Un patriota sconosciuto

 

Un patriota sconosciuto

Accendendo la Tv, oltre alla farsa della cattura concordata per motivi di salute dell’”ultimo capo di Cosa Nostra” Matteo Messina Denaro, e la morte della “Bersagliera” del cinema italiano amica di Fidel, Gina Lollobrigida, le notizie principali, ci parlano di Ucraina, Russia ed Iran. Nazioni in apparenza culturalmente distanti, dal nostro mondo e dalla nostra “visione” del mondo. Ma è davvero così?

1998 il primo canale della televisione russa manda in onda una trasmissione completamente dedicata, ad un Pittore, Filosofo, Esoterista, e politico, italiano, “maledetto”, in occidente, ma che da lì a poco diventerà stranamente essenziale per la visione del mondo sia dell’ex Unione Sovietica, sia del mondo “tradizionale” islamico. Autore di quella trasmissione, il poeta, filosofo e attivista politico Geydar Dzhahidovich Dzhemal, (1947 – 2016), fondatore e presidente del Comitato Islamico della Russia. Dzhemal, musulmano di nazionalità azera, sarà il primo a far conoscere in Russia il pensiero, ed il personaggio di Julius Evola, oltre ad uno stretto cenacolo di accademici. Praticamente sconosciuto in occidente, Dzhemal vanta natali eccellenti, il padre Dzakhidè era un artista, discendente di Hulagu Khan, il nonno materno, Igor Shapovalov, un professore di filosofia tedesca, nonché Vice Ministro della Cultura dell’Unione Sovietica.

Geydar Dzhahidovich Dzhemal, è stato anche presidente del movimento sociale russo “Russian Islamic Heritage”, nonché membro permanente del “Congresso Popolare Arabo”, e membro del partito politico “L’Altra Russia” fondato nel 2010 da Ėduard Limonov, che ha avuto un ruolo fondamentale durante le prime proteste filorusse in Ucraina del 2014. Limonov nel 1992 era stato coofondatore insieme ad Aleksandr Dugin, anche del “Fronte Nazional Bolscevico”, partito politico russo, messo fuorilegge nel 2007, secondo cui si riteneva necessario salvare una parte dell’eredità bolscevica-sovietica (quella “nazionalista” opposta alla corrente “internazionalista”), coniugandola con le più recenti elaborazioni della Nuova Destra Europea. 

Negli anni ’60 e ’70, Dzhemal si unì a una serie di organizzazioni sotterranee associate a Yuri Mamleev, ed ebbe accesso con un documento contraffatto al reparto riservato in cui veniva custodita la “letteratura proibita” presso la Biblioteca Lenin di Mosca, focalizzando i propri interessi soprattutto sulle opere di mistici, politici e filosofi occidentali, tra cui Julius Evola, Jean Thiriart e Alain de Benoist. Sotto la pressione del KGB, le organizzazioni legate a Mamleev furono costrette a sciogliersi, Mamleev, fuggirà negli Stati Uniti, Dzhemal per sfuggire a ripercussioni si auto dichiarò, schizofrenico e fu mandato per un breve periodo in un istituto psichiatrico. Nel 1974, Dzhemal e Aleksandr Dugin (che Dzhemal in seguito definirà riduttivamente un suo “ex discepolo”), incontrarono il filosofo Evgeniy V. Golovin.  Dal 1980 è stato membro attivo del movimento islamico del Tagikistan, e nel 1990 si unì al partito di rinascita islamica (I.R.P.), organizzazione clandestina delle regioni del Caucaso. Nella visione di detto partito si riteneva, che ai musulmani sovietici (turchi, caucasici e slavi islamizzati) spettasse il compito di opporsi all’ occidentalizzazione di tutta la Russia.

Durante la disintegrazione dell’URSS, assunse la posizione di delegato del ramo tagiko dell’IRP all’interno del “Russian Center”, organo rappresentativo interno al comitato centrale. 

Durante la guerra civile tagika del 1992, fu stato nominato consigliere politico del vice premier del governo della coalizione islamica guidato da Davlat Usmon. Partecipò alla Conferenza popolare araba di Khartoum, e successivamente ne divenne membro permanente. In questo periodo iniziò anche a produrre film e serie TV sulla filosofia, fra i quali: “Now”, “All Koran Suras”, il documentario, “Islamic Republic of Iran”, e appunto, il documentario su Evola, in Italia pubblicato in una rarissima videocassetta VHS distribuita dalle Edizioni “all’insegna del Veltro”, che distribuiscono anche l’unico libro (di cui sono a conoscenza) di Dzhemal tradotto nella nostra Lingua: “Tawhid. Prospettive dell’Islam nell’ex URSS” (Parma 1993.)

