Vediamo di riepilogare quanto è accaduto in questi ultimi mesi: una nuova malattia infettiva si è diffusa apparentemente dalla Cina verso la fine dello scorso anno, identificata come coronavirus a gennaio ed è stata dichiarata come pandemia a marzo. Da quel momento la vita economica e sociale si è fermata in Europa e in altre regioni del mondo, mentre, nei paesi investiti dallo tsunami della pandemia, l’Italia per prima, i governi venivano convinti a dichiarare il blocco totale o quasi, su consiglio dell’OMS.
Le restrizioni sono state estese per tutto marzo e per il mese di Aprile. l’Italia è stata la prima ma hanno seguito gli altri paesi in modo quasi analogo.
Nel mese di maggio alcune nazioni provvedono a ridurre le misure di blocco, altri le estendono per più tempo. Non stiamo qui ad affermare se questo sia stato giusto o esagerato, considerando il carattere contagioso della pandemia e il numero dei contagiati e dei decessi (ammesso che le statistiche ufficiali siano veritiere).
In questa analisi vogliamo solo constatare che lo shock per l’economia produttiva sarà molto forte e in particolare in Italia dove il blocco è stato dichiarato quale primo paese in Europa in modo esteso e che sarà fra gli ultimi a rimuoverlo. Interi settori produttivi sono stati colpiti e portati al collasso e fra questi il turismo, la ristorazione, l’abbigliamento, i centri estetici, le palestre, le imprese del piccolo commercio e tanti altri.
Gli effetti più completi di questo blocco imposto non saranno noti per qualche tempo, ma il risultato è sicuramente quello che l’Europa non è stata all’altezza della crisi e la UE in particolare ha dimostrato di essere soltanto una costruzione burocratica e finanziaria, priva di meccanismi di solidarietà e di vera cooperazione fra i paesi che ne fanno parte ma anzi si distingue per egoismi, competizione delle nazioni più forti a scapito di quelle più deboli.
Tanto meno sono stati all’altezza paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna, che hanno dimostrato enormi carenze, superficialità nell’approssimarsi della crisi e, nel caso degli USA, un sistema sanitario efficiente solo per i ricchi e penalizzante per le masse dei cittadini.
L’Occidente non ci ha fatto una buona figura ma ha dimostrato di non essere un esempio per gli altri paesi, tanto meno per l’Asia dove Cina, Corea del Sud e Giappone hanno dimostrato molta più efficienza nella gestione.
Per la verità non c’era bisogno di constatarlo adesso perché già da prima si era visto che il sistema neoliberista, quello che predomina in Occidente, era già da prima in una crisi sistemica, con l’effetto del coronavirus questo sistema è arrivato al suo collasso.
La reputazione della UE ha toccato il fondo con l’approssimarsi della crisi e l’inadeguatezza dell’Unione ad affrontare l’emergenza si è manifestata sotto gli occhi di tutti, a partire dai cittadini dell’Unione.
Il fulcro del problema si trova nel sistema che ha gestito le società europee ed occidentali fino ad oggi: un sistema neoliberista caratterizzato dal predominio assoluto della finanza al di sopra della politica e della economia produttiva, quella che ha dettato l’agenda ai governi, agli organismi internazionali ed ha convertito le banche alla speculazione finanziaria.
Questo ha determinato un enorme squilibrio, fra produzione reale e finanza speculativa, indebitamento degli Stati, svilimento del lavoro, svalutazione di salari e stipendi, tagli alla spesa pubblica, in particolare a quella sanitaria, ridimensionamento della spesa sociale, privatizzazioni, precarietà diffusa, ecc…
Tale sistema, che era basato sui dogmi del neoliberismo, come il “meno stato e più mercato”, non sta più in piedi anche perché ha prodotto enormi guasti, sfruttamento, diseguaglianze clamorose e l’arricchimento di una ristretta elite.
Con la crisi pandemica del coronavirus ci troviamo oggi in una emergenza sanitaria e allo stesso tempo in una emergenza economica e le certezze ed i dogmi del sistema che ci hanno inculcato per anni vengono meno.
