Accesso alle cure: diritto o privilegio?

 

Accesso alle cure: diritto o privilegio?

Carenza di medici e di strutture ambulatoriali specializzate, ticket e farmaci troppo costosi, liste d’attesa eccessivamente lunghe: sarebbero questi i motivi che stanno spingendo sempre più italiani, in particolare gli ultrasessantacinquenni, a rinunciare a cure mediche e visite di controllo; si tratterebbe di ben 3 milioni e 200.000 persone su 4 milioni di malati cronici, come riporta il Rapporto OsservaSalute 2018.

 «Si tratta di un’emergenza – denuncia in una intervista ad Avvenire Roberto Messina, presidente di Senior Italia FederAnziani – causata soprattutto dalle scelte di Stato e Regioni che devono contenere i costi della sanità e quindi limitano i servizi, ma determinata anche da un complesso sistema di accesso alle prestazioni e ai piani terapeutici individuali. Le procedure amministrative previste sono spesso complicate e così, più di un quinto dei malati cronici – prosegue Messina – abbandona la cura senza rendersi conto che gli effetti negativi sulla propria salute, nella maggior parte dei casi, non sono immediati ma possono comparire anche dopo molto tempo».

Che fare, quindi, di fronte a quella che è a tutti gli effetti una vera e propria emergenza?

 «La prima cosa da fare – prosegue il presidente di FederAnziani – è diminuire le liste d’attesa attraverso l’aumento del numero di ore sul territorio degli ambulatori specializzati portandoli al massimale orario di 38 ore settimanali e istituendo nuovi turni per le branche critiche».

Ipotesi, questa, già ventilata dal Sumai (sindacato che rappresenta il 90% dei medici specialisti italiani), il quale, attraverso il segretario generale Antonio Magi, suggerisce anche l’aumento delle borse di studio nelle specializzazioni più carenti come medicina d’urgenza, radiologia, anestesia,

chirurgia, ginecologia, ortopedia: «ormai è improcrastinabile il potenziamento delle strutture territoriali – aggiunge Magi – dopo anni di depauperamento dei servizi, che sta costringendo i cittadini a rinunciare alle cure o a rivolgersi in maniera inappropriata al pronto soccorso».

Per non parlare dei farmaci: non tutti quelli di cui ha bisogno un malato cronico, quindi soprattutto “over 65”, sono mutuabili.

 Malati cronici che a leggere le proiezioni dell’Osservatorio sulla salute aumenteranno fino a diventare più di 25 milioni nel 2028 (più dell’80% dei quali sopra i 65 anni).

La patologia più frequente sarà l’ipertensione, con quasi 12 milioni di persone affette, mentre l’artrosi/artrite interesserà quasi 11 milioni di italiani: per entrambe le patologie si stima già la presenza di oltre 1 milione di malati in più nel 2018 rispetto all’anno precedente. Tra 10 anni gli italiani affetti da osteoporosi, invece, saranno circa 5,3 milioni (+500 mila) e i diabetici saranno oltre 3,6 milioni, i cardiopatici circa 2,7 milioni.

Non si tratta solo di numeri, ma di persone che hanno bisogno di assistenza certa da parte dello Stato.

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