Una foglia nel vento, di sera

 

Una foglia nel vento, di sera

Agire senza agire, ho scritto riferendo il dialogo del guerriero Arjuna con Krishna, la divinità. Trattare la Vittoria o la Sconfitta alla medesima stregua, da menzognere ad esempio, perché il fine è il combattere (una quercia innevata e la scritta “combattere è un destino” sui muri di Roma, a memoria di Peppe Dimitri, amico e camerata), non il suo esito. I vincitori e i vinti risiedono sotto lo stesso tripudio di stelle, pensavano i greci, quell’amor fati di cui Nietzsche si rammemorò da filologo classico per saperne andare oltre. E citavo lo scrittore tedesco Ernst Jünger che nei suoi scritti di guerra – Nelle tempeste d’acciaio, il più celebre – mai esprime verso il nemico parole d’odio o inutili epiteti da rozza propaganda. È di fronte, accucciato o di sentinella, in una trincea tanto simile alla propria. Impalpabile alla parola. E Mishima dialoga con gli studenti “rossi” nella università occupata. Del resto, l’etica del bushi è per donare un modello di comportamento, una linearità cristallina non al frangersi contro.

(Carl Schmitt, giurista e autore della riflessione sulla contrapposizione terra-mare ha lucidamente descritto il come e il perché s’è passati dall’altro quale avversario, con diversa la divisa e diverso il sovrano da servire, al nemico da disprezzare e da odiare. “Le guerre per la libertà si combattono con odio”, così si esprimeva il giovanissimo e autorevole giacobino Saint-Just. Da questa pretesa, essere espressione della buona causa, dalla parte della ragione e mai del torto, dono degenere del 1789, siamo tutti ormai carnefici e vittime al contempo).

Come con il tiro dell’arco, asimmetrico, quello giapponese – non mirare al bersaglio essere soltanto la mano che tende e scocca la freccia – essa va e compie il suo fine colmando la distanza. Una tecnica che è arte, disciplina prima che mezzo atto ad uno scopo. Così nei gesti quotidiani – ad esempio, indossare la mascherina d’obbligo per entrare in farmacia o a comprare il pane – non dare ad essi valore alcuno perché, se sono imposti dalla paura e dalla ignavia dell’oggi, solo strumento meccanico mentre la mente ed il cuore vibrano dell’ultimo raggio di sole dietro i tetti dei palazzi o per una foglia che s’attarda a cadere ballando al ritmo del vento. Nell’assenza del sacro nel tempo della dimenticanza non c’è Krishna a suggerirti il retto agire, ma tu sei qui nonostante tutto e comunque un essere contro…

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