Nel caso della UE, diventa chiaro che, quando uno Stato ha ceduto le sue sovranità, in particolare quella della emissione monetaria e non ha le leve dell’economia, questo non è in grado di fare nulla e tanto meno fronteggiare le emergenze.
Si inizia a comprendere, da un segmento sempre più ampio di persone, che occorre ritornare agli Stati nazionali per difendere gli interessi dei cittadini, quello delle proprie imprese e delle comunità, la globalizzazione e le delocalizzazioni produttive, assieme al combinato della finanza speculativa hanno prodotto un disastro per le persone, per l’economia e per l’ambiente. Alcuni si chiedono se sarà questa l’occasione di una svolta rispetto a prima e se potrà esserci un cambio di paradigma.
A nostro avviso questa svolta si verificherà ma in senso peggiorativo: stiamo avvicinandoci a grandi passi verso un sistema totalitario che prevede un controllo di massa e la pandemia è stato il pretesto per accelerare questo passaggio.
In Italia ed in altri paesi europei, non c’è una classe politica all’altezza della situazione che voglia prendersi cura dell’interesse nazionale in prospettiva mentre i governi sono prostituiti agli interessi del capitale finanziario ed alle oligarchie di Bruxelles, con personaggi politici che, nel migliore dei casi, brillano per incompetenza e opportunismo. Nel peggiore sono venduti ai potentati finanziari che pilotano le decisioni dei governi.
Si avverte la mano di un potere esterno, quello di una elite che guida e suggerisce le decisioni al di sopra dei governi ed opera attraverso le direttive di organismi transnazionali: la OMS, la Commissione Europea, il FMI, la Banca mondiale, la BCE, il WTO, la Goldman Sachs, le grandi entità finanziarie, l’ONU e le sue agenzie per lo sviluppo, ed altri organismi a volte poco noti al grande pubblico.
Esistono entità che stanno spingendo l’acceleratore per cambiare sistematicamente i paradigmi della società italiana e di altri paesi europei con l’imporre direttive che consistono nel limitare le libertà fondamentali e instaurare un controllo di massa in forma surrettizia. Il pretesto è difendere la salute delle persone dalle pandemie ma la finalità è spersonalizzare e controllare i movimenti e la mente delle persone.
I mezzi ormai in parte li conosciamo: tracciamento degli spostamenti, schedatura di massa, certificato sanitario obbligatorio, braccialetto elettronico, divieto del contante, vaccinazione obbligatoria e in futuro, microchip sottocutaneo. Il tutto con un sistema di controllo integrato dai mezzi elettronici, informatici, social media controllati, telecamere e una estesa rete di sistemi di ascolto delle comunicazioni.
Il prossimo futuro in Italia vedrà il collasso dell’economia delle piccole imprese, la crescita abnorme della disoccupazione e il malcontento sociale, mentre arriveranno i possessori di grandi capitali, spersonalizzati in fondi di investimento e multinazionali, pronti ad acquisire il patrimonio immobiliare e statale a prezzi di saldo generati dalla crisi.
Il debito statale che arriverà alle stelle, incrementato dai prestiti condizionati elargiti dalla UE, è destinato a produrre a medio termine il default dello Stato e la conseguente svendita dei patrimoni pubblici. Esattamente quelli che fanno gola ai potentati finanziari transnazionali. L’imposizione di tasse patrimoniali diventa molto probabile ed è stata già ventilata da vari esponenti politici al servizio delle oligarchie finanziarie.
Tutto questo potrebbe produrre malcontento e potenziali rivolte sociali. Da qui la necessità di predisporre un controllo di massa delle persone che permetta di individuare per tempo coloro che diffondono un pensiero non conforme e che possano alimentare un sentimento di ribellione fra le masse sfruttate e soggiogate al nuovo regime tecno sanitario.
Dobbiamo essere consapevoli: siamo tutti sotto attacco e tenuti in stretta osservazione.