TVBoy, il muro graffiante

 

TVBoy, il muro graffiante

Pasquino sta ai nostri tempi, non più versi in romanesco appesi al collo d’ un mutilato Menelao  del III sec. a.C., nell’era dell’immagine, dei video, la satira graffia sui muri con le bombolette spray e lì il potere perde la sua sciocca aura, digrignando i denti contro il sarcasmo che lo spoglia, mettendolo in berlina per quella luciferina superbia d’esserci super omnia, uno status symbol lontano anni luce dal sudore della gente.

L’AMA scatta solerte a cancellar le offese, coprire lesta, lesta, di vernice neutra quei murales insolenti non certo del decoro ma della panna montata dall’orgoglio personale. Certo se facessero altrettanto co’ a monnezza a bizzeffe, Roma c’avrebbe un minimo de decenza. Il caro, vecchio Pasquino del ‘500 chissà forse era un sarto, chi dice un figaro poeta o un ristoratore, era comunque  un popolano sanguigno ch’affondava la lama della satira nelle malefatte dello Stato papalino.

Toccarono a Papa Mastai gli ultimi dardi della statua parlante, poi la polvere della breccia di Porta Pia soffocò il fuoco della satira come fosse un estintore. Un artista palermitano Salvatore Benintende, in arte TVBoy, quasi trent’ottenne ha deciso di “pasquinare” anche sui muri di Roma dove l’irriverenza del murale campa poco sotto l’occhio marrone della bella Virginia o quello occhialuto del Vaticano.

Profetico artista del bacio tra Di Maio e Salvini spruzzato per “amor populi” poche ore prima del parto di governo M5S-Lega, fregando, con quell’immagine, fior fiore di analisti della carta straccia stampata o dei Tg pidioti, un daje, verniciato sull’intonaco, a formà un governo per l’Italia sulle montagne russe dello spread franco-tedesco. Quel bacio, memoria di quello comunista tra Brezhnev e Honecker nel 1979, è meno appassionato, assomiglia a quello che si scambiano gli sposini in chiesa con TVBoy nelle vesti del celebrante, perché ragazzi questo matrimonio s’ha da fare nonostante il don Rodrigo del Colle.

Che c’è di peggio per un italiano che vedere i mondiali di calcio solo da spettatore, non da tifoso della savoiarda maglietta azzurra, beh anche qui il nostro artista ha messo in campo un Tardelli aggiornato, il Presidente del Consiglio Antonio Conte accovacciato con addosso la maglia della Nazionale, in piedi due colossi, non del football, ma della potenza militare, Putin & Trump sorridenti con le casacche delle rispettive squadre. Un invito al dialogo perché la Russia rientri nel G8 magari con la mediazione del nostro Primo Ministro.

Ma il messaggio ha un contenuto più acuto, l’Italia giallo-verde è amica di Putin, è contro le sanzioni scellerate a cui l’UE s’è accodata, ma ha voce nella NATO quanto basta per assumersi il ruolo di paciere tra il cow boy e l’orso. Poi c’è “la figuraccia in mondovisione” dell’ultima tappa del Giro d’Italia, sospesa per salvare l’incolumità dei ciclisti visto lo stato bucaiolo del percorso dentro Roma, uno schiaffone sonoro all’incapacità di governare questa città con un minimo di decoro. Eccola allora la bella Virginia, già Wonder Woman, ora immortalata sul muro in mise casual con la fascia, tenere un cartello nella mano dove c’è scritto VIVA LE BUCHE ABBASSO I MURALES, alle sue spalle ha già coperto il bacio Di Maio-Salvini.

E’ vero quanto afferma Benintende, in altre città del mondo i graffiti sono ben protetti, costituiscono memoria tangibile della street art, ma Roma è rimasta parruccona, peste lo colga a chi fa sarcasmo sul potere e allora giù una grassa spennellata di grigio a coprire st’indecenza, mejo le buche che l’affronto, era successo anche a S. Basilio, ormai è ‘na tradizione.

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