1938, Leni Riefenstahl, è in tour negli stati uniti per promuovere il suo film “Olympia”, il film-documentario sulle olimpiadi di Berlino del 1936, il film è considerato uno dei più importanti e seminali documentari di sempre. In Germania si era consumata da poco, la famigerata Kristallnacht, “la Notte dei Cristalli” e nell’opinione pubblica e nei media statunitensi diventava sempre più forte il sentimento (o risentimento) antitedesco. Molte porte si chiusero davanti all’artista (attrice, ballerina, regista), una invece si spalancò quella degli studi della Disney. L’anno prima, nel 1937, Walt Disney e il fratello Roy si erano recati in Germania durante un tour europeo volto a promuovere Biancaneve e i sette nani. Leni fu ricevuta in pompa magna, Walt e Leni si intrattennero per ore, parlando di cinema, cultura e visione del mondo, pare che da questo colloquio nasca nella mente di Walt l’idea dell’EPCOT (Experimental Prototype Community of Tomorrow – (Prototipo sperimentale per la Comunità del Domani) una utopica città corporativa, Walt sognava una comunità modello che sarebbe stata la casa per circa ventimila residenti e un banco di prova per l’urbanistica. L’idea base di EPCOT era di totale nazionalizzazione di terreni, risorse e lavoro a beneficio di uno stato nazionale. Dopo l’incontro Leni Riefenstahl, dichiarò: “È stato gratificante imparare come gli americani si distanzino dalle campagne diffamatorie degli ebrei” alimentando la leggenda che vuole il padre di Topolino filotedesco, nonostante l’oscar vinto nel (1943) con “Der Fuehrer’s Face” (1943), corto di animazione commissionato dal governo americano proprio in chiave antitedesca.
Dopo la morte di Disney, avvenuta nel 1966 la nuova dirigenza della “The Walt Disney Company” decise di non voler entrare nel business della gestione di una città, preferendo costruire un parco a tema con lo stesso nome. Il parco fu inaugurato il 1º ottobre 1982. L’idea di EPCOT è stata determinante nello spingere lo stato della Florida a creare il Reedy Creek Improvement District (RCID) e le città di Bay Lake e Lake Buena Vista, dove un meccanismo legislativo consente alla Walt Disney Company di esercitare pieni poteri legislativi, e di fatto un’extraterritorialità rispetto allo stato della Florida. Il sogno di Walt di un corporativismo di stato, si è trasformato nel trionfo di una azienda sullo stato. Nelle due cittadine la cui municipalità è controllata e gestita direttamente dalla Disney, i cittadini che vi abitano (tutti tassativamente dipendenti dei parchi tematici) non sono sindacalizzabili, ricevono bassi salari, e devono affrontare lo sfratto nel caso lasciassero il lavoro, viene imposto anche il cosiddetto “Disney Look”, è l’azienda che decide quali tipi di pettinatura sono concessi alle donne, quali tagli di barba agli uomini, che tipo di orecchini possono essere indossati, e viene anche indicata l’emozione che deve essere “indossata” sul volto in ogni momento. Il colosso internazionale che mantiene ancora il nome del suo fondatore, ormai pare posizionato su dinamiche antitetiche, abbiamo già accennato in precedenti articoli delle “purghe” fatte al proprio catalogo in nome di politiche mondialiste e “Politically Correct. La piattaforma streaming Disney+ che fa capo alla The Walt Disney Company ha censurato alcune sue “pietre miliari” con cui sono cresciute generazioni di ragazzini perché veicolerebbero messaggi e stereotipi razzisti, per ora sono finiti nelle maglie della censura Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti. Secondo la multinazionale, denigrerebbero popolazioni e culture, veicolerebbero stereotipi sbagliati e conterrebbero messaggi dannosi. Stranamente la scure censoria non si è abbattuta anche sul lungometraggio del 1999 “Le Avventure di Bianca e Bernie”, in cui dopo circa 38 minuti dall’inizio appaiono alcuni fotogrammi che contengono immagini subliminali di una messa nera con una ragazza in topless. Ma il satanismo è considerato accettabile. il “razzismo” no, come ci insegna la recente vicenda dell’artista e cantante Marilyn Manson, succeduto ad Anton Stanton LaVey come sommo sacerdote della chiesa di Satana, e per questo ben accetto in ambienti altolocati del partito democratico, salvo venir scaricato recentemente, non per le accuse rivoltegli da parte dell’ex componente del suo gruppo Stephen Bier, di aver acquistato lo scheletro di un bambino, o collezionare maschere fatte con pelle umana, comportamenti tutto sommato accettabili, ma di essere razzista ed addirittura antisemita, accusa rivoltagli dall’ex compagna Evan Rachel Wood, che ci narra della sua abitudine di disegnare con il dito svastiche nella polvere, comportamento “aberrante” che gli è costato l’abbandono della propria casa discografica e del proprio agente.
Simile sorte è toccata a Gina Joy Carano, attrice e lottatrice di arti marziali di origine pugliese, classificata tra le prime dieci lottatrici del mondo nella classifica pound for pound, ed interprete di film come Blood and Bone, Fast & Furious 6, Deadpool. Dal 2019 ricopriva il ruolo di Carasynthia “Cara” Dune, una mercenaria originaria di Alderaan, nella serie televisiva The Mandalorian, prodotta da Lucasfilm e distribuita da Disney+. Sul proprio profilo Twitter l’attrice si è permessa di prendere posizione riguardo alle elezioni presidenziali statunitensi, di fatto schierandosi dalla parte di Donald Trump, su un Twit arriva a paragonare la repressione verso gli attivisti pro Trump, con la persecuzione subita ebrei durante l’olocausto. “Gli ebrei sono stati picchiati per le strade, non dai soldati nazisti ma dai loro vicini.(..) non ci si rende conto che prima di arrivare al punto in cui i soldati nazisti avrebbero potuto facilmente radunare migliaia di ebrei, il governo ha fatto in modo che i propri vicini li odiassero semplicemente per essere ebrei. Dove sarebbe la differenza dall’odiare qualcuno per le sue opinioni politiche?”.
La Disney detentrice dei diritti della Lucasfilm decide di licenziarla in tronco e di escluderla da progetti futuri, tra cui la terza stagione della serie The Mandalorian. Nel 2013 Meryl Streep durante la cena di gala della National Board of Review, in occasione del premio ad Emma Thompson come Migliore Attrice in “Saving Mr Banks”, che racconta come Walt Disney ottenne i diritti di Mary Poppins, disse: “Walt Disney (..) avrà anche fatto sognare miliardi di persone, ma resta un sessista membro di una lobby antisemita”. In una famosa scena de “I Tre Porcellini” (1933), il Lupo Ezechiele si traveste da venditore ambulante ebreo, conciato con tutti gli stereotipi razzisti del caso. Per coerenza la multinazionale dovrebbe abbandonare il nome del suo creatore, ma “business is business”, a Gina Carrano non si può perdonare un Twit, pro Trump, al sessista e antisemita Walt Disney, si può perdonare tutto, purche l’utilizzo del suon nome continui a portare soldi nella cassa. Chissà cosa direbbe oggi Leni Riefenstahl.