Ugo Spirito e la critica della democrazia

    

Ugo Spirito e la critica della democrazia

Nel 1963 Ugo Spirito pubblicava Critica della democrazia, in un momento di intenso dibattito in merito allo statuto politologico della democrazia; nel 1957 era infatti uscito il libro di Sartori, Democrazia e definizioni, che aveva costituito una profonda chiarificazione del termine. Spirito si inseriva nel dibattito con un testo “eretico”, secondo abitudine, e di grande attualità anche e forse soprattutto ai nostri tempi che conoscono una profonda crisi del concetto di rappresentanza, come inteso nei modelli liberali e capitalistici. Il filosofo apre il testo rimarcando il carattere profondamente conformistico del valore della democrazia, a parole fatto proprio da ogni regime e da ogni partito, anche unico: democrazia organica si era definito il fascismo, democrazia popolare il comunismo. Scopo del libro diventa allora quello di chiedersi, e dare ragione, del carattere dogmatico del mito della democrazia; individuarne il suo specifico carattere metafisico che la distingue dalle altre metafisiche e dalle altre concezioni dell’uomo. Ciò consentirà di sottrarre la democrazia al luogo comune e al processo di generalizzazione che ha svuotato la parola da ogni effettivo contenuto pratico e ideale.

Un equivoco fondamentale consiste nel contrapporre democrazia a dittatura; per Spirito non esiste il regime democratico, ma tanti regimi democratici quanti sono i tipi delle minoranze capaci di guidare le maggioranze. Avremo quindi una democrazia capitalistica e una comunista, una democrazia clericale e una nazionalista, una democrazia nazionalista e una europeista, una democrazia sindacale e una partitocratica. E anche una democrazia dittatoriale quando è un solo uomo a guidare le masse; anzi, sottolinea il filosofo con una forte provocazione, il regime dittatoriale è più democratico di quello delle élite occulte e invisibili, proprio perché comunque esposto a critiche e sollevazioni. Comunque, in conclusione, ognuno può dichiararsi democratico a modo suo. Si può uscire dall’antinomia solo definendo filosoficamente il concetto di democrazia, mentre finora nessuna filosofia è riuscita a convalidare la democrazia attraverso la determinazione di un principio fondato speculativamente. Al più si sono giustificati alcuni motivi democratici, ma non l’ideale democratico. Al contrario, la filosofia, dall’antichità a oggi, ha fornito in abbondanza critiche più o meno radicali della teoria e della prassi democratica: non sui rischi e i pericoli del regime democratico, che sono gli stessi che possono darsi in qualunque regime, ma proprio una critica dell’ideologia democratica.

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