Nel 1993, Djemal conobbe il figlio del defunto Ayatollah Khomeini , Ahmad.

Nel 1999, al convegno ortodosso-islamico orientale di San Pietroburgo, avanzò la tesi della possibilità di un’alleanza strategica antimperialista tra i musulmani e il cristianesimo ortodosso.

Nel 2011 fondò il circolo di intellettuali “Florian Geyer”.

Mori’ il  5 dicembre 2016 ad Almaty, la città più grande del Kazakistan. In accordo con la sua volontà, fu sepolto nel cimitero di Baganashyl ​​ai piedi del Tien Shan.

Con Djemal, il pensiero di Evola, diventa parte della rinnovata visione spiritualista del mondo russo. Le stesse teorie duginiane, dalla quarta teoria politica in poi, non sono esenti da riferimenti all’esoterista italiano, parzialmente osteggiato dal Fascismo “regime”, ma divenuto nel dopoguerra collante per le svariate anime del neofascismo Italiano. Non è strano che il principale editore di Dugin in Italia, l’amico Maurizio Murelli, sia stato curatore nel 2006 del Documentario: “Julius Evola Dalla Trincea a Dada”.

Anche nel mondo islamico l’influenza evoliana diviene importante, nonostante che Evola, al contrario dell’amico Renè Guenon, abbia dedicato pochissimi scritti alla religione di Maometto.  Il quadro della tradizione islamica tracciato da Evola in “Rivolta contro il mondo moderno”  occupa non più di un paio di pagine, ma presenta gli aspetti dell’Islam che nella prospettiva evoliana valgono a caratterizzarlo come “tradizione di livello superiore non solo all’ebraismo, ma anche alle credenze che conquistarono l’occidente”, vale a dire alla religione cristiana. Secondo Evola l’islam sarebbe una forma tradizionale completa, nel senso che nel suo contesto è vivo ed operante un essoterismo in grado di fornire, a chi sia dotato delle necessarie qualificazioni, i mezzi utili a conseguire una realizzazione spirituale che oltrepassi il traguardo esoterico della pura e semplice “salvezza dell’anima”. In “Rivolta” Evola riporta tutta una serie di passi coranici relativi ai concetti di jihâd e vengono citate, a titolo esemplificativo, due massime: “Il paradiso è all’ombra delle spade” e “Il sangue degli eroi è più vicino a Dio dell’inchiostro dei filosofi e delle preghiere dei devoti”. Evola individua un rapporto di analogia tra la morte conseguita dal mujâhid e la “mors triumphalis” della tradizione romana. Nel 1993 Rivolta contro il mondo moderno veniva evocata, in un’intervista dall’intellettuale algerino Rachid Benaissa, allievo e continuatore di Malek Bennabi. Nel 1994, per iniziativa di un professore di teologia islamica dell’Università di Marmara usciva ad Istanbul, presso la casa editrice Insan, un libro intitolato “Modern Dünyaya Baskaldiri”, la traduzione in turco di “Rivolta contro il mondo moderno”. Evola traccia un quadro della tradizione islamica che, anche se è talvolta inesatto e condizionato da una prospettiva personale, costituisce una rappresentazione ispirata al riconoscimento di ciò che è essenzialmente l’Islam, una manifestazione dello spirito tradizionale da cui non può prescindere la “rivolta contro il mondo moderno”, quella che si sta combattendo in Ucraina, in Iran, ed in altre parti del mondo.

Geydar Dzhahidovich Dzhemal ha dato un contributo essenziale alla conoscenza di Evola in Russia e nel mondo islamico. Michel Schneider in “Nationalisme et République“ ha dato una sua descrizione di Dzhemal: “Parla il francese come i nostri figli non lo parlano più; altrettanto perfettamente padroneggia il tedesco. (..) Quest’uomo ha la personalità fortissima dei geni. (..) Con facilità e proprietà di linguaggio parla di Islam, di Dio, di metafisica.” Da parte nostra possiamo aggiungere che Gejdar Dzemal parlava anche arabo, persiano e turco, era un fine conoscitore del cinema dei “Telefoni Bianchi”, e sapeva cantare in perfetto italiano le canzoni dello squadrismo fascista. Uno degli assunti semplificati del pensiero evoliano era che “Patria, è dove si combatte per le proprie Idee”, svincolando in concetto di Patria da confini geografici. Con questa visione voglio considerare

Geydar Dzhahidovich Dzhemal un “Patriota” sconosciuto, che meriterebbe da parte nostra uno studio più approfondito.

 

Immagine: https://su.unansea.com/

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