Col bramito i dem U.S.A. vorrebbero incrociare furibondi duelli con le corna ma i rischi di un conflitto nucleare giustamente non possono e non vogliono correrlo, perciò il comico Zelensky s’ accontenti di armi, solidarietà, dirette streaming, but no fly zone. A l’Aja la Corte di Giustizia dell’ONU ordina perentoria alla Russia di sospendere tout court le azioni militari in Ucraina, la solita fuffa scialba rispedita dal Cremlino al mittente; l’UE è un ectoplasma coeso ma a strato unico, finanziario, non ha un esercito né una diplomazia autorevole, va in ordine sparso (Macron, Sholz, Draghi non pervenuto) unita solo sulle sanzioni, boomerang masochista soprattutto l’Italia.
Le global democrazie, tanto amate pure dal centrodestra bau, bau, attento più alle virgole che ai punti, danno l’impressione di quei palloncini colorati che s’ afflosciano petulando tesi rarefatte, monodia verbale noiosa, precotta, ancorate a un pregiudizio aristocratico, l’Occidente è la culla della nuova civiltà, la Nike della nave-mondo, gli altri, puaretti, sono al buio nella stiva, servi di autocrazie gotiche e illiberali Perciò alla clava dell’armata russa si risponde con appelli, condanne, tuttologia isterica nei salottini tv e tanti dispetti (le sanzioni) accompagnati da un pacchetto di armi leggere, serrando nell’armadio dell’inconscio le proprie responsabilità, non poche, sui tragici eventi esplosi il 24 febbraio, guai a voler aprire le ante tirando fuori scheletri maleodoranti, l’agorà intellettuale t’azzanna verbalmente, ne sa qualcosa il prof. Franco Cardini.
L’orso bruno inferocito dall’assedio militare NATO nonché impaurito dalla possibilità che Kiev saltasse sulla corazzata dell’Alleanza Atlantica, s’è rizzato dritto sulle zampe aggredendo a morsi, una terra, l’Ucraina, ritenuta carne russa (l’antica Rus è nata a Kiev), dando seguito prevedibile agli altri graffi su quel territorio, dalla Crimea al Donbass per i quali l’Occidente, a parte le solite inutili sanzioni, ha fatto i gesti delle tre scimmiette del santuario di Toshogu.
Zelensky Abele, Putin Caino, il bene e il male, la pochezza diplomatica dell’Occidente si affida a Xi Jinping il drago, ha divorato l’autonomia di Hong Kong strozzandone ogni afflato di libertà (dov’era l’Occidente?), sorvola minaccioso Taiwan, l’arrafferà al momento giusto al pari di isole rivendicate nel mar cinese meridionale e orientale e alcuni territori contesi all’India da decenni, aspetta sulla riva i cadaveri di Occidente e Russia per instaurare il suo Impero cinese.
Putin fa stragi a tutto campo da Leopoli a Odessa, l’Ucraina si svuota di donne e bambini, le città somigliano a quelle siriane o libanesi, l’economia del Paese è al crollo, chi ricostruirà su un deserto di calcinacci e ossa? Il sorriso ineffabile del mediatore Xi dice qualcosa. Con la testa nell’imbuto di un conflitto al Presidente russo resta una sola carta, portare a termine la guerra vincendola, col rischio però di impantanarsi in un Vietnam europeo, poi le armi finalmente faranno silenzio, cosa resterà se non piaghe purulente consegnate alla memoria storica, non quella dei libri, scritti dai vincitori, ma quella dei bambini e a loro come spiegherà il leader russo quella citazione (assai impropria) presa in prestito dal vangelo di S. Giovanni: “ Non c’è amore più grande che donare l’anima agli amici” per lui i russi del Donbass dimenticando volutamente il comandamento principe dell’Evangelo.
L’avanzata dell’Occidente a oriente è valutata da Putin pari all’invasione nazista del ‘41 con l’Ucraina, allora come adesso, testa di ponte di una geopolitica, ora americana, a macchia d’olio nei territori slavi e su questo punto Vlad ha levato gli scudi facendo leva sull’integrità della Grande Madre Russia contro chi vuole smembrarla, ma di qua è lui il nazista raffigurato su un poster coi baffetti a spazzola di Hitler pescando dalla storia una parola, nazista, buona a ogni evenienza per marchiare d’orrore il nemico di turno. L’Ucraina assolda alla causa il battaglione Azov (si e no 3000 uomini) notoriamente nazi-russuofobo dando un gancio a Putin per dichiarare che libererà il mondo (!?) dal nazismo giustificando l’aggressione all’Ucraina e regolando i conti interni col dissenso ospitandolo in galere. Non è peloso e strano che nessuno gli abbia dipinto sotto il naso i celeberrimi
baffoni del compagno Stalin? Beh per Putin è un’icona della resistenza russa all’Operazione Barbarossa idem per la sinistra occidentale forgiata nella resistenza al nazifascismo ma ora in furbesca confusione.