Da Riccione a Predappio, col vizietto d’ un selfie alla cripta del Duce non sapendo, oh meschino consigliere, che i talebani rossi in cuor loro picconerebbero volentieri quella cappella della famiglia Mussolini nel cimitero di S. Cassiano, però, come suol dirsi, pecunia non olet,perciò chiudono entrambi gli occhi per far cassa col turismo romantico del “quando c’era lui”.
Così nel vuoto pneumatico agostano un giovanotto in vacanza, dimentico, forse per un colpo di sole, d’essere un rappresentante della Lega nell’amministrazione comunale di Scandicci, posta il sepolcro di Muslèn, quello con l’erma in marmo incorniciata dai fasci littori, così in un attimo non sfuggente si ritrova a precipizio nell’inferno, quello mediatico s’intende.
B. viene processato per direttissima, non dai giudici in toga rossa ma dai tribuni della plebe (quella culturale) che si stracciano le vesti emuli di Kaifa, fretti prendono il manualetto delle frasi idiomatiche sui valori della resistenza, dell’antifascismo, snocciolando proposizioni cotte e ricotte, stando però in Toscana, diciamo pure che cucinano una ribollita.
Da bimbo mi colpiva l’enfasi finale dei comizi, con voce soprana s’inneggiava a democrazia,libertà e uguaglianza, era la chiusa di discorsi poveri in ciccia ma grassi di promesse, applausi al nulla ipocrita di seconde e terze linee, spesso incravattati, eleganti borghesi, con sotto la canottiera, non di rado, l’imprinting da ex Balilla.
Proprio su quelle tre parole magiche potremmo costruirci barricate visto che sono state per decenni tradite perché, attenzione l’Italia è una democrazia ma parlamentare, come a dire il vil popolo voti pure chi vuole poi il Governo però lo costruiscano gli alchimisti dell’inciucio con la benedizione lucrosa dell’UE, così era la prima Repubblica così la seconda allineati al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Si sa che”tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, citando la Fattoria di Orwell, e quest’ultimi sono l’intellighenzia del potere, le avanguardie intellettuali di masse ignoranti, disorganizzate cui manca l’analisi e l’elmetto, perciò i più uguali meritano obbedienza cieca, rispetto, perché da loro dipende l’alba radiosa del nostro futuro.
La forbice sociale fa la spaccata? I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri prolificano come i conigli? Gli sfigati cadono giù come gocce da un filo teso? Beh gli si da qualche sussidio,un pasto a S. Egidio, un tè caldo alla stazione,il nasone per lavarsi e nuovi cartoni. Non c’è da preoccuparsi, compagni, è solo un passaggio nel bosco, in fondo, in fondo poco importa se sulla vetta arriveranno solo le guide, è la selezione naturale di Darwin, l’evoluzione della specie.
La libertà poi è una soltanto quella d’essere tutti qualunquemente uguali in pensiero,opere e perfino omissioni, non si ammettono smarrimenti dal gregge, anche la pecorella ribelle va ripresa,rieducata, riportata nello stazzo ma se proprio recalcitra, peggio per lei, sarà espulsa, diverrà raminga, scomunicata dal partito e dalla Chiesa dem.
Caro C. B. possibile tu non sapessi che questa repubblica è nata dalla resistenza (gli alleati furono una superflua allegra brigata)piantata con le sue radici nella lotta partigiana al nazifascismo, e tu vacanziero irriverente posti un’immagine della cripta del mostro, facendola girare, è una bestemmia,un peccato mortale, un attacco alla democrazia, pertanto, con alti lai, i piddini invocano le tue dimissioni dal Consiglio comunale. Resisti? Ti giustifichi? Non ti batti col pugno chiuso il petto, anzi affermi di non essere pentito, addirittura sposi il 70-80% di quel ch’ha fatto Mussolini? Beh allora agli arcobaleni cadono le braccia,così per rimediare lo stesso Alberto da Giussano, alzando il guiderdone, ti sospende dalla Lega inginocchiandosi ossequioso alla volontà trinariciuta, d’altronde caro amico (o camerata?) incombono le elezioni settembrine e l’Edelweiss non vuol perdere petali per nostalgie mussoliniane.
Hai detto fiero soldato in camicia verde: “siamo in un Paese libero” e qui, come diciamo noi a Roma, hai toppato.