raggiunto la percezione del nostro essere italiani. Quei pochi, anzi pochissimi, che hanno cercato di continuare a credere in un’Italia degna di questo nome, sono stati eliminati o fisicamente o politicamente con la complicità dei politici che dovevano essere dalla loro parte.

E’ il caso di Enrico Mattei, ucciso perché creava problemi, soprattutto sul piano energetico ai “vincitori”, che alcuni dei “nostri” ritenevano sin da allora “alleati”; anche Aldo Moro, in una visione distorta e molto personale dell’interesse nazionale, ha fatto scelte che, con l’avallo di uomini del suo stesso partito, lo hanno portato alla fine che tutti conosciamo. Oggi lo commemoriamo e lo onoriamo come se fosse un eroe dei tempi recenti senza aver in alcun modo rivelato le vere menti che hanno decretato la sua morte e i loro complici di casa nostra.

Anche Craxi è l’ultima vittima di questo scempio che porterà – attraverso una delle operazioni pilotata dai servizi segreti stranieri con la complicità di quelli italiani ridotti a ruota di scorta di quelli americani ed inglesi per le norme dell’infausto trattato di pace – alla molto pilotata e controllata operazione “mani pulite”. Fu proprio grazie a questa operazione che i “vincitori”, all’epoca ancora considerati “alleati”, diventarono “padroni” assoluti della classe politica italiana.

Questa scomparsa totale della funzione politica fece sì che anche tutta la struttura burocratica dello stato, tranne rare eccezioni, si adattasse ai tornaconti personali trattando i bilanci dello stato come cose proprie di cui non rendere conto a nessuno.

E’ così che il merito scompare dalle strutture pubbliche, diventano ministri anche persone assolutamente indegne ed incapaci. I dirigenti diventano tali quasi solamente per raccomandazioni di partito o personali: lo sport preferito diventa il “lecchinaggio”; chi non lecca rimane fuori, viene emarginato.

Per pompare soldi vengono creati enti inutili che diventano carrozzoni elettorali pronti a vendersi al maggior offerente. Si creano commissioni e sottocommissioni che distribuiscono ricche prebende inutili agli amici ed agli amici degli amici, lasciando senza risorse chi potrebbe realmente svolgere il lavoro. Chi lavora viene scavalcato da chi non lavora ma sa “leccare” o “vendersi”.

Eppure sono convinto che tutto questo degrado si può fermare, l’Italia può essere trasformata, può tornare ad essere quel laboratorio di forza e potenza che ha caratterizzato la nostra storia nei secoli.

Basta ricostruire l’identità nazionale attraverso i valori fondanti della nostra cultura millenaria, lasciando tutto il ciarpame del modernismo tecnologico e transumano che viene da oltre oceano. Forgiare una nuova gioventù che sappia distinguere e sottoporre l’interesse personale all’interesse comunitario, costruire una nuova passione ed un nuovo orgoglio di essere italiani.

Serve poco, ci vuole una nuova classe dirigente che abbia chiara la situazione italiana, che affermi, senza equivoci, che, in questo momento siamo privi di qualsiasi sovranità, che sappia rimboccarsi le maniche e trattare la propria autonomia, avendo presente le nostre peculiarità su cui ricostruire il nostro destino comune, che cacci, denunci e processi i vari traditori, che pretenda di poter rifare la scuola che ci meritiamo senza interferenze straniere o di classe, che reintroduca il merito e sappia fare i conti del presente ma soprattutto del passato per colpire chi si è approfittato della propria posizione di potere.

L’italiano è un popolo che si adegua agli esempi che ha, sta a noi fornire degli esempi da imitare.

Così ce la potremo fare.